La pertosse non è una malattia che interessa solo i bambini, tant’è vero che può anche succedere di contrarla in età adulta, soprattutto se non si sono sviluppati gli anticorpi per un contagio precedente. Va anche detto che, contrariamente a quasi tutte le malattie infantili, aver contratto la pertosse non garantisce l’immunità futura in quanto l’immunità stessa tende a scemare con gli anni.
Cos’è la pertosse?
Si tratta, in tutti i casi, di una patologia praticamente scomparsa, o quasi, poiché di fatto debellata dalla vaccinazione che, seppur non obbligatoria in tutti i paesi, è entrata di diritto tra quelle che per consuetudine vengono praticate.
Il responsabile della pertosse è un batterio, il Bordetella Pertussis, o più precisamente una sua tossina che provoca alcune lesioni alla mucosa dei bronchi e dei bronchioli.
Contagio e decorso della malattia
Dal momento che si tratta, come già detto, di una malattia altamente infettiva, il contagio è particolarmente semplice e avviene entrando a contatto con le gocce di saliva espulse da un soggetto infetto durante la tosse o, semplicemente, parlando.
Il periodo d’incubazione della pertosse ha una durata maggiore e, spesso, variabile rispetto a tutte le altre malattie infantili e non solo. La comparsa dei primi sintomi, rappresentati da una tosse secca leggera, che si manifesta inizialmente soprattutto nelle ore notturne, accompagnata da starnuti e secrezioni nasali, si evidenzia dai 6 ai 20 giorni dal contagio, con una media di 7-10 giorni, e dopo un altro paio di giorni può capitare che si presenti anche un leggero rialzo febbrile associato a tosse più insistente, prima durante le ore notturne e poi anche durante le ore diurne.
Devono comunque passare ancora una decina di giorni prima che la tosse grassa raggiunge il suo apice, fino a diventare spesso convulsiva, associata al classico urlo inspiratorio che è una caratteristica particolare di questa malattia. E’ a questo punto che possono comparire anche, durante le crisi di tosse, intensi conati di vomito.
Il momento acuto della pertosse, fortunatamente, è di durata non troppo lunga anche se, a volte, in particolar modo in quei casi nei quali non è stata messa in opera una cura tempestiva e corretta, la malattia può protrarsi per diverse settimane fino anche a un paio di mesi dal suo esordio.
Diagnosi pertosse
Diverse sono le metodologie utilizzate per individuare la pertosse. Quello più diretto e sicuro è il tampone nasofaringeo che si effettua durante le prime due settimane dell’insorgenza della malattia. Il campione viene poi analizzato al microscopio per individuare il batterio responsabile. In alternativa si può effettuare l’analisi del sangue. Quando l’infezione è presente nel corpo, c’è un aumento dei globuli bianchi. Se si verificano complicanze come la polmonite, si eseguono i raggi X. Prove più sofisticate sono rappresentate dalla PCR (reazione a catena della polimerasi) e i saggi di sierologici.
Cura e rimedi
La terapia di elezione è quella antibiotica a patto che possa essere iniziata alla prima comparsa dei sintomi anche preventivamente qualora si avesse un più che ragionevole sospetto che vi possa essere stato il contagio. Il medico consiglia l’assunzione dell’antibiotico durante la fase catarrale. Una volta che la tosse è diventata persistente, la terapia antibiotica è del tutto inutile e, quindi, sconsigliata poiché potrebbe contribuire alla diffusione del batterio.
Gli antibiotici utilizzati di solito sono la claritromicina e l’eritromicina. La claritromicina va assunta in dosi di 15 mg/kg suddivisi in 2 somministrazioni giornaliere nei bambini da 1 a 5 mesi ogni 12 ore per 7 giorni. Dai 6 mesi in poi si segue la stessa somministrazione senza però superare il grammo al giorno. L’eritromicina invece va assunta nella dose di 40-50 mg al giorno, ogni 6 ore per 14 giorni, senza superare i 2 grammi al giorno. Non utilizzare nei bambini al di sotto del mese di vita.
Se si presentano dolori articolari o febbre, si possono utilizzare i classici FANS come paracetamolo, ibuprofene o acido acetilsalicilico. Nel caso in cui l’infiammazione è persistente e non ci sono segni di miglioramento, si può ricorrere all’uso di cortisonici.
Per lenire i disagi della tosse, e soprattutto per cercare di prevenire e quindi di evitare che possano presentarsi i fastidiosissimi conati di vomito, è possibile instaurare una terapia lenitiva a base anche di sostanze come miele, pastiglie lenitive e sciroppi per la tosse, oltre ad una corretta umidificazione dell’ambiente. Il miele ha potenti attività antisettiche, antibatteriche e curative. Si può aggiungere un cucchiaio di miele grezzo a un bel bicchiere di latte caldo, oppure in un bicchiere di acqua tiepida.
Poiché la tosse stizzosa si presenta di solito quando si mette il bambino a letto, per alleviare il fastidio si può assumere un cucchiaino di miele grezzo con un pizzico di cannella proprio prima di coricarsi.
Anche il limone è un ottimo rimedio naturale. L’acido citrico in esso contenuto riduce lo spessore del muco e agisce come antibatterico e antivirale. Inoltre la vitamina C stimola il sistema immunitario. Basta semplicemente aggiungere un cucchiaio di succo di limone in un bicchiere d’acqua tiepida con un po’ di miele. Questa soluzione va bevuta più volte al giorno per un paio di giorni.
Sarà importante in questa fase, ma questa piuttosto dovrebbe essere una regola generale, evitare che il malato possa entrare in contatto con agenti irritanti quali fumo, polvere e smog.
È fondamentale per superare il decorso della malattia, utilizzare degli umidificatori. Questi dispositivi favoriscono la respirazione e mantengono l’ambiente pulito, così che si eviti la formazione di muffe e si allontanino i germi.
In generale l’assunzione di bevande a base di erbe come la camomilla, favorisce un sollievo dai sintomi della pertosse. La camomilla ha proprietà lenitive, antinfiammatorie e immunostimolanti. Inoltre calma la tosse stizzosa e dona sollievo alla gola. È importante però non assumerla troppo calda poiché potrebbe irritare. Tutte le tisane sono un ottimo rimedio contro la disidratazione, causata dal continuo vomito e dalla difficoltà di alimentarsi dovuto ai sintomi.
Possibili complicazioni
La pertosse, specialmente nei bambini piccoli, non va presa sottogamba. Questa malattia si associa spesso ad otiti, bronchiti e polmoniti e nei bambini più piccoli, complicazioni celebrarli che possono causare danni anche permanenti. La tosse può provocare emorragie dal naso e il vomito, disidratazione. Anche se si tratta di una malattia non mortale, in caso di lattanti, il rischio aumenta poiché potrebbe generare crisi respiratorie e soffocamento.
Prodotti consigliati
Oltre all’utilizzo di farmaci quali antibiotici e FANS, per combattere i sintomi della pertosse, e il batterio che la causa, si possono utilizzare dei rimedi per alleviare i sintomi. Tra questi ci sono gli sciroppi per tosse produttiva e gli umidificatori.