Vero e proprio spauracchio di tantissime persone, la salmonella è una malattia che può condurre a conseguenze di diversa entità e gravità. Cerchiamo allora di saperne di più svelando alcune delle principali caratteristiche del batterio da cui la patologia prende il nome, e valutiamo in che modo ci si possa liberare dei suoi sintomi più insistenti e nocivi.
Per far ciò, iniziamo con il rammentare che, purtroppo, entrare in contatto con il batterio della salmonella non è affatto difficile. Anche se non esistono statistiche certe circa il numero dei contagi, visto e considerato che una parte delle persone che prende l’intossicazione alimentare comunemente chiamata salmonellosi, non si reca dal medico, recenti ricerche hanno comunque potuto stimare che una stretta minoranza (1 individuo ogni 30) si sottoponga al consulto specialistico in questi casi, e che la maggior parte dei casi di contagio dal batterio riguarda comunque l’Europa e il Nord America.
Di fatti, il batterio della salmonella, Gram-negativo, può entrare in contatto con il nostro organismo quando si mangiano cibi contaminati dai batteri, con sintomi diversi a seconda della gravità e dell’incidenza del contagio, pur “eleggendo” come principale e più ricorrente quello di una forte diarrea.
Le forme di salmonellosi possono essere più o meno gravi. Quelle particolarmente severe interessano soprattutto i bambini, gli anziani e tutti coloro che hanno un sistema immunitario depresso, come chi ha l’AIDS/HIV. Ma vediamo più nel dettaglio quali sono le caratteristiche di questo virus, come si trasmette e come si può fronteggiare un’efficace terapia per poter contenere i principali pregiudizi determinati dal contagio.
Come si trasmette?
L’infezione della salmonella viene principalmente trasmessa attraverso l’ingestione di alimenti contaminati o acqua, anche se non è escluso che ci si possa contagiare utilizzando la superficie della cucina, nella quale possono essere presenti i batteri. In altri termini, quando vi appoggiamo sopra degli alimenti contaminati e non procediamo poi con una corretta pulizia e igienizzazione, ciò che vi appoggiamo dopo si contamina di nuovo. Servono quindi una serie di precauzioni per prevenirla, che vedremo più avanti.
Ricordiamoci comunque, che il batterio della salmonella entra in contatto con il nostro corpo più volte di quanto poi effettivamente ci ammaliamo di salmonellosi. In altri termini, non sempre, ingerendolo, ci ammaliamo.
Proprio per la via di trasmissione, è più facile che siano i bambini a contrarla in quanto non stanno attenti a ciò che toccano e spesso non si lavano bene le mani. Pensate che 1/3 delle persone colpite solo negli Stati Uniti (di quelle che informano il dottore, che sono circa 1 su 30) ha meno di quattro anni.
Varie tipologie
È ben noto che sono due i tipi di salmonellosi più comuni negli esseri umani. Il primo è la salmonella non tifoidea, ed è proprio lei a causare la maggior parte delle infezioni gastrointestinali, oltre che intossicazioni alimentari nei paesi industrializzati come l’Italia.
Il secondo tipo è relativo alla salmonella tifoidea, la quale è responsabile appunto della febbre tifoidea. Si trova solo negli uomini e si può contrarre dalle feci di una persona che è infetta. Questa infezione può causare molti sintomi, dai dolori addominali a mal di testa, fino alla letargia, le eruzioni cutanee e il delirio.
Nel nostro approfondimento odierno faremo riferimento alla prima tipologia, più diffusa nel nostro Paese e sicuramente più comune da affrontare.
Le cause
Delle determinanti di questa malattia abbiamo già parzialmente detto nelle righe che precedono. Possiamo comunque rammentare anche in questo ambito come la salmonellosi sia causata unicamente da alcuni tipi di batteri della salmonella: in Italia, clinicamente sono due i più comuni e conosciuti, la Salmonella Typhimurium e la Salmonella Enteritidis.
Oltre alla causa, ben affermata, bisogna però tenere conto anche che esistono diversi tipi di fattori di rischio che potrebbero contribuire a favorire l’emersione di questa malattia: come dicevamo prima infatti, non sempre quando entriamo in contatto con questo batterio, subiamo tutti i vari sintomi associati. Ne consegue che finiamo con l’ammalarci solamente quando il nostro organismo viene contagiato in alcune condizioni che, appunto, sono negativamente favorite dai fattori di rischio.
