L’unico sintomo utile per poter intuire la presenza di una placenta previa è la perdita di sangue vaginale, che può cominciare nella seconda metà della gravidanza. Al di là di questo segno principale, vi possono essere altri sintomi secondari, che non sempre si verificano e che, pertanto, vengono considerati non frequenti come il sanguinamento: dolore, contrazioni uterine, feto in posizione traversa o obliqua.
Complicazioni
Le donne che hanno la placenta previa devono essere seguite con particolare attenzione, poichè esiste il concreto rischio che la perdita di sangue aumenti al punto tale da poter mettere la donna in pericolo di vita. Naturalmente, non è sempre evidente l’evoluzione in peggioramento, che è limitato generalmente al travaglio, al momento del parto, a qualche ora dopo il parto. In questi frangenti, è fondamentale che la donna sia seguita adeguatamente, e che il personale medico scongiuri il rischio di shock emorragico.
È inoltre possibile che la perdita di sangue cospicua possa verificarsi anche quando la gravidanza non è necessariamente a termine. Le conseguenze, in questi casi, sono particolarmente gravi anche per la salute del feto: potrebbe infatti determinarsi la condizione di stress fetale in grado di condurre alla nascita prematura del bimbo, con parto cesareo.
Diagnosi
La diagnosi della placenta previa si basa principalmente su un esame clinico ginecologico e sugli esami strumentali come l’ecografia e la risonanza magnetica nucleare.
Per quanto concerne l’esame clinico ginecologico, il medico cercherà di indagare sulle origini del sanguinamento, domandando a che settimana si è verificato, di che colore è il sangue, se è cospicuo o intermittente. Verranno eseguiti esami addominali per poter controllare la consistenza dell’utero, evitando invece quelli vaginali che potrebbero peggiorare l’emorragia.
Per poter confermare i sospetti di placenta previa bisognerà poi procedere a un’ecografia addominale e transvaginale, con lo specialista che naturalmente farà attenzione a non provocare perdita di sangue dalla vagina, e peggiorare così il contesto. Più raramente è invece richiesta la risonanza magnetica nucleare, che aiuta a capire l’esatta posizione della placenta.
Terapia
Una volta che la placenta previa è stata diagnosticata, la terapia cercherà di fare in modo che la gravidanza possa essere terminata senza particolari complicazioni. Per questo motivo, il percorso terapeutico dovrà considerare alcuni fattori molto importanti come la posizione della placenta nella cervice, la gravità dell’emorragia, la settimana di gravidanza, la salute della madre, la salute del feto.
A proposito della gravità dell’emorragia, può essere utile ricordare che se la perdita di sangue è minima o assente, generalmente la paziente non necessiterà di un’assistenza ospedaliera e nemmeno del ricovero. L’unica raccomandazione che bisognerà seguire sarà lo stare al riposo e evitare i rapporti sessuali, oltre alla maggior parte degli sforzi e delle attività fisiche.
Se invece la perdita di sangue è consistente, bisognerà agire con discreta urgenza e valutare anche la possibilità di un parto prematuro. Diverranno pertanto necessari il ricovero ospedaliero per poter monitorare la paziente, e una trasfusione di sangue se l’emorragia è notevole. Se non si agisce invece in maniera tempestiva, la situazione potrebbe complicarsi ulteriormente determinando shock ai danni della gestante e distress fetale ai danni del bimbo.
Placenta previa e altre gravidanze
A parte il fatto che per poter intervenire a salvare la vita della paziente costei non sia stata sottoposta a isterectomia, la donna che ha avuto la placenta previa può comunque avere altre gravidanze. Naturalmente, è opportuno parlarne prima con il proprio ginecologo, che valuterà la situazione e dirà come comportarsi.
Prevenzione
Non esiste, attualmente, una misura preventiva specifica per poter evitare di andare incontro alla placenta previa. È comunque utile limitare tutti i fattori di rischio, come il fumo.
Come intuibile, nell’ipotesi di sanguinamento in gravidanza, è sempre opportuno cercare di parlarne con il proprio medico ginecologo con tempestività. Non necessariamente un sanguinamento è ricollegabile alla placenta previa, ma è comunque fondamentale cercare di individuare in maniera chiara quali sono le cause del problema manifestato.