Esami diagnostici

Pressione bassa: sintomi, le cause, le terapie ed i rimedi

Il valore menzionato per primo, detto anche valore di pressione arteriosa sistolica (più semplicemente: pressione massima), è in dipendenza della forza con cui il cuore si contrae e da quanto sono elastiche le pareti delle arterie, il secondo, detto anche valore di pressione arteriosa diastolica (più semplicemente: pressione minima) è, invece, in dipendenza delle forze di resistenza periferica.

Anche se è molto meno frequente della malattia “simile” denominata “pressione alta” (o ipertensione arteriosa), la pressione bassa è comunque una condizione patologica abbastanza diffusa e, soprattutto nelle stagioni calde, si associa di frequente ad una sensazione di stanchezza generale ed a capogiri.

Cause e complicazioni

Poiché è un valore che può cambiare da individuo a individuo, possiamo affermare che una leggera pressione bassa non costituisca assolutamente un problema di carattere clinico. Quando sia costituzionale o fisiologico, un valore pressorio che si attesti intorno alla parte inferiore del range fisiologico, può, addirittura, essere considerato un evento positivo in quanto costituisce una forma di prevenzione di disturbi di natura cardiovascolare. Questo tipo di condizione si verifica più che altro nel sesso femminile rispetto ai pari età maschili, perché le donne hanno, in genere, valori pressori più bassi. Un discoro simile può farsi relativamente ad atleti di endurance i quali, possedendo un letto di vasi capillari più esteso di coloro che facciano una vita sedentaria, a riposo normalmente hanno valori pressori più bassi.

Pressione bassa da svenimento

La pressione bassa assume un significato di natura clinica quando si accompagni a segnali di sofferenze cerebrali. A seconda della loro intensità i disturbi che compaiono sono leggeri (capogiri quando ci si rialzi velocemente), oppure un po’ più seri, come una sincope o uno svenimento. La sincope è un vero e proprio maccanismo difensivo dell’organismo, che lo stesso attua per mettersi al riparo dall’effetto negativo di un calo della pressione troppo veloce. Infatti quando un essere umano si trova in posizione sdraiata il percorso del sangue per riaffluire al cervello ed al cuore è meno difficoltoso.

Per gli stessi motivi, quando si stia attendendo il soccorso sanitario, il paziente deve essere costretto alla posizione supina e occorre sollevargli le gambe affinché il ritorno venoso sia facilitato. Nel caso ci siano, è necessario anche allentare le cinture ed i lacci.

Nei casi in cui la pressione bassa è una caratteristica di natura costituzionale, e quindi, come tale, non di natura patologica, l’organismo compensa abbastanza facilmente tale stato ed assicura adeguati apporti di sangue agli organi vitali e evita gli svenimenti.

Le cause patologiche

Una pressione bassa patologica la si può riscontrare per disturbi di varie nature i quali possono essere la causa di improvvisi cali di pressione, cronici o acuti. Stante quanto abbiamo sottolineato ad inizio articolo, la pressione bassa può trovare causa nella diminuita gittata cardiaca, oppure se le resistenze dei vasi calano improvvisamente.  A queste due cause se ne può aggiungere una terza, cioè le diminuzioni dei volumi plasmatici (ipovolemie). Questa situazione si verifica, ad esempio, quando si sia in presenza di una abbondante emorragia o ci si trovi fortemente disidratati (vomito e diarrea protratti a lungo, diabete, gravi ed estese ustioni o copiosissima sudorazione).

Anche i farmaci ad azione diuretica, non per niente utilizzati per il trattamento della patologia opposta (la pressione alta), possono essere responsabile di cali di pressione. Ma anche altri prodotti farmacologici, quali i betabloccanti, i farmaci ad azione narcotica e quelli ad azione antidepressiva triciclici, sono capaci di scatenare cali pressori patologici.

Alla base di una pressione bassa potrebbero rilevarsi anche disfunzioni della pompa del cuore, tra le quali ricordiamo una forte tachicardia, un infarto miocardico grave e le aritmie.

Esistono ancora altre cause per la pressione bassa, vale a dire delle setticemie gravi, delle disfunzioni a carico della tiroide, qualche reazione allergica e, sicuramente, l’anemia, compresa quella indotta da carenze di natura nutrizionale, vitamine B12 e folati).

Le cure

Quando la pressione bassa non si associa a qualche particolare sintomatologia, in genere non sono richiesti trattamenti o cure specifiche. In ogni caso, soprattutto nella stagione calda, ci si può aiutare aumentando l’apporto di liquidi e di sali nella propria alimentazione. In particolare, ovviamente senza andare incontro ad esagerazioni, un po’ di sale in più (ed acqua, naturalmente), aiuta a prevenire disidratazioni ed ad incrementare i volumi plasmatici. Anche il the, il caffè ed il cacao, seppure con meccanismi differenti, inducono moderati rialzi di pressione. Invece l’alcol aumenta il fenomeno della disidratazione e quindi favoriscono il manifestarsi della pressione bassa.

Se si soffre di vene varicose è consigliato l’utilizzo di calze di tipo elastico graduato, le quali, poiché esercitano una compressione che diminuisce dal piede verso l’alto, aiutano il ritorno del sangue venoso dalle gambe al cuore. E, per finire, chi soffra di ipotensione, sarebbe utile che eviti le “grandi abbuffate” e, quando si trovi in posizione sdraiata, passi alla posizione eretta gradualmente, lentamente.

Pressione bassa durante una gestazione

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Un discorso da ampliare un po’ è quello della pressione bassa per le donne incinte. La pressione arteriosa della puerpera ha la tendenza ad una discesa progressiva terminate le primissime settimane di gestazione, e possono arrivare ad essere inferiori di circa dieci punti rispetto a quella normale, tanto più per la pressione minima. Questi valori si mantengono così bassi fino al sesto mese circa per poi incrementare nuovamente fino al livello di prima della gravidanza. La pressione bassa legata ad una gravidanza (un vero toccasana per le donne che soffrono del problema opposto, di ipertensione) potrebbe portare alcuni problemi per quelle donne che hanno sempre sofferto di cali pressori anche prima di restare incinte. Soprattutto queste, infatti, nei primi mesi di gravidanza possono accusare una sintomatologia fatta di capogiri, vertigini e debolezza.

Ciò che sta alla base di questi sintomi è anche ciò che origina il calo di pressione, e cioè la vasodilatazione periferica che si associa alla portata ed alla frequenza del battito cardiaco che servono alla preparazione dell’organismo ad una volemia aumentata (il volume del sangue si espande per coprire anche le necessità del feto). Tutte queste situazioni di natura fisiologica, unitamente allo sviluppo della gestazione, possono poi subire aggravamenti causati da abitudini non corrette:

Alzarsi troppo repentinamente da posizioni sedute o sdraiate.

Sdraiarsi di schiena: soprattutto negli ultimi sei mesi di gestazione il volume aumentato dell’utero può occludere le vene della pelvi e la cava inferiore; quindi è preferibile sdraiarsi sul fianco, di preferenza quello sinistro.
Un apposto di alimenti e liquidi non sufficiente. Una ipoglicemia potrebbe render più grave una sintomatologia di pressione bassa, poiché i volumi ematici sono più bassi. Anche a causa di ciò durante la gestazione è di fondamentale importanza consumare tanti pasti di piccola entità e bere molto. L’alcol va assolutamente evitato non solo perché influisce negativamente sullo sviluppo sia fisico che psichico del feto, ma anche perché tenderebbe ad aumentare il disturbo della pressione bassa stanti i suoi noti effetti vasodilatatori. Discorso del tutto simile va fatto anche per i pasti troppo abbondanti che fanno sì che buona parte del sangue in circolazione venga richiamato verso l’apparato gastrointestinale.

Stare troppo in piedi, soprattutto se si sta fermi, grazie molto semplicemente alla forza di gravità, contribuisce a far ristagnare il sangue troppo a lungo nelle gambe e quindi ad aggravare una sintomatologia da pressione bassa durante la gestazione. Invece muovere i muscoli degli arti inferiori, ad esempio sollevandosi ritmicamente sulla punte dei piedi, grazie all’effetto pompa che generano le contrazioni ed i rilassamenti dei muscoli che si succedono gli uni alle altre, stimola una più dinamica circolazione del sangue.

Terapie farmacologiche

Pur tenendo presente che la pressione bassa è meno grave rispetto alla pressione alta, il consiglio è sempre quello di riferire la sintomatologia al proprio medico curante quanto prima, se non altro per prevenire complicazioni come uno svenimento o troppo frequenti vertigini. In ogni caso, è generalmente possibile considerare la pressione bassa come una situazione di salute positiva, poiché può essere una condizione che previene alcune patologie a carico del sistema cardiocircolatorio.

In caso di ipotensione non a carattere patologico, cioè presente senza alcuna patologia che l’abbia generata, il nostro corpo si assicura un sufficiente apporto di sangue e riesce da solo a evitare gli svenimenti: se questa è la condizione allora si sconsiglia di fare utilizzo di terapie farmacologiche.

Si ricordi, peraltro, che la pressione bassa registra picchi di pazienti in occasione delle stagioni calde, per cui in quei casi sarà sufficiente aumentare, senza esagerare, l’apporto salino ed idrico alla propria alimentazione.

Dieta come cura

In questo paragrafo affronteremo il tema dei consigli di natura nutrizionale per combattere la pressione bassa. Se non fosse presente nella nostra dieta quotidiana, iniziare ad utilizzare un po’ di sale come condimento negli alimenti. Come raccomandazione potrebbe apparire discutibile (il sale anche in eccesso non esagerato è comunque dannoso per la nostra salute), ma l’importante è tenere presente che occorre aggiungerne solo un pochino e solo se è completamente assente nella nostra dieta.

Proviamo anche a masticare qualche bastoncino di liquirizia (quelli al naturale). La radice di questa pianta contiene la glicirizzina. La glicirizzina è una molecola la cui azione simula quella dell’aldosterone favorendo un incremento della pressione arteriosa.

Le bevande (rigorosamente analcoliche) vanno incrementate, magari preferendo l’acqua di tipo oligominerale. Anche i centrifugati di verdura andranno benone. Così facendo controbilanceremmo le tendenze alla disidratazione. Ricordiamo sempre che le bevande che si assorbiscono più facilmente sono quelle dalla concentrazione osmotica che in generale potremmo definire isotonica; evitiamo quelle troppo concentrate che potrebbero far insorgere una diarrea (quindi peggiorando la gravità della ipotensione).

Limitare se non eliminare ogni bevanda alcolica: l’alcol etilico è una molecola capace di provocare, almeno all’inizio, una vasodilatazione di ragguardevoli proporzioni, cosa che abbassa ulteriormente il valore pressorio (non si pensi, però, che l’alcol possa essere utile in caso di pressione alta: per altri motivi, ma creerebbe danni anche in quel caso).

Il pasto non dovrebbe essere mai troppo abbondante. Si tenga presente che il processo digestivo, poiché richiede molte energie agli organi coinvolti, provoca una richiesta di sangue da parte di quegli organi molto maggior rispetto al normale. Ecco quindi che il sangue, ovviamente, si troverà in volumi minori in altri distretti (es.: il cervello). Bassi volumi plasmatici inducono, come abbiamo già scritto, una ipotensione. Ripartite i pasti come segue: colazione, quindici percento del consumo alimentare quotidiano, snack (di mattina, poi di pomeriggio ed infine dopo cena), dieci percento, poi riservate il trentacinque percento al pranzo ed il venticinque percento alla cena.

L’alimentazione quotidiana deve essere frammentata in più dei soliti tre pasti. Porzioni più piccole e apporto nutritizio meglio distribuito nelle ventiquattro ore. Innanzitutto teniamo sempre presente che la maggior quantità dei liquidi che ingeriamo quotidianamente proviene dagli alimenti, poi sappiate che questa abitudine contribuisce ad un mantenimento della glicemia su valori costanti, gli zuccheri nel sangue anno anche effetti osmotici e contribuiscono a mantenere volumi plasmatici normali.

Non seguite una dieta che contenga pochi glucidi. Questo tipo di diete è responsabile di ipoglicemia (i cui sintomi peggiorano lo stato ipotensivo) ed anche di accumuli di chetoni, dalle forti proprietà osmotiche.

Fate in modo che la quantità di emoglobina nel sangue non scenda mai sotto i livelli fisiologici: se manca questa proteina si può andare incontro alla famosa anemia sideropenica, stato patologico i cui sintomi aggravano quelli della pressione bassa. Quindi assicurarsi di non essere soggetti a perdite ematiche, di scongiurare altre patologie che interessino l’eritropoiesi, ed anche di non scender ma sotto le quantità minime di ferro raccomandate per la dieta, e ciò vale anche per l’acido folico e la cobalamina.

Evitate integrazioni alimentari eccessive. La quantità di cibo che viene ingerita ma che non viene utilizzata dal nostro corpo viene filtrato dai reni ed espulso con la minzione. Se si aumenta oltre misura la concentrazione osmotica del sangue, potrebbe aumentare la necessità di filtrazione a carico dei reni, con la successiva escrezione di liquido, cosa che aiuta la pressione ad abbassarsi.

Infine, consiglio valido al di là di qualsiasi patologia da combattere, praticate regolarmente attività fisiche. Le attività fisico-sportive aumentano la circolazione del sangue e stabilizzano i livelli della pressione: chiaramente è raccomandato di bere in abbondanza onde evitare di perdere troppi liquidi e sali con la sudorazione e, se lo ritenete utile, assumete integratori di tipo idrosalino.

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