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Gli urati amorfi sono dunque dei cristalli di acido urico, che è a sua volta il prodotto risultante dalla scissione degli acidi nucleici che sono presenti nelle cellule dell’organismo.
Per cercare di arrivare al punto di nostro interesse giova ricordare come l’esame degli urati amorfi sia un esame interno all’ordinario esame delle urine, che è a sua volta un’analisi medica piuttosto routinaria, che comprende il rilevamento dei principali termini di riferimento fisici e sostanziali dell’urina, oltre a una serie di ricerche più specifiche che possono individuare la presenza e la quantità delle sostanze che ne fanno parte, incrociando i dati con dei valori di riferimento che possono delineare l’ordinarietà e l’anomali eventuale degli elementi in esso riscontrati.
Effettuare l’analisi delle urine è molto semplice. Tuttavia, per poter migliorare l’efficacia di tali analisi è suggeribile compiere qualche piccola precauzione come, naturalmente, effettuare un accurato lavaggio della zona genitale esterna, senza dimenticare di sciacquare in maniera altrettanto accurata le parti intime, per poter eliminare qualsiasi traccia di sapone.
L’urina deve essere raccolta in un contenitore sterile, seguendo le indicazioni dell’ufficio di analisi, che in linea di massima preferirà la raccolta delle urine durante la mattina, quando il loro grado di concentrazione è maggiore. Considerato dunque che la consegna delle urine deve essere effettuata la mattina, è preferibile effettuare la raccolta appena svegli, a digiuno.
Numerosi sono gli aspetti di interesse e di osservazione nell’analisi delle urine. Ad esempio, viene ponderato l’aspetto, assumendo in considerazione sia il colore che la limpidezza / torbidità dell’urina, e tenendo in considerazione che in condizioni normali l’urina è limpida e di colore giallo paglierino. In merito, ricordiamo che la colorazione dell’urina è determinata dalla presenza dell’urocromo, dell’uroeritrina, della coproporfina e dell’urobilinogeno, che sono sostanze colorate prodotte dall’organismo, e sufficientemente eliminati dai reni.
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In aggiunta a quanto precede, nelle urine vengono controllate anche i termini di densità e il pH urinario. Per quanto attiene il primo elemento, si valuta se e in che misura i reni sono in grado di eliminare le sostanze di scarto dell’organismo (con valori normali di densità di 1007-1030), mentre nel secondo caso si punta a confrontare il grado di acidità delle urine, su valori normali di 4,5 – 8.
Nell’analisi delle urine vengono spesso analizzate anche le proteine (specialmente l’albumina e le globuline, che in condizioni normali sono comunque presenti in misura estremamente ridotta, e dunque non rivelabili) e il glucosio (cioè lo zucchero) che non viene generalmente riscontrato nelle urine poiché i reni provvedono al riassorbimento (pertanto la presenza di glucosio nei reni non è indice di condizione ordinaria, e occorrerà comprendere per quale motivo lo zucchero non è processato correttamente nel nostro organismo).
Tra gli altri elementi di analisi spiccano l’emoglobina, gli enzimi, i corpi chetonici, i nitriti, l’urobilinogeno, la bilirubina, e i sedimenti.
In tale ultimo riferimento, ricordiamo come il sedimento è l’insieme dei corpuscoli che sono contenuti nelle urine, ed è ottenuto attraverso un’attività di “centrifugazione” delle stesse urine.
All’interno del sedimento saranno contenute, in quantità minime, eritrociti, leucociti, cellule epiteali, cilindri, cristalli, batteri.
Ai fini del nostro odierno approfondimento, rappresentano oggetto di interesse i cristalli, presenti normalmente nelle urine anche in assenza di specifici problemi, come gli urati amorfi.
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La presenza di urati amorfi, così come i fosfati amorfi, i fosfati tripli, l’ossalato di calcio, il carbonato di calcio e gli altri cristalli ordinariamente presenti all’interno delle urine, non è dunque di per sé un elemento da attenzionare.
Naturalmente, esistono anche dei cristalli che, se presenti, possono denotare una condizione di natura patologica.
In questo secondo caso, tra i principali possiamo ricordare la leucina e la tirosina, che se presenti possono indicare la presenza di un’insufficienza epatica, o ancora la cistina, che può condizionare alcune malattie dei reni.
I cristalli di sulfadiazina, se presenti, indicano invece l’assunzione di sulfamidici da parte del soggetto interessato.
Dunque, quando procedete all’analisi delle urine con conseguente ispezione degli stessi referti, confrontatevi con il medico e ottenete le dovute rassicurazioni o, se il caso, la necessità di procedere con ulteriori esami per poter diagnosticare correttamente quanto necessario.
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