In questo senso, ricordiamo come siano a rischio soprattutto le persone che hanno un sistema immunitario depresso, e chi utilizza i farmaci che bloccano l’acidità di stomaco, come gli antiacidi: tale valutazione deriva dal fatto che lo stomaco – essendo un ambiente acido – riesce da solo ad abbattere e uccidere il batterio responsabile. Quando vi è un’acidità ridotta, come quella indotta dalla possibilità di assumere degli antiacidi, il rischio che il batterio della salmonella causi problemi diventa dunque ben maggiore.
Giocano il proprio ruolo anche il numero dei microrganismi ingeriti, così come dei fattori del tutto soggettivi. Naturalmente, tra i principali fattori di rischio vi sono quelli alimentari (la salmonellosi viene generalmente contratta con il consumo di carni e uova crude), oppure quando si entra in contatto con animali che vivono con noi (si pensi ai rettili, come le tartarughe).
In linea di massima, si tenga anche in considerazione che i soggetti che possono riscontrare complicazioni più serie sono quelli la cui milza non lavora correttamente (anche individui privi di milza), chi segue una terapia farmacologica per il trattamento dell’acidità di stomaco cronica, i soggetti con problemi delle difese immunitarie ( i malati di HIV per esempio), gli individui a cui è stata diagnosticata l’anemia falciforme e le persone che seguono la chemioterapia
Sintomi
Ma quali sono i sintomi della salmonella (salmonellosi)? Quali sono le “spie” che dovrebbero permetterci di riconoscere in maniera più puntuale questa malattia?
Le domande non sono certo casuali, anche alla luce del fatto che – in buona evidenza – oggi giorno c’è molta confusione quando si parla di salmonellosi. Questa malattia viene infatti spesso reputata molto più grave di quando non possa essere, con conseguenze estremamente più pregiudizievoli rispetto a quanto effettivamente viene a determinarsi. Naturalmente, questa malattia deve essere considerata per quello che è ovvero, un’infezione che interessa l’apparato digerente: come tutte le infezioni, e in particolar modo quelle che interessano questo apparato, dovrà essere attentamente curata e non sottovalutata, pur senza pensare necessariamente al peggio!
Chiarito quanto sopra, ricordiamo che quando una persona ha contratto la salmonella è comune che accusi alcuni sintomi e sensazioni piuttosto diffuse e ricorrenti, come i dolori addominali, la diarrea e il mal di testa. Purtroppo questa infezione può causare anche febbre e tracce di sangue nelle feci, che rappresentano dunque altri due elementi che sarebbe opportuno condividere con il proprio medico al fine di arrivare a una diagnosi più puntuale).
Tuttavia, sono stati riscontrati anche altri disturbi come nausea, vomito, brividi di freddo e la mancanza di appetito. È importante sottolineare che questa sintomatologia solitamente dura pochi giorni. Inoltre vi sono casi di soggetti che durante l’infezione non presentano sintomi di nessun tipo, essendo potenzialmente tale patologia, nelle sue forme più lievi, sostanzialmente asintomatica. Inoltre, i sintomi potranno essere diversamente declinati sulla base dei gruppi di persone interessati dal contagio, ben sapendo che quelli che possono riscontrare problemi più seri dovuti al contatto con i batteri della salmonella, sono i bambini piccoli, gli anziani e tutti coloro che sono interessati da una patologia di natura cronica.
Tornando ai sintomi e alla diagnosi di salmonellosi, si tenga anche conto che spesso per poterne sapere di più diventa essenziale eseguire un esame delle feci, visto e considerato che i sintomi qui presenti e riassunti si possono associare anche ad altre tipologie di malattie.
Cosa accade se prendo la salmonella
Di norma la salmonellosi passa da sola, senza l’intervento medico mediante specifiche terapie farmacologiche o antibiotici. Pertanto, se non si tratta di una forma particolarmente grave, il problema tende a risolversi entro una settimana, anche se l’intestino potrebbe impiegare molto più tempo per tornare alla normalità (anche alcuni mesi).
Tuttavia, è anche vero che alcune forme particolarmente severe di salmonellosi possono costringere il medico a somministrare dei liquidi per via endovenosa a causa della diarrea continua, che può portare a disidratazione. Sempre nei casi più gravi la salmonellosi può diffondersi anche nel sangue, cosa che richiede l’uso di antibiotici per poter contrastare la diffusione del batterio.
