Farmaci

Tachifene, un antidolorifico generico che usa il paracetamolo

Tachifene è un farmaco a base di paracetamolo, che viene utilizzato come antidolorifico generico. Si può prendere infatti per molte tipologie di dolori. Dal mal di testa al mal di denti. Dal mal di gola al dolore dei muscoli, fino ai dolori mestruali, si utilizza anche nei casi di influenza.

Le caratteristiche chimiche e il dosaggio

Il Tachifene contiene paracetamolo, un principio attivo comunemente usato contro il dolore. Viene venduto in compresse da 500 mg di paracetamolo ma contiene anche 150 mg di ibuprofene. Un altro componente è il lattosio monoidrato.

Si raccomanda di non assumere più di 900mg di medicinale durante la giornata. Il farmaco si assume per via orale, assieme ad acqua. Non superate i quattro giorni di terapia, e dopo consultate il medico, se non avete effetti positivi. Prendete il medicinale durante i pasti o subito dopo.

Gli adulti possono prendere 1 o 2 compresse, intervallate da 6 ore, per un massimo di sei compresse al giorno. Per i minori di 18 anni, si riducono le dosi e il farmaco è comunque sconsigliato ai bambini. Gli anziani invece possono utilizzare i dosaggi degli adulti, ma potrebbero ampliare le controindicazioni.

Interazioni con altri medicinali

Il Tachifene, ma in particolare il paracetamolo, presenta interazioni con altri medicinali. Quando preso durante una terapia di anticoagulanti, il dosaggio va ridotto.

Al contrario, per i medicinali nella terapia dello svuotamento gastrico, il suo effetto è depotenziato. Lo stesso risultato si ha con gli antidepressivi e gli analgesici narcotici. Presenta invece tossicità in concomitanza con farmaci contro la tubercolosi, anche a basse dosi.

Anche l’ibuprofene presenta alcune interazioni. Va escluso in presenza di terapie con anticoagulanti, e può provocare sanguinamento nei pazienti con problemi gastrointestinali. Questa probabilità aumenta con l’assunzione di cortisteroidei.

Interazioni ci sono anche con i farmaci per i diabetici, e con i farmaci per pazienti cardiaci. È sconsigliato assumerlo in concomitanza con l’aspirina. L’effetto è quello di depotenziare il farmaco, soprattutto se assunto da pazienti cardiopatici.

Altre interazioni sono con i farmaci nelle terapie dell’epilessia e delle convulsioni. Da evitare con alcuni farmaci per la terapia della gotta, dell’HIV e della tubercolosi. Nei casi in cui si soffrisse di queste patologie, è meglio consultare il proprio medico.

Controindicazioni

Naturalmente il farmaco non deve essere assunto da chi sa di essere allergico ai componenti. Risulta tossico nei pazienti alcolizzati, asmatici o che hanno allergie, anche come l’orticaria.
È controindicato a chi soffre di ulcere e sanguinamento nell’intestino, ha problemi renali e sanguinamenti di altri organi.

Il sovradosaggio può essere pericoloso per il fegato, soprattutto nei pazienti che già soffrono di problemi a questo organo. È infatti tossico se assunto oltre i quantitativi massimi, con possibile insufficienza del fegato e rischio di morte.
Per quel che riguarda le problematiche ai reni, il farmaco è sostanzialmente innocuo, ad eccezione dei pazienti disidratati, dove l’ibuprofene potrebbe compromettere le funzionalità. Basta comunque interrompere l’assunzione per ripristinare la funzionalità.

La presenza dell’ibuprofene potrebbe incidere sulla coagulazione sanguigna, ed aumentare i sanguinamenti. Nell’apparato gastrointestinale potrebbe incidere con ulcere e perforazioni nei sovradosaggi. La diarrea e la nausea potrebbero essere dei sintomi.
Il sovraddosaggio può causare le trombosi, a causa dell’ibuprofene.

Effetti collaterali

Raramente ci sono effetti collaterali sull’emoglobina e sul sistema sanguigno in generale. Più comunemente il farmaco è associato alla ritenzione idrica, mentre problematica al cuore, come aritmia e tachicardia, sono rare. Il farmaco può dar luogo a tinnito, ma raramente alle vertigini. Sono comuni invece i dolori all’addome, ma non la flatulenza e gravi problematiche gastrointestinali.

L’ipersensibilità al farmaco è stata comunque riscontrata in pochissimi casi. Più comuni sono l’alterazione della creatina negli esami diagnostici. Il farmaco, come tutti gli analgesici, nel sovradosaggio potrebbe aumentare il dolore alla testa, il nervosismo o i giramenti. Problemi celebrali più seri sono praticamente vicini allo zero.

Gravidanza e allattamento

L’assunzione in gravidanza è sconsigliata, anche se la proibizione entra a partire dal sesto mese. Le statistiche sono però ancora incomplete per quel che riguarda questa condizione fisiologica. Per quel che riguarda i primi due trimestri, la somministrazione deve essere prescritta solo in caso di estrema necessità.
Anche durante l’allattamento è sconsigliata l’assunzione, anche se i livelli dei due principi attivi che riescono a passare nel latte materno sono molto bassi. Non sono stati riscontrati danni per il bambino in allattamento durante le assunzioni materne.
Sulla fertilità femminile, invece, il farmaco ha mostrato effetti collaterali, ed è quindi sconsigliato alle coppie che cercano di avere una prole.

In questi casi si decide per l’interruzione dell’assunzione.

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