Tale patologia era conosciuta sin dai tempi antichi, ma negli ultimi trenta anni le cause che danno origine a questo disturbo sono radicalmente cambiate, e la malattia può essere curata e guarita nell’arco di poche settimane dalla diagnosi, purché questa sia corretta e tempestiva.
Ulcera esofagea
L’esofago è un organo che fa parte del sistema digestivo e collega la bocca con lo stomaco. Quando ingeriamo il cibo, questo arriva allo stomaco passando attraverso di esso e gran parte delle persone che soffrono di problemi legati al tratto digestivo come il reflusso esofageo, tendono ad essere inclini a manifestare l’ulcera esofagea. A causa di un problema da parte dello sfintere esofageo, il contenuto nello stomaco risale, e l’acido digestivo presente in esso corrode la mucosa, provocando piaghe. Tali piaghe sono le ulcere che molto spesso vengono determinate dalla presenza di Helicobacer Pylori, ovvero un batterio presente nel tratto digerente.
Questo batterio può anche essere ingerito mediante il consumo di acqua contaminata o cibo. Un’altra causa dell’ulcera esofagea potrebbe essere la somministrazione di farmaci antinfiammatori, specialmente se la terapia viene eseguita per un lungo periodo di tempo, perché potrebbe irritare la mucosa e provocare le ulcere. Anche il tabagismo, ed il consumo eccessivo di bevande alcoliche, possono causare le ulcere all’esofago, provocando forte dolore nella parte bassa dello sterno, bruciore allo stomaco, nausea e vomito ricorrente, mancanza di appetito, perdita di peso e senso di pienezza nello stomaco.
Cosa mangiare e dieta
Coloro che sono affetti da ulcera gastroduodenale, devono prestare particolare attenzione all’alimentazione, per evitare la sintomatologia di tale disturbo. L’alimentazione adeguata è quella che si basa su piatti leggeri e poco calorici. È consentito il consumo di cereali, verdure come zucchine, carote, piselli, fagiolini ed insalata verde. Tra i latticini, quello più benefico è lo yogurt, mentre i dolci vanno eliminati o ridotti, comunque sia preferendo quelli da forno realizzati con pasta frolla e privi di panna montata. Anche il metodo di cottura è molto importante, per evitare di irritare lo stomaco. Infatti, per tale patologia, gli alimenti andrebbero stufati, oppure cotti al vapore, o bolliti. È concesso bere tè, tisane, caffè d’orzo e centrifugati di verdura fresca di stagione. La dieta da eseguire in presenza di ulcera, deve consentire il passaggio degli alimenti senza provocare fastidio e dolore, ed inoltre non deve stimolare la iperproduzione dei succhi gastrici.
Per quanto riguarda il consumo dei carboidrati, è consentito il pane senza la mollica, i grissini, le fette biscottate ed i biscotti secchi. Le minestre di verdure, la pasta al pomodoro con poca salsa, oppure la pasta in bianco con olio, burro ed il purè di patate, si possono consumare in maniera moderata, anche se non partecipano all’aumento della secrezione dei succhi gastrici. I latticini vanno bene se assunti con moderazione, ed anche le uova ma non fritte. La carne si può mangiare, sia rossa che bianca, ma non deve essere fritta. Gli insaccati vanno eliminati, mentre è possibile consumare prosciutto crudo dolce e prosciutto cotto.
Cosa fare in caso di ulcera sanguinante
Quando ci troviamo di fronte ad ulcera sanguinante, è molto probabile che tale manifestazione dipenda più dal tratto gastrico piuttosto che dal duodeno. Per placare le emorragie dell’ulcera gastrica, bisogna intervenire mediante gastroresezione con o senza vagotomia, mentre quando a sanguinare è l’ulcera duodenale, l’intervento di routine è la legatura del vaso sanguinante.
Tali manifestazioni si manifestano con molta frequenza in pazienti che hanno subito un intervento per l’ulcera peptica, e, mediante trattamento farmacologico, si riesce in questo caso a placare le emorragie. Generalmente sono indicati come misure chirurgiche la resezione gastrica, oppure la vagotomia.
