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Si tratta di un termine che comprende un po’ tutte quelle tecniche che, al giorno d’oggi, permettono di realizzare delle immagini mediche chiaramente con un obiettivo diagnostico. Per questo motivo tali procedure diagnostiche e interventistiche comprendono anche l’ecografia (che sfrutta un fascio di ultrasuoni) e la risonanza magnetica (che invece è basata sulla risonanza dei nuclei atomici). Nella maggior parte dei casi non fanno parte di questa branca la Pet (ovvero tomografia che prevede l’emissione di positroni) e la scintigrafia, che invece si possono ricollegare alla medicina nucleare.
L’angiografia cerebrale è un esame che in alcuni casi può comportare dei rischi, seppur decisamente rari. Quando si verificano certe condizioni, però, le condizioni di salute del paziente possono degenerare in modo molto rapido. Tra i vari rischi collegati a questo esame, ma che ripetiamo sono davvero molto rari, troviamo l’ictus, nel caso in cui il catetere vada a causare il distacco di una placca che si trova in un vaso sanguigno, la lesione ai vasi sanguigni (inclusa anche la perforazione dell’arteria), lo sviluppo di trombi (che si possono sviluppare proprio tutto intorno all’estremità del catetere. Quindi, prima di eseguire questo esame, si consiglia sempre un consulto approfondito con il proprio medico, in modo tale da valutare compiutamente vantaggi e svantaggi. I fattori più importanti legati all’esecuzione di tale esame corrispondono certamente allo stato di salute in cui si trova il paziente e al livello di gravità della patologia che l’ha colpito. Il tasso di mortalità che è insito in questo esame è pari a meno dello 0,25%, mentre si sono verificati dei danni a livello neurologico nell’1-2% dei pazienti. I principali rischi connessi all’angiografia cerebrale sono legati certamente alla sostanza iodata che viene inserita nel corpo del paziente. Tra le principali reazioni a tale sostanza troviamo la formazione di pomfi, eritema, brividi, prurito, febbre e notevole difficoltà a respirare. La maggior parte di tali complicanze, però, non sono particolarmente gravi e si possono risolvere in poco tempo grazie a delle terapie farmacologiche.
Viene anche chiamato con il termine di arteriografia ed è un esame che prevede di iniettare un mezzo di contrasto iodato all’interno di un’arteria del paziente o in un insieme di arterie. Lo scopo è quello di renderle opache per poter eseguire delle radiografie per mezzo di una strumentazione davvero molto avanzata e potente. Da quando sono state migliorati e resi più efficaci altri esami diagnostici come l’ecografia e il doppler questo test viene suggerito con sempre minore frequenza come vero e proprio primo esame. Ad ogni modo, si può considerare un esame certamente molto utile, dato che permette di analizzare con notevole precisione le varie arterie e le relative diramazioni. Il medico dovrà prescrivere questo particolare esame nel momento in cui il paziente presenti un notevole dolore al polpaccio nel corso di uno sforzo e vi sia quindi un sospetto di arterite, ma anche nel momento in cui avverte un importante dolore ad un arto che subisce una riduzione di temperatura e assume una colorazione quasi bluastra, senza nemmeno più sentire il ritmo cardiaco. In questi casi, infatti, il dolore rappresenta certamente un primo indizio di una possibile trombosi acuta e questo esame viene eseguito per forza di cose in regime di urgenza. Questo particolare test ha anche delle controindicazioni, ovvero quando il paziente soffre di disturbi della coagulazione. Prima dell’esame, di conseguenza, ogni tipo di trattamento anticoagulante deve essere momentaneamente bloccato: quando si tratta di farmaci anticoagulanti almeno 48 ore prima, mentre quando il trattamento prevede l’iniezione per via venosa sottocutanea almeno 12 ore prima. Prima di sottoporsi a questo esame il paziente dovrà eseguire anche altri test, come ad esempio quello relativo alla funzionalità renale o alla coagulazione, ma anche all’elettrocardiogramma. L’esame viene svolto in ambito ospedaliero, ma si può effettuare anche in ambulatorio. È fondamentale che il paziente sia rimasto a digiuno dalla sera precedenza e che non abbia né bevuto né fumato, senza dimenticare come debba obbligatoriamente svuotare la vescica poco prima di sottoporsi all’esame.
L’angiografia cerebrale viene effettuata dopo aver iniettato nel sangue del paziente una sostanza che possa essere notata ai raggi X, per poi registrare il percorso che compie andando attraverso i vasi che si trovano nella testa e nel collo. Le radiografie offrono la possibilità di individuare e comprendere meglio la natura sia di alcuni tumori che degli ascessi. Questo esame può tornare decisamente utile anche quando si tratta di verificare un’eventuale anormalità dei vasi del sangue, che possono verificarsi per colpa di modificazioni del calibro, blocchi, emorragie e coaguli. L’angiografia cerebrale, nella gran parte dei casi, viene effettuata con l’obiettivo di analizzare un colpo apoplettico, per comprendere quale sia il trattamento migliore da iniziare nell’immediato. Ogni angiografia cerebrale deve essere eseguite mediante l’uso di un catetere che viene inserito all’interno di una delle arterie principali, che di solito corrisponde alla femorale all’inguine. In alcuni casi viene impiegata un’arteria di grosse dimensioni che caratterizza un arto superiore. Per quanto riguarda la preparazione bisogna sottolineare come il paziente debba sottoporsi ad un’attenta e prudente visita con uno specialista neurologo, così come deve eseguire delle analisi del sangue e delle urine. In questi casi, è fondamentale che il paziente evidenzi tutti quei farmaci o quegli alimenti a cui è allergico o comunque intollerante. Sia il consumo di cibi che di bevande viene temporaneamente sospeso qualche ora prima di eseguire l’esame. Circa un’ora prima rispetto a quella prevista per l’angiografia cerebrale il paziente subisce una sedazione, che può essere più o meno profonda, in relazione al livello di ansia e di tensione nervosa che prova in quel momento. In alcuni casi, con dei pazienti che sono particolarmente ansiosi e temono questo esame in modo esagerato, si può anche ricorrere all’anestesia generale.
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