In questo caso, vale inoltre la pena compiere un piccolo approfondimento, rammentando come alcuni ceppi però sono diventati resistenti ed ecco che possono minacciare la salute dell’intero organismo. Peraltro, quando la salmonella entra nel circolo sanguigno può contribuire a infettare vari tessuti, come ad esempio quelli intorno al cervello e al midollo spinale, portando la meningite. Oppure possono altresì interessare quelli intorno al cuore, degenerando in endocardite. Può infettare anche i tessuti di ossa e midollo osseo, come l’osteomielite.
Raramente gli individui infettati sviluppano vari sintomi collegati alla sindrome di Reiter. Tra questi vi sono l’irritazione degli occhi, la minzione dolorosa e anche il dolore articolare. Un problema che può durare anche anni e che in alcuni casi porta all’artrite cronica.
Quali sono le cure per la salmonella e come si previene?
Per poter contrastare la salmonella di norma il medico punterà a prescrivere una terapia farmacologica a base di specifici medicinali solamente quando il paziente avverte dei sintomi piuttosto chiari. Quando vi è l’infezione con febbre, potrebbe prescrivere e consigliare l’assunzione di paracetamolo (come la Tachipirina), in maniera tale da tenere bassa la temperatura e ridurre i dolori tipici delle condizioni febbrili. È inoltre consigliato assumere molti liquidi per non potersi disidratare.
Generalmente l’impiego di determinati antibiotici è sufficiente per fermare il diffondersi del problema. Questo serve a non dare via alla diffusione, la quale implica l’infezione di altre zone del corpo con conseguenze negative di vario tipo.
Infine c’è la febbre tifoidea, la quale comporta i soliti sintomi ma questo solamente nella prima settimana. Mentre per quanto riguarda la seconda vi sono dei cambiamenti. Ovvero la milza e il fegato possono subire una dilatazione. Tale effetto può scatenare un eruzione cutanea che si manifesta sotto forma di punti rosa di piccole dimensioni. Tale situazione può significare problemi di varia natura come per esempio polmonite e meningite.
Come sempre, è meglio prevenire il problema piuttosto che trovarsi a subirlo o curarlo. Per evitare di essere contaminati dai batteri della salmonella, si devono mettere in atto alcune precauzioni.
Vediamole.
Prevenzione
Abbiamo di seguito riassunto 8 pratici modi che vi permetteranno di ridurre il rischio di andare incontro a questa situazione pregiudizievole per la vostra salute. Vediamoli insieme, pur brevemente:
- Lavare sempre molto bene la carne di pollo prima di cuocerla, avendo cura a non utilizzare i piani di lavoro, il lavello e i coltelli prima di averli lavati puliti attentamente.
- Come il punto 1, vale anche per le uova.
- Cuociamo sempre bene la carne, soprattutto quella macinata, perché può portare salmonella.
- Durante l’estate i cibi freddi vanno tenuti in frigo, mai più di due ore fuori. Quando la temperatura è superiore ai 32°, mai più di un’ora.
- Per evitare la salmonella non si dovrebbe mai mangiare le uova crude o poco cotte, ne il tuorlo ne l’albume. Per questo anche la maionese fatta in casa non è molto consigliata.
- Dobbiamo lavarci sempre molto bene le mani e vanno puliti con attenzione tutti gli strumenti e i piani della cucina.
I cibi si devono cuocere alle giuste temperature, in modo che anche le parti interne della carne siano state cotte bene, ad una temperatura di almeno 63°C. La carne macinata ad almeno 71°C. Il pollame ad almeno 74°C.
Anche le conserve devono essere fatte correttamente. Ogni alimento ha le sue regole ma in ogni caso un freezer deve arrivare sempre a -18°C mentre i frigoriferi a 4°C. Il cibo va scongelato in acqua fredda o nel microonde ma non a temperatura ambiente durante l’estate.
Quando diventa necessario chiamare il medico
Dobbiamo chiamare il medico quando si presentano sangue e pus nelle feci, quando la febbre supera i 38 gradi, se ci sono segni di disidratazione oppure quando la diarrea non migliora dopo 5 giorni. Nei bambini il tempo si riduce a due giorni. In un bambino anche quando il vomito dura per 12 ore, se gli occhi appaiono infossati, bocca asciutta e il pianto non produce lacrime.