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I sintomi che possono ingenerare sospetti nei confronti di una intolleranza ad un alimento, sono generalmente a carico dell’apparato digerente: dolori addominali, gonfiore, senso di pesantezza e stanchezza, diarrea, vomito e a volte anche sangue nelle feci. Tutti questi sintomi non sono riferibili solo ad un’ intolleranza alimentare, motivo per il quale chi li avverte dovrebbe sempre consultare un medico.
Una diagnosi efficace parte da una buona anamnesi del paziente e della famiglia, e dall’analisi dei sintomi e di come e quando si manifestano. Anche una visita medica completa deve essere condotta scrupolosamente. Solo dopo sarà consigliabile eseguire i test a disposizione, anche se non tutti vengono accettati di buon grado dai medici.
La sintomatologia si manifesta dopo aver ingerito alimenti davvero molto frequenti sulle nostre tavole. Ecco un breve elenco:
Innanzitutto occorre far seguire al paziente una dieta a esclusione che consiste in uno speciale regime alimentare che si basa sull’ esclusione, per 2 settimane circa, di un cibo o di un gruppo di cibi sospetti. L’ assenza, o la sensibile diminuzione dell’intensità dei sintomi, sarà utile per effettuare la diagnosi. All’ esclusione deve seguire la graduale reintroduzione degli alimenti esclusi. Nel giro, quindi, di 4 settimane dovrebbe essere possibile riconoscere con una buona approssimazione gli alimenti che inducono il disturbo e che vanno eliminati definitivamente.
Per quanto concerne invece i veri e propri test per le intolleranze alimentari, è bene fare innanzitutto una distinzione tra i test per le intolleranze alimentari convenzionali e gli altri. Tra i primi annoveriamo i soliti test per le intolleranze alimentari allergologici, e cioè il Prick Test, il Prick by Prick, il RAST, il Prist, il Patch test, il test di Scatenamento: si eseguono in linea di massima per escludere una allergia, che a differenza dell’intolleranza induce una risposta immunitaria ad un alimento. Tutti questi test vengono di solito effettuati in un ambulatorio medico perché si eseguono contemporaneamente a prove come spirometria, visita medica e altri esami clinici.
I test non convenzionali sono quelli non annoverati nel piano di diagnosi offerto dal Servizio Sanitario Nazionale:
Ai test elettro-diagnostici appartiene anche il Creavutest, piuttosto comune in Italia. Durante l’esame l’operatore appoggia un puntale elettromagnetico sull’indice della mano destra del paziente: punto in cui, secondo i principi dell’agopuntura, passa il meridiano intestinale. Nella mano sinistra il paziente tiene un magnete. Un computer invia al puntale sul dito dei segnali elettromagnetici, gli stessi che gli alimenti testati provocherebbero all’interno dell’intestino.
Tutti questi test sono stati ideati per scovare eventuali intolleranze a cibi o gruppi alimentari: durante il processo si esaminano le risposte a più di 100 alimenti, addirittura 196 con il Creavutest. Più specifici possono essere alcuni esami che il medico proporrà dopo una accurata anamnesi e dopo la prescrizione di una dieta ad esclusione. Tra questi, ad esempio, il Breath-test per individuare un’ eventuale intolleranza al lattosio.
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