Non si parla molto di questo problema e anzi, chi ne soffre lo vive con molto imbarazzo e si chiude in se stesso, rischiando così di non riuscire a superare il problema perché non si rivolge agli specialisti.
Chi soffre di tricotillomania esegue il gesto di strappare peli e capelli in modo automatico. Lo fa istintivamente quando la tensione aumenta. C’è chi fuma una sigaretta per smorzarla e chi invece, lo fa in questo modo. La tricotillomania però rientra tra i disturbi del controllo.
La parola stessa chiarisce, scomponendola e rintracciando le sue radici nel greco, la natura del problema.
Trich vuol dire capelli. Tillo strappare. Mania significa impulso. E’ considerata anche un disturbo ossessivo compulsivo perché è un movimento ripetitivo, compulsivo. Spesso lo strappo di peli e capelli è sottoposto a una specie di rituale. Cioè viene ripetuto in alcuni momenti della giornata, in luoghi specifici.
Il tricotillomane non resiste al desiderio di strapparsi i capelli, mentre lo fa prova sollievo e subito dopo senso di colpa per non essere riuscito a controllarsi.
Domande frequenti
Vengono strappati solo i capelli? No. Alcune persone si “accaniscono” ad esempio sulle ciglia, le sopracciglia, i peli delle braccia e in alcuni (anche se rari) casi su quelli pubici. Alcune volte anche più di una di queste parti oppure focalizzarsi ora sui capelli, ora sulle sopracciglia.
C’è un’età durante la quale si manifesta? No, però secondo le statistiche chi soffre di tricotillomania inizia a strapparsi peli e capelli giù durante l’infanzia (tra i 2 e i 6 anni di età) o l’adolescenza. Ciò non significa che non possa presentarsi anche dopo.
Maggior incidenza per uomini o donne? Sembra che siano le donne a soffrirne di più, questo perché sono più sensibili alle situazioni stressanti.
E’ transitorio? Spesso si. Altre volte può essere a carattere episodico oppure continuo. Varia molto anche la sua intensità.
La persona si focalizza solo su se stessa? Generalmente si ma, soprattutto i bambini, spesso strappano peli o capelli di terze persone o di animali.
Ci sono ripercussioni?
La prima cosa che ne deriva è un’alopecia più o meno avanzata. Strappandosi peli o capelli in un determinato punto del corpo, ne causa appunto la caduta. Alcune volte la perdita di capelli può essere impercettibile o solo leggermente visibile, altre volte può portare alla calvizia totale.
Se alla base ci sono problemi di ansia, nervosismo o il piacere nell’atto stesso, andando avanti l’individuo inizia ad avere ripercussioni ben peggiori sul piano psichico perché, l’aspetto estetico provoca nella maggior parte dei casi imbarazzo e vergogna, cosa che non porta a interrompere l’ossessione ma piuttosto a chiudere i rapporti sociali, isolandosi. Se già era presente uno stato di depressione, questo può peggiorare.
Tutto questo può sfociare in disturbi psicologici di vario genere o autolesioni. Spesso vi è una vera e propria negazione del problema.
Il tricotillomane si accanisce in particolar modo sulle aree fronto-parietali. Visto però che tende a negare il problema, e in fin dei conti lo fa anche chi non ne soffre, riconoscere il soggetto affetto da questa malattia che mente davanti all’evidenza e quello che invece è sincero, non è facile.
Le chiazze possono infatti dipendere da altre forme di alopecia ed è necessario tenerne in considerazione. Altre possibili cause possono essere l’alopecia areata, il Lupus, la follicolite e la tigna.
Ciò che scatena l’atto in sé
Il tirarsi o strapparsi i capelli avviene sia durante i momenti di stress che di rilassamento. Alcune volte il problema viene scatenato da situazioni particolari come ad esempio parlare al telefono, leggere o guardare la televisione. Per alcune persone avviene in automatico, per altre invece spontaneamente. Dopo aver strappato il pelo o capello di solito lo esaminano e, in alcune situazioni, lo mangiano.
La persona può arrivare a ripetere il gesto per tre ore ogni giorno.
All’origine della tricotillomania possono esserci traumi infantili, eventi stressanti o squilibri neurochimici (come degli sbalzi della seratonina, in questo caso servono i farmaci). Chi ha subito traumi in passato, come ad esempio violenze sessuali, può soffrire di questo o altri disturbi.
Riconoscere la causa è fondamentale. All’inizio può trattarsi di un problema di lieve entità, sporadico. Ma può trasformarsi in abitudine.
Si può risolvere il problema?
Si, ma solo con l’aiuto di dottori esperti. Sembra che la psicoterapia cognitivo-comportamentale può essere di grande aiuto, in alcuni casi è necessario associarvi una terapia farmacologica. Ovviamente chi ne soffre deve sfoderare anche tutta la propria forza di volontà.
Al momento la terapia cognitiva-comportamentale ha riscosso molto successo, perché il paziente impara a prendere consapevolezza delle proprie azioni. Impara a comportarsi in modo diverso quando sente di doversi strappare i capelli. Sostituisce quindi questa abitudine con un’altra.
Molti provano anche la terapia di gruppo la quale aiuta ad entrare in contatto con altre persone che hanno lo stesso problema. Ciò aiuta a sentirsi meno soli.
C’è poi la terapia farmacologica che serve a riequilibrare i valori neurochimici della persona. La prima scelta resta comunque la terapia psicologica.
Strapparsi e tirarsi i capelli porta alla lunga i bulbi piliferi a diventare atrofici. Se invece sono ancora prolifici, i capelli possono ricrescere. Ci sono alcuni rimedi specifici che possono stimolare la ricrescita.
Però è importante aver risolto prima il problema, altrimenti risulta perfettamente inutile farli ricrescere se poi si continuano a strappare. Se invece la guarigione arriva molti anni dopo, quando i capelli sono stati a lungo maltrattati, l’unico modo è quello di procedere con l’infoltimento per autotrapianto.
Bibliografia
- ITCC. Istituto di Terapia Cognitivo Comportamentale.