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La sepsi, o setticemia, è una sindrome clinica che viene contraddistinta principalmente per un’anomala risposta infiammatoria sistemica che il nostro organismo può mettere in atto in seguito al passaggio nel sangue di microrganismi di natura patogena, provenienti da un focolaio, appunto, sepsigeno. Affinchè si possa parlare di setticemia è tuttavia necessario che vi sia anche la componente flogistica, in mancanza della quale si parla più semplicemente di batteriemia, ovvero della presenza di batteri nel sangue dimostrata da almeno un’emocoltura positiva.
Considerato che si tratta di una condizione potenzialmente molto grave, è bene cercare di riconoscere prontamente quelli che sono i sintomi e i segni della setticemia. In linea generale, la sintomatologia della sepsi è supportata dall’interazione tra batteri, virus e miceti, e la risposta dell’organismo. I sintomi sono aspecifici, e comprendono principalmente la febbre, la tachicardia, le discromie cutanee, un incremento della frequenza respiratoria. Clinicamente, la diagnosi di sepsi dovrà essere supportata da almeno due dei seguenti requisiti:
Se a quanto sopra si aggiunge anche uno dei seguenti segni, si può invece parlare di sepsi severa:
Se a quanto sopra si aggiungono valori di pressione sanguigna molto bassa (ipotensione severa) in grado di mantenersi anche in uno stato volemico adeguato e nonostante il ripristino della volemia con fluidoterapia, si parla invece di shock settico.
Analizzati i sintomi della setticemia, giunge il momento di affrontare quelle che possono essere le cause più frequenti di sepsi, e i fattori correlati di rischio. Ricordiamo, come già accennato, che la sepsi non è scatenata solamente dall’infezione di batteri, funghi e virus, bensì da questo elemento, integrato con l’esagerata risposta infiammatoria sistemica dell’organismo. Per quanto concerne i primi, i microrganismi che determinano l’infezione, i più ricorrenti sono Escherichia coli, Klebsiella spp., Pseudomonas spp., Candida spp., stafilococchi meticillino-resistenti.
Per quanto invece riguarda la seconda componente della sepsi, la risposta del nostro organismo, ricordiamo invece come l’infiammazione sia una delle armi che il nostro corpo utilizza per poter contrastare le infezioni, e che in condizioni normali esiste un equilibrio tra i fattori pro (a favore) e anti (contro) l’infiammazione.
Nella sepsi, invece, la risposta del nostro organismo diviene esagerata e sistemica (cioè, coinvolge l’intero organismo). Ne consegue che all’interno dei vasi sanguigni si formano i trombi, che il cuore si trova costretto a pompare sangue con maggiore forza, che gli altri organi soffrono per un ridotto apporto di ossigeno e di elementi nutrienti.
La sepsi può colpire qualsiasi soggetto, anche se con una percentuale maggiore nella giovanissima età e nella vecchiaia, considerato che proprio queste due fasce anagrafiche possono rappresentare fattori di rischio. Altri fattori che possono predisporre alla sepsi sono l’abuso di alcol e di droghe, la compromissione del sistema immunitario e la debilitazione organica, condizioni mediche particolari (come l’invasione batterica del sangue, gli ascessi dentari, la polmonite, le infezioni alle vie urinarie, l’appendicite perforata, la meningite, il diabete e i traumi severi come ustioni estese o ferite da arma da fuoco). Sono inoltre spesso soggette a sepsi le persone che sono ricoverate in terapia intensiva.
La sepsi è una condizione che deve essere affrontata con specifica attenzione, evitando che la situazione possa complicarsi e che dunque la malattia possa superare i livelli di gravità. Un trattamento precoce e aggressivo può incrementare le possibilità di sopravvivenza, e la tempestività è spesso un fattore decisivo per evitare di andare incontro a conseguenze molto gravi, o fatali.
In tal proposito, possono essere somministrati antibiotici, fluidi e emoderivati, farmaci vasopressori, insulina, sedativi, antidolorifici, modulatori del sistema immunitario. Nei pazienti che sono affetti da sepsi severa può invece rendersi necessaria l’ossigenoterapia, con conseguente intubazione o utilizzo di polmone artificiale, oppure la dialisi, al fine di compensare la ridotta funzionalità renale nella purificazione del sangue. Si ricorda infatti che la sepsi può passare mediante tre diversi stadi di gravità, e più alto è il livello di gravità della malattia e maggiore potrebbe essere la compromissione dell’apporto di sangue agli organi vitali, come il cervello o i reni. Dunque, sono più frequenti, negli stadi più gravi di sepsi, i fenomeni necrotici come la gangrena, soprattutto nelle estremità corporee, e insufficiente di organi.
Giova ad ogni modo sostenere come la maggior parte degli individui che sono soggetti a episodi di sepsi moderata può recuperare dall’evento le proprie complete funzionalità, e che di fatti il tasso di mortalità medio è del 15%, che sale al 30-35% nelle ipotesi di episodi severi, fino a superare, purtroppo, il 50% nelle ipotesi di shock settico. Nel nostro Paese, infine, ricordiamo come la sepsi abbia un’incidenza media di circa 1,5 casi ogni mille abitanti.
Insomma, alla luce di quanto sopra, bisogna pur ammettere che la sepsi è oggi una delle cause di morbilità e di mortalità più comuni nei pazienti anziani, nei pazienti immunocompressi e in quelli che sono colpiti da gravi malattie. Così come tale affermazione è assodata come dato di fatto, è altrettanto vero che oggi giorno è possibile affrontare con particolare efficacia gli episodi di sepsi, a patto che questi vengano tempestivamente diagnosticati, e a patto che si ricorra a una terapia ben mirata e opportuna, che preveda eventualmente anche il ricovero o delle azioni piuttosto aggressive al fine di ripristinare un corretto comportamento del proprio organismo.
Per poterne sapere di più vi consigliamo naturalmente di parlarne con il proprio medico di fiducia, condividendo con lui ogni riflessione sulla possibilità di poter affrontare con la maggiore consapevolezza eventuali complicazioni.
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