Le paratiroidi sono delle ghiandole endocrine che si trovano sulla tiroide, nel collo. Queste ghiandole sono quattro e sono ubicate due superiormente (o internamente) collocate dietro la tiroide e altre due ubicate nella parte inferiore esterna. Alcune persone mostrano altre ghiandole paratiroidee (dette paratiroidi ectopiche) in altre zone del collo. La forma e la dimensione delle paratiroidi è quella di una lenticchia. La funzione principale delle paratiroidi è il controllo del livello di calcio nel sangue. Queste ghiandoline sono costituite da due tipologie di cellule: le cellule ossifile, che compaiono intorno alla pubertà, e quelle principali che sono deputate alla produzione ed al rilascio di paratormone (cioè PTH).
Paratiroidi, paratormone e calcemia
Anche se queste ghiandole sono piccole e hanno un ridotto volume, esse sono di estrema importanza per la vita normale di una persona. Il paratormone infatti è un importante peptide responsabile del controllo della concentrazione di calcio a livello plasmatico, quando questo ha la tendenza ad aumentare. La sua importanza è evidente soprattutto se si considera il ruolo metabolico di tale minerale. Esso è coinvolto nella trasmissione dei segnali nervosi, nella contrazione dei muscoli, nella coagulazione del sangue e anche nel funzionamento corretto di certi enzimi e ormoni.
Proprio per tale motivo la sua concentrazione nel sangue, cioè la calcemia, deve restare relativamente costante. In normali condizioni la calcemia deve essere mantenuta entro un range che va da 8,5 a 10,5 mg per dl di sangue. Gravi malfunzionamenti possono essere dati da un suo eccessivo abbassamento (ipocalcemia) o da un suo eccessivo rialzo (ipercalcemia). Problemi in particolare alla muscolatura liscia e striata. In particolare:
- l’ipocalcemia può determinare ipereccitabilità cardiaca, tetania, spasmi bronchiali, vescicali, vascolari e intestinali
- l’ipercalcemia può dare riduzione della stimolazione nervosa e muscolare, vomito, nausea, stipsi
Patologie primarie alle paratiroidi: iper e ipo-paratiroidismo
L’attività eccessiva delle paratiroidi può determinare un incremento della sintesi di paratormone, di conseguenza la calcemia aumenta: il tutto a carico delle ossa, la più ingente riserva di calcio nell’organismo. Per far aumentare la calcemia infatti viene accelerato l’assorbimento dalle ossa a opera degli osteoclasti sotto spinta del paratormone e ne viene così indebolita la struttura minerale. L’apparato osseo conseguentemente appare più fragile ed è più suscettibile a fratture spontanee ed a deformazioni.
Questo problema alle paratiroidi da problemi anche ai reni, infatti un’escrezione urinaria con più calcio e fosfato determina più facilmente la comparsa di calcoli renali. L’iperparatiroidismo è di solito dato da un tumore benigno ad una ghiandola delle paratiroidi. La cura di questo problema prevede la rimozione chirurgica di tale ghiandola anomala.
Quando invece l’attività delle ghiandole paratiroidi è ridotta eccessivamente si parla di ipoparatiroidismo. Tale condizione viene accompagnata da un abbassamento della calcemia. In forma acuta questa può dar luogo a crisi tetanica, cioè a spasmi muscolari dolorosi, e a disturbi nervosi. Se l’abbassamento è cronico si ha come conseguenza un deposito di calcio in differenti organi, specialmente a livello nervoso e oculare (si crea per esempio la cataratta). La cura di questo disturbo delle paratiroidi prevede una somministrazione di vitamina D attiva, cioè di calcitriolo, e di calcio. Di solito l’ipoparatiroidismo è una conseguenza postchirurgica, data da interventi nella zona del collo, della tiroide, quando accidentalmente viene asportata o danneggiata una di queste ghiandole.
Patologie secondarie delle paratiroidi
Neoplasia endocrina multipla
Questo tipo di patologia, detta anche MEN, ovvero multiple endocrine neoplasia, comprende tre sindromi di tipo genetico ereditario che sono caratterizzate dall’insorgenza di processi proliferativi di ghiandole endocrine. Questo tipo di patologia è ereditaria con trasmissione autosomica dominante, quindi è sempre necessario fare uno studio dei famigliari per una diagnosi precoce. Questi processi possono variare, ognuna delle forme di MEN ha caratteristiche proprie. Ricorrente è comunque l’iperparatiroidismo. Le neoplasie endocrine multiple prevedono tumori tutti composti da cellule che hanno origini neuroendocrine.
Questo tipo di disturbo a carico delle paratiroidi viene definito iperparatiroidismo secondario, poiché a differenza del tipo primario, non ha alla base un problema a carico di queste ghiandole, ma è una conseguenza di un’altra patologia.
Altre cause di paratiroidismo secondario
Tra le differenti cause del paratiroidismo secondario c’è anche la carenza di vitamina D, l’insufficienza renale di tipo cronico, la sindrome da malassorbimento (una classica complicazione di un intervento di by-pass intestinale). L’iperparatiroidismo può determinare i sintomi dell’ipercalcemia cronica: comparsa di calcoli renali, dolori addominali, stanchezza, depressione e confusione mentale. Queste manifestazioni si presentano di solito in modo graduale, anche se in alcuni casi possono invece apparire bruscamente. In questo casi si ha una crisi paratireotossica, che consiste in un urgenza medica su cui intervenire immediatamente. Con il tempo l’iperparatiroidismo può determinare la decalcificazione delle ossa, con conseguenze più o meno gravi: ossa fragili, soggette a fratture e cisti ossee, fino ad arrivare a deformazioni e all’osteopatia fibrosa cistica.
Diagnosi
I problemi alle paratiroidi vengono evidenziati da analisi del sangue, da cui emergono aumentati livelli di calcio nel sangue e di paratormone, in contrapposizione ad una riduzione della percentuale di fosforo. Per dirla in termini medici si riscontra ipercalcemia e ipofosforemia. Anche un esame delle urine può essere utile a fini diagnostici. Nell’urina infatti si può vedere un’escrezione troppo elevata di calcio e fosforo. Ad oggi vi sono anche le tecniche di imaging che possono mostrare le paratiroidi: ecografia, scintigrafia e risonanza magnetica nucleare possono infatti rilevare l’iperplasia delle paratiroidi, ovvero l’aumