Disturbi cardiaci e dei vasi sanguigni

Stenosi carotidea: una patologia a carico del sistema arterioso carotideo

La parola stenosi in questa patologia sta ad indicare  la riduzione del cosiddetto calibro vasale, ovvero la riduzione del flusso del sangue a valle del restringimento del diametro della vena. In conseguenza di questo si determina una sofferenza degli organi alimentati da quel vaso, che ricevono meno ossigeno e nutrienti. Dal momento che la carotide alimenta i distretti cerebrali, gli occhi, la zona del viso, una stenosi carotidea determina direttamente una sofferenza di queste zone del corpo e indirettamente gli arti che sono innervati dalle parti di cervello colpite.

Anatomia

In un corpo umano ci sono due arterie carotidi, una a destra e una a sinistra. Da ognuna di queste carotidi comuni si sviluppano due ramificazioni che prendono il nome di carotide interna e carotide esterna, da cui si estendono poi altri rami collaterali. Questo sistema variamente ramificato è il sistema sanguigno che irrora i distretti cerebrali, le zone della faccia, degli occhi e di conseguenza le parti del corpo innervate dalla parte di cervello interessata.

La stenosi della carotide è sostanzialmente un restringimento di un vaso carotideo. L’occlusione parziale o totale delle carotidi determina un’ischemia a carico dei tessuti che dovrebbero ricevere il sangue da questo sistema. Questo perché si compromette la portata del flusso sanguigno che dovrebbe arrivare dal cuore. Le conseguenze sono drammatiche, perché tessuti non ossigenati vanno incontro a necrosi, cioè alla morte cellulare. A questa possono seguire l’ictus cerebrale e anche la morte dell’individuo con il problema.

Come e dove si manifesta

Secondo alcuni studi effettuati su diversi casi di stenosi carotidea, sembra che le stenosi siano più frequentemente a carico della carotide sinistra, che si sviluppa dall’arco aortico a livello del torace. La ragione di questo risiede nel fatto che l’aterosclerosi colpisce prevalentemente i grossi vasi. La carotide sinistra è direttamente connessa con un vaso maggiore e quindi è maggiormente a rischio, rispetto per esempio alla carotide destra che nasce dall’arteria anonima.

Le conseguenze dell’ischemia sul cervello come gravità sono proporzionate all’entità del restringimento delle carotidi in modo diretto. Quindi un occlusione maggiore determina danni più gravi e quindi sintomi più importanti. Le occlusioni più spesso si manifestano dove ci sono le biforcazioni, dove hanno origine i rami collaterali delle carotidi. La stenosi carotidea colpisce più gli uomini che le donne, perché essi hanno una maggiore percentuale di casi di aterosclerosi.

Cause

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La principale causa del problema della stenosi è l’aterosclerosi, ovvero una particolare forma di arteriosclerosi. Essa colpisce nella maggior parte dei casi i vasi arteriosi di grosso calibro. Questa forma del problema si presenta come una placca rilevata con precisi contorni a livello della tonaca intima e in quelli che sono gli strati più interni della tonaca media.

Questa placca viene chiamata ateroma e si presenta come una massa fibrosa (precisamente fibrolipidica) dovuta ad un eccesso di tessuto connettivo fibroso. La percentuale lipidica di tale massa deriva dal plasma sanguigno e si tratta di cristalli di colesterolo, trigliceridi, acidi grassi. Lo svilupparsi dell’ateroma è dovuto ad ipertensione, obesità, fumo, ipercolesterolemia, vita sedentaria, diabete, invecchiamento. Oltre all’arteriosclerosi, la stenosi carotidea può essere determinata dalle displasie fibromuscolari, dal kinking, il coiling, arteriti.

Come si crea il problema

L’ateroma si crea quindi quando c’è uno squilibrio fra la parete del vaso ed il sangue che ci circola: in sostanza il flusso è talmente alterato che determina una lesione nell’endotelio, cioè nella parete vasale. La lesione crea un’infiammazione che quindi richiama le cellule del plasma, come i globuli rossi e quelli bianchi, che a questo punto generano la placca.

La situazione può inoltre arricchirsi con un trombo, ovvero una massa solida di cellule del sangue. Questo fattore è del tutto naturale, dove d’altronde c’è una lesione, si richiamano le piastrine e inizia un processo di coagulazione. In conseguenza di tutto questo, il lume del vaso arterioso si restringe. Se il trombo si sfalda, c’è il rischio che le piccole particelle libere (gli emboli) raggiungano il cervello determinando ictus ed ischemia.

Sintomatologia: come si riconosce

Quando un soggetto presenta la stenosi carotidea il vaso interessato non dà pulsazioni. Per verificare questo sintomo si esegue la palpazione, anche se in realtà non è una verifica certa perché anche con un restringimento non è detto essa non sia presente. Il principale segno che determina la presenza del problema è l’attacco ischemico transitorio, chiamato comunemente TIA. Di norma esso non dura per più di 24 ore, ma è visibile durante questo tempo a livello cerebrale, oculare, facciale e nelle zone che non sono abbastanza irrorate dal sangue a causa dell’occlusione. I sintomi della TIA sono:

  • perdita di controllo degli arti: emiplegia del lato opposto rispetto alla carotide occlusa, mancata coordinazione e difficoltà di camminare.
  • Difficoltà a parlare
  • Problemi nella vista: sdoppiamento dell’immagine, annebbiamento, cecità. In questo caso l’occhio compromesso è dal lato della carotide occlusa.
  • Paresi al volto

In alcuni casi i sintomi possono protrarsi anche per più giorni (2-3 giorni). In questo caso si parla di RIND, ovvero di deficit neurologici ischemici reversibili. I sintomi sono i medesimi della TIA. Se l’occlusione è grave può insorgere l’ictus ischemico. In tal caso le conseguenze non sono più transitorie, l’individuo perde sensibilità, non ha più facoltà di movimento e in alcuni casi può sopraggiungere la morte.

Diagnosi

Per diagnosticare il problema della stenosi carotidea è possibile basarsi sulla palpazione: se è assente è probabile che ci sia un’occlusione. Se è presente invece non si può ancora escluderne la presenza. Un test importante per verificare la presenza della stenosi è il test del segno della carotide, che può anche indicare quale delle due vie carotidee è occlusa. Il medico comprime alternativamente le due carotidi interrompendo quindi per pochi secondi il flusso di sangue. Se la carotide è sana in 10-30 secondi il paziente presenta malessere, pallore e anche perdita di coscienza. Se invece la carotide è già occlusa, c’è assenza di sintomi.

Esami diagnostici più accurati sono invece:

  • l’ecodoppler,
  • l’angiografia digitale,
  • l’angioscanner,
  • l’angio.

Fonti e bibliografia

  • Cardiologia di Netter. Marshall S. Runge , E. Magnus Ohman; Ed. EMSI Roma; 2009
  • Manuale di Ecografia Vascolare. Antonini Canterin F.; Giannini Danilo.; Colonna Paolo; SIACVI; Ed. Il Pensiero Scientifico; 2018
  • Rugarli. Medicina interna sistematica. Estratto: Malattie del sistema circolatorio. Rugarli Claudio, Crea Filippo; Ed. EDRA ; 2016
medicionline.it

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