Mangiare in piatti di plastica può essere comodo. Tuttavia, almeno secondo un recentissimo studio compiuto a Taiwan, alla lunga può essere anche dannoso. Se infatti si deve consumare un cibo caldo, come ad esempio una minestra, è molto meglio utilizzare delle stoviglie in ceramica, visto e considerato che – affermano i ricercatori della Kaohsiung Medical University di Taiwan – l’uso di piatti in plastica può rilasciare sostanze in grado di favorire lo sviluppo dei calcoli renali.
In particolare, l’analisi proveniente dall’Asia ci dice che utilizzare stoviglie in plastica per consumare piatti caldi potrebbe creare problemi ai reni a causa del rilascio di sostanze dalla melamina contenuta nei prodotti. Lo studio è stato condotto monitorando i comportamenti e gli stati di salute di un gruppo di partecipanti, che avrebbero dovuto consumare della minestra calda in piatti di plastica o in piatti di ceramica.
Ai partecipanti, prima e dopo il consumo, sono stati prelevati campioni di urine: tre settimane dopo il primo esperimento, i partecipanti sono poi stati invitati a invertire le abitudini di alimentazione. In altri termini, coloro che nelle prime tre settimane avevano mangiato in piatti di ceramica sono stati invitati a utilizzare piatti di plastica; viceversa, chi utilizzava stoviglie in plastica è poi stato invitato a utilizzare stoviglie in ceramica. Anche al termine di questa seconda fase sarebbero poi stati prelevati dei campioni di urina, poi sottoposti a una lunga serie di esami.
I risultati dello studio hanno mostrato come i livelli di melamina presenti nelle urine dei partecipanti 12 ore dopo che avevano assunto la minestra nei piatti di plastica, erano pari a 8,35 microgrammi contro 1,3 microgrammi di coloro che invece avevano utilizzato i piatti di ceramica.
Pur senza creare particolari allarmismi, i ricercatori consigliano quindi di servire il cibo caldo in piatti di ceramica, evitando quindi l’uso di piatti di plastica in tali occasioni. Esposizioni ripetute di melamina in dosi significative possono infatti generare rischi di calcoli renali, anche in soggetto di giovani età e, nei casi più estremi, contribuire alla formazione di patologie ben più gravi.