Ulcera gastroduodenale perforante
Una ulcera gastroduodenale perforante è una condizione patologica che colpisce sia la mucosa gastrica, che quella intestinale. Nello specifico tale manifestazione consiste nella rottura, o perforamento, della parete del viscere, ovvero stomaco o intestino in base al caso clinico. È evidente che questa patologia è molto pericolosa, e di conseguenza necessita di un trattamento tempestivo, prima che degeneri e che provochi ulteriori complicazioni. Se non viene trattata nell’immediato, l’ulcera perforante potrebbe causare la morte del paziente. Tra i fattori scatenanti comuni ricordiamo:
1. Ipersecrezione acida da parte delle cellule acido-secernenti della mucosa che riveste la parete dello stomaco
2. Somministrazione prolungata di alcunifarmaci gastrolesivi come ad esempio i FANS
3. Infezioni provocate a causa dell’Helicobacter Pylori
L’ulcera perforata è una complicazione grave dell’ulcera gastroduodenale
L’ulcera gastroduodenale perforata è una grave complicazione dell’ulcera gastrica e dell’ulcera duodenale, che se non trattata tempestivamente potrebbe degenerare in peritonite. Tale condizione si verifica molto spesso in pazienti durante la fase di riacutizzazione di ulcera peptica. Nel periodo della guerra, l’incidenza di tale manifestazione si era raddoppiata e la causa scatenante fu il deterioramento del cibo che veniva ingerito, oltre all’aumento dello stress psicologico. L’ulcera perforante si può manifestare in qualsiasi età, ma è molto frequente nelle persone anziane. Quando si manifesta in età più giovane,molto spesso la patologia è localizzata nel duodeno. La persona affetta da ulcera perforante lamenta forte dolore, vomito e nausea, pallore in viso e sudorazione eccessiva fredda con debolezza e vertigini.
Ulcera gastrica maligna
Un carcinoma dell’apparato digerente. L’ulcera gastrica maligna, ovvero il carcinoma, è una delle forme tumorali più frequenti, anche se attualmente la sua incidenza è in forte diminuzione nei paesi industrializzati. Nonostante questa diminuzione, rappresenta ancora la seconda causa più comune di morte con circa il 30% delle morti oncologiche. Tale patologia colpisce generalmente gli adulti al di sopra dei 50 anni, e l’incidenza tende ad aumentare nelle età successive, raggiungendo il picco interno ai 70 anni di età.
Ad essere colpiti da da ulcera gastrica maligna sono tendenzialmente più uomini che donne. La maggior parte dei tumori gastrici si origina nella parte finale dello stomaco, ovvero il piloro, anche se negli ultimi anni sono moltissimi i casi di tumore allo stomaco che ha interessato la parte alta, ovvero il cardias. Il Portogallo è il primo paese europeo con maggiore incidenza, mentre l’Italia occupa la sedicesima posizione. Nel nostro paese la Toscana e l’Emilia Romagna sono le regioni più colpite.
Che cosa è l’Helicobacter pylori
Come noto, recentemente è stato dimostrato che una buona parte dei casi di ulcera gastroduodenale sarebbero favoriti da una infezione della mucosa gastroduodenale determinata da un batterio, l’Helicobacter pylori, che giocherebbe il ruolo principale nella produzione della lesione ulcerosa rispetto ai fattori ambientali. Ma di cosa si tratta?
L’Helicobacter Pylori è un batterio che trova il proprio ambiente ideale di sopravvivenza e di riproduzione proprio all’interno dello stomaco umano. Si tratta – purtroppo – di un batterio molto comune: pare infatti che sia presente in una persona su tre a livello mondiale, anche se non sono ancora noti con esattezza i meccanismi di contagio.
Ad ogni modo, di questo terzo della popolazione interessata dall’helicobacter, solamente due persone su 10 incontrano le complicazioni tipiche dell’infezione, rappresentate principalmente dalla gastrite e dall’ulcera peptica, e ancora meno – per fortuna – vanno incontro al rischio di sviluppare ulcere gastroduodenali, protagoniste del nostro odierno approfondimento, e tumore allo stomaco.
In ogni caso, la motivazione è semplice da ricondursi: i disturbi sofferti sono determinati dal fatto che il batterio è in grado di nuocere e di danneggiare il rivestimento di muco che protegge lo stomaco, consentendo così ai potenti acidi gastrici di arrivare alla delicata parete sottostante.
Cause e trasmissione dell’Helicobacter pylori
Non vi sono ancora certezze su come venga trasmessa l’infezione, anche se si suppone che possa essere diffusa mediante l’assunzione di alimenti o di acqua contaminati. È inoltre possibile che l’infezione possa essere conseguite mediante assunzione alimenti lavati o cotti male, o bevendo acqua proveniente da fonti non pulite.
Per quanto attiene i principali fattori di rischio, si tenga conto che l’infezione è particolarmente diffusa nei Paesi in via di sviluppo, e che la massima prevalenza si riscontra in soggetti anziani, in determinate popolazioni (africani, americani, ispanici) e in gruppi con condizioni socioeconomiche disagiate.
Altri fattori di rischio accertati sono rappresentati dall’assenza di forniture affidabili di acqua pulita e dalla convivenza con portatori dell’infezione.
Sintomi dell’Helicobacter pylori
Come abbiamo già rammentato, le infezioni da Helicobacter Pylori sono molto frequenti, anche se la maggioranza dei soggetti non si accorge di ciò poiché i sintomi sono silenti, o la condizione è del tutto asintomatica.
Quando invece l’infezione è sintomatica, si contraddistingue generalmente per sintomi quali bruciore addominale che peggiora a stomaco vuoto, dolore addominale, nausea, vomito, perdita di appetito, eruttazione frequente, gonfiore, perdita di peso non volontaria, diarrea, fame al mattino, alitosi.
Nei casi più gravi l’Helicobacter Pylori può causare ulcere peptiche (ulcere gastriche o duodenali a seconda della localizzazione).
Diagnosi dell’Helicobacter pylori
Effettuare una diagnosi dell’Helicobacter Pylori non è difficile, e ogni medico – a seconda delle condizioni del paziente – sceglierà di utilizzare diversi esami. I più ricorrenti sono la gastroscopia, che viene effettuata mediante l’introduzione di un sottile tubicino flessibile dalla bocca munito di telecamera, mediante il quale il medico potrà valutare visivamente la salute della mucosa dello stomaco, prelevando eventualmente anche un piccolo campione del rivestimento interno per poterlo esaminare in laboratorio.
Se si vuole evitare la più invasiva gastroscopia, potrebbe essere utile procedere a uno specifico test da fare su un campione di sangue, che può rivelare la presenza di anticorpi contro l’Helicobacter Pylori: si tratta comunque di un esame poco usato, poiché non consente di distinguere tra infezione in corso ed infezione passata.
Più fruito e poco invasivo è il Breath test, o esame del respiro, mediante il quale viene semplicemente richiesto al paziente di bere una soluzione preparata a questo scopo e, dopo un po’ di tempo, sottoporsi all’analisi del respiro alla ricerca di eventuali trasformazioni provocate dal batterio. Una buona alternativa è costituita dalla ricerca dell’antigene del batterio nelle feci: al paziente sarà intuibilmente richiesto di consegnare al laboratorio analisi un campione delle proprie feci sul quale verrà condotto il test specifico.
Terapia per l’Helicobacter Pylori
La principale terapia d’elezione per l’Helicobacter Pylori prevede l’utilizzo di specifici antibiotici associati a farmaci inibitori della pompa gastrica. Considerato che è piuttosto elevato il rischio di resistenza batterica, viene in genera prescritta un’associazione di due o più antibiotici per un trattamento che, a seconda dei casi, può andare dai 7 ai 14 giorni a seconda dell’approccio scelto.
Oltre a ciò, è fondamentale importanza seguire scrupolosamente la prescrizione, nei modi e nei tempi, per la buona riuscita della cura. Nell’ipotesi in cui la terapia non dia i risultati sperati, si suole ripetere lo stesso approccio terapeutico una seconda volta. Nel caso in cui anche nella seconda volta non si ottengano risultati, si procederà con una biopsia gastrica, con cui isolare il batterio e poter formulare un antibiogramma che guidi il medico nella scelta del protocollo più adatto al singolo caso.
Ad ogni modo, proprio per evitare di andare incontro al rischio di inefficacia della terapia (che è relativo a quasi un caso su quattro) sta crescendo il ricorso a protocolli che prevedono una quadruplice terapia, che prevede l’associazione di inibitori di pompa (protettore dello stomaco), bismuto, tetraciclina e levofloxina (3 antibiotici per aggirare il rischio di resistenza batterica).
Nell’attesa, un modo per poter alleviare i sintomi e, soprattutto, quelli relativi al dolore addominale, è relativo alla necessità di seguire una dieta regolare, programmando i pasti in maniera tale che lo stomaco non rimanga vuoto troppo a lungo, distribuendo così cinque o sei pasti più piccoli ogni giorno.
Da evitare l’assunzione di aspirina, ibuprofene o altri farmaci antinfiammatori, perché in grado di irritare lo stomaco.