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L’infertilità femminile è una delle problematica che coinvolge la procreazione dei figli per una coppia, insieme a quella maschile. Nel caso di quella femminile, spesso la causa è dovuta ad un’ovulazione assente o troppo modesta da parte dell’apparato genitale, tale da richiedere la necessità della stimolazione ovarica, praticata in modo da avere la maggiore produzione di ovuli, da parte della donna, che saranno poi successivamente inseminati attraverso i classici rapporti sessuali con il partner, seguendo però una programmazione temporale ben precisa, in modo da aumentare le possibilità di fecondazione da parte degli spermatozoi.
Quando è stata individuata nella bassa, o assente produzione degli ovuli, la causa delle difficoltà della coppia nell’avere figli, si attua poi un protocollo ben preciso in modo da attivare la stimolazione ovarica. Certamente il primo passo è quello di una serie di analisi in modo da comprendere quale o quali, delle varie fasi del protocollo, è la più adatta al particolare caso specifico. L’obbiettivo dichiarato è quello di ottenere il maggior numero possibile di ovuli ad ogni singolo ciclo ovulatorio.
Il protocollo di stimolazione ovarica prevede l’impiego di diversi farmaci non utilizzati insieme ma singolarmente, a seconda delle necessità, che possano intervenire là dove il primo medicinale ha fallito. Generalmente il protocollo prevede la seguente sequenza da utilizzare ad esclusione del farmaco precedente quando questo ha fallito:
Ci sono poi altri protocolli che prevedono diversi farmaci, rispetto a questi due, comunque, in tutti i casi, l’obbiettivo non è solo quello di aumentare la produzione di ovuli, ma anche quello di ottenerne di specifici per la fecondazione, in particolare di dimensioni che siano almeno di 16 millimetri di diametro.
Una volta assunti i farmaci scelti, segue poi una fase di monitoraggio, per il controllo dell’effettiva produzione follicolare. Questo monitoraggio avviene durante il secondo o terzo giorno del ciclo ovulatorio, grazie ad una sonda transvaginale collegata ad un ecografo. Questo consente non soltanto di accertare la produzione di ovuli, ma anche il loro diametro.
Come accennato in precedenza, la stimolazione ovarica deve essere associata ad un’adeguata programmazione del rapporto sessuale, in modo da aumentare le possibilità di fecondazione degli ovuli prodotti. Questa programmazione, meglio nota come timing, è essenziale e va sempre associata all’assunzione del farmaco, per non vanificare il suo effetto proprio nel momento di maggiore e migliore ovulazione. Per stabilire quale sia il timing, ovvero il momento migliore per aumentare la possibilità della fecondazione con il rapporto sessuale, si utilizzano varie tecniche, molto classiche, e generalmente adottabili anche in assenza di problematiche legate all’infertilità. Uno dei metodi più utilizzati è quello della misurazione della temperatura basale, sia della vagina che del retto. È un metodo molto apprezzato in quanto consente alla donna di utilizzarlo a casa con un semplice termometro, per iniziare così il rapporto sessuale. È possibile anche acquistare un termometro specifico in farmacia. Un altro metodo riguarda la valutazione del muco cervicale, oppure del dosaggio plasmatico. Generalmente la massima ovulazione si ha a circa 36 ore dalla stimolazione ovarica, e quindi bisogna organizzare anche il proprio tempo libero e quello del partner per riuscire a sfruttare il periodo di ovulazione migliore.
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