Da una parte le diagnosi che tardano ad arrivare, anche per le patologie più gravi; dall’altra terapie interrotte e accessi ai pronto soccorso pediatrico che hanno segnato un -40%. Questo il quadro con cui l’Italia si ritrova a dover fare i conti in piena pandemia da Covid-19, ed è proprio su questo scenario che la Società Italiana di Pediatria (Sip) ha voluto porre l’attenzione.
“A fare le spese di questa situazione – ha spiegato Giovanni Corsello, past president Sip – sono inevitabilmente i soggetti più fragili, cioè quel milione di bimbi affetti da patologie croniche complesse che durante le fasi più acute dell’epidemia hanno dovuto pagare lo scotto dell’impossibilità di eseguire i controlli, di raggiungere le strutture ospedaliere e spesso e volentieri persino gli ambulatori dei pediatri di famiglia. Il tutto, traducendosi in conseguenze piuttosto negative sia sul piano clinico che su quello psicologico”.
Gli ultimi dati forniti dall’Istituto Superiore di Sanità riferiscono che, tra i bambini e i ragazzi di età compresa tra 0 e 19 anni, dall’inizio dell’epidemia, rispetto agli oltre 52mila decessi registrati tra la popolazione adulta, ci sono stati 8 decessi. Dall’inizio della pandemia da Coronavirus, il numero totale dei contagiati tra 0 e 19 anni è stato pari a 149.219, ossia il 12,2% del totale.
L’allarme dei pediatri infatti non riguarda tanto la diffusione del Covid-19 tra i più giovani, quanto l’ostacolo, che il virus sta ponendo in essere, rispetto alla possibilità che bambini e ragazzi affetti da altre patologie hanno di poter effettuare controlli e cure.