È un fenomeno particolarmente articolato e che non riguarda una sola fascia e categoria di persone, ma è piuttosto trasversale e invalidante.
L’anaxofobia è quindi la paura di guidare un mezzo o in assoluto o solamente in determinate circostanze (nel traffico, in autostrada, di notte, su un cavalcavia o in galleria, da soli o in compagnia, eccetera) e, come detto, è un fenomeno che colpisce molte persone senza un apparente minimo comune denominatore. Le cause, come spesso capita per questo tipo di fenomeni, possono essere diverse e non direttamente percepibili.
Molto spesso è legata all’ansia per alcune situazioni specifiche e altrettanto spesso è legata a traumi o particolari eventi passati, realmente accaduti o solamente percepiti. Per questo quando ci si approccia alla diagnosi della paura di guida non si deve trascurare il passato del paziente. Come si può facilmente immaginare è una patologia piuttosto invalidante, specie in una società come quella contemporanea che fa della locomozione privato un suo tratto distintivo e per chi ne soffre può essere particolarmente frustrante dover dipendere sempre dagli altri, anche per svolgere attività di fondamentale importanza quale può essere recarsi sul posto di lavoro.
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Le conseguenze
Come anticipato, quindi, le principali conseguenze, almeno quelle immediate e più percepibili, sono di ordine pratico: incapacità di essere indipendenti e ripercussioni sulla vita sociale. Allo stesso tempo, nelle versioni meno radicali, la paura di guidare può essere limitata solo ad alcune circostanze, ma resta comunque piuttosto difficile prevedere quando tali circostanze si verifichino, per cui ci si può ritrovare ad avere paura quando si è già alla guida, con conseguenze imprevedibili o pericolose. Subire forti blocchi ed entrare in uno stato d’ansia, non è certamente la condizione ideale per mettersi alla guida e questa condizione può creare danni all’incolumità propria, di coloro che si ha accanto, ma anche degli altri veicoli e persone che si trovano nel tratto di strada percorso.
Trattandosi di un fenomeno complesso e articolato, legato anche ad altri disturbi, quali possono essere l’ansia, la claustrofobia e altri, la paura di guidare non ha una soluzione univoca e immediata. Quello che innanzitutto occorre, come fenomeni di questo genere, è la pazienza e l’accettazione di vivere un disturbo che richiede tempo per essere affrontato e risolto. Allo stesso tempo può essere utile non fossilizzarsi sulla ricerca di una causa scatenante; la complessità della psiche e della sensibilità umana non permette semplici e riduttive diagnosi di causa ed effetto. Oltretutto la paura di guidare può essere arginata e curata pur rimanendo senza una risposta sulle cause che l’hanno generata. Sicuramente è necessario intervenire in maniera immediata e puntuale, anche solo per evitare che essa peggiori. Il peggioramento di un disturbo non è mai un buon segno, anche perché l’essere umano non è un insieme di organi e competenze slegate le une dalle altre. Avere la consapevolezza di non essere in grado di fare qualcosa, se da una parte è il primo passo per affrontarle e provare a sconfiggerla, dall’altro è anche il primo passo per cadere in un circolo depressivo che si trascina dietro tante pesanti e complicate conseguenze.
Guarire è possibile, ma ci vuole pazienza e determinazione. I risultati non sono certamente immediati perché non si sta tentando di curare un raffreddore. Allo stesso tempo è fondamentale entrare nella consapevolezza che sapere di avere un disturbo più o meno serio, non equivale a pensare di non essere all’altezza di vivere o di avere una vita di minor importanza. Ognuno, per quanto ne sia consapevole, è condizionato da tante paure e problemi irrisolti. Non è certamente la percezione di essere tutti sulla stessa barca che forse aiuta, ma comprendere che non si tratta di una colpa né di una condanna a un’esistenza sbagliata, è certamente fondamentale. In tal senso è importante anche che le persone che stanno intorno a chi soffre di una paura, in questo caso la paura di guidare, abbiano la pazienza e l’umiltà di accettare e accompagnare un percorso di liberazione da tali paure: non trasmettere il giudizio e la fretta di dover guarire è un elemento imprescindibile per ogni terapia che si voglia intraprendere.