occhio azzurro - Foto di Engin Akyurt/pexels.com
Sono tante le persone che soffrono di secchezza oculare e sostengono di avere a che fare spesso anche con irritazioni, fotofobia (ovvero notare un certo fastidio nei confronti della luce), ma anche dolore acuto trafittivo e una sorta di annebbiamento della vista.
Le cause che possono portare a tale situazione possono essere certamente numerose, visto che alcune volte la responsabilità può essere a carico della pellicola lacrimale, oppure per via di blefariti, congiuntiviti e altre patologie di natura infiammatoria che sono evidentemente in corso e hanno colpito l’occhio.
Quindi, quando si parla della sindrome dell’occhio secco, si vuole fare riferimento ad una vera e propria alterazione che è andata a minare il sottile equilibrio che vige tra la secrezione e la distribuzione della pellicola lacrimale. Quindi, nel momento in cui si va a modificare il quantitativo di lacrime oppure la relativa qualità peggiora, l’occhio ha la tendenza a diventare decisamente più secco. Nel caso in cui si abbassi notevolmente il quantitativo (o venga a mancare addirittura del tutto) la pellicola protettiva (denominata film lacrimale), allora la superficie oculare presente all’esterno, detta cornea, non è più lubrificata.
Il disturbo legato all’occhio secco, in realtà, può essere avvertito nel corso dell’intera giornata, ma un numero sempre maggiore di persone lo riscontra durante le ore notturne, o almeno lo avverte in maniera decisamente più acuta. Prima di tutto è bene sottolineare come di tale problema, specialmente notturno, siano più portate a soffrire le persone che hanno un’età compresa tra 40 e 50 anni. Si tratta di un fastidio che può chiaramente insorgere nel corso della notte, ma che non delle conseguenze particolarmente gravi e, al tempo stesso, nemmeno pericolose.
Ad ogni modo, la principale conseguenza può essere quella di arrecare fastidio al riposo e di renderlo più difficile: ecco spiegato il motivo per cui vi è la necessità di curare tale secchezza nel minor tempo possibile per poter riprendere a dormire con estrema tranquillità e serenità. Tale disturbo può diventare maggiormente acuto nel corso delle ultime ore della giornata, ovvero quando si verifica un netto abbassamento della secrezione delle lacrime.
Gli occhi secchi durante la notte possono comportare una sorta di pesantezza alle palpebre, ma sono anche in grado di provocare delle problematiche della vista, come ad esempio la visione offuscata oppure fluttuante. Spesso le persone che soffrono di questo disturbo notturno hanno a che fare durante diverse della giornata con un lavoro che li tiene davanti al pc: questa attività non fa altro che peggiorare tale situazione. Le palpebre, davanti ad uno schermo, infatti, dovrebbero essere in grado di sbattere circa ogni dodici secondi per poter consentire all’intera superficie oculare di avere un’idratazione perfetta. Invece, ciò che avviene più di frequente è una tempistica scorretta e più prolungata con cui vengono sbattute le palpebre. Tra le altre cause troviamo sicuramente l’aria condizionata, ma anche la menopausa, per colpa di alcuni cambiamenti ormonali che colpiscono la paziente.
Tra le cause che possono portare a tale disturbo troviamo alcune patologie allergiche in modo particolare, come ad esempio blefariti e congiuntivi, ma non solo. Infatti, tra le altre cause c’è anche una minore secrezione lacrimale senile. Anche tante cure particolari per contrastare il glaucoma, come ad esempio l’impiego di colliri ipotensivi che servono essenzialmente alla riduzione della pressione dell’occhio, possono portare a tale sindrome.
Non dobbiamo dimenticare anche come l’occhio secco può essere causato da una mancanza di vitamina A, che poi comporta anche un abbassamento del quantitativo di cellule calciformi che generano la zona mucosa della pellicola lacrimale. Un’altra possibilità possibile causa è che sia insorta un’alterazione a carico della dinamica palpebrale che, nei casi di maggiore gravità, comporta senz’altro conseguenze pericolose, come ad esempio paresi facciale, ma anche esoftalmo provocato da ipertiroidismo oppure per colpa di traumi facciali.
In altri casi, l’occhio secco può derivare anche da una patologia di carattere autoimmune molto più generale: si parla, quindi, del lupus eritematoso sistemico, dell’artrite reumatoide, ma anche della sindrome di Sjogren e della sclerodermia.
La secchezza oculare può essere tra i vari sintomi connessi alla sindrome di Sjogren. Si tratta di una malattia di natura infiammatoria che è in grado di aggredire varie parti dell’organismo, ma in gran parte dei casi va a provocare numerosi danni a livello delle ghiandole lacrimali e salivari. Tutti coloro che ne sono colpiti possono sviluppare irritazione, ma anche secchezza e bruciore degli occhi. In tanti casi, tra i sintomi che insorgono con la maggiore frequenza troviamo anche la bocca secca e il gonfiore che si forma a livello delle ghiandole nei pressi del viso e del collo. La forma primaria di tale sindrome insorge nei pazienti che non soffrono di altre patologie reumatiche, mentre quella secondaria va a colpire soggetti che già soffrono di tali malattie, che nella maggior parte dei casi corrispondono all’artrite reumatoide e al lupus eritematoso sistemico. Si tratta di una sindrome che va prevalentemente a colpire le persone di sesso femminile, di ogni età e di ogni gruppo etnico.
Si tratta di una patologia che insorge molto di rado nei bambini e spesso inizia una volta passati i 40 anni. Circa il 50% dei pazienti ha a che fare spesso anche con l’artrite reumatoide oppure con altre patologie che vanno a colpire il tessuto connettivo, proprio come il lupus. Gran parte delle persone che soffrono di tale sindrome hanno a che fare con delle complicazioni legati alla secchezza oculare piuttosto che alla secchezza della bocca. Tutti coloro che hanno gli occhi secchi, infatti, presentano un rischio molto alto di sviluppare delle infezioni a livello oculare e, nei casi di maggiore gravità, si può arrivare ance fino alla formazione di lesioni della cornea. In questi casi, quindi, una visita da un oculista può rappresentare la soluzione migliore per poter capire se il paziente abbia o meno delle anomalie dell’occhio per colpa di tale patologia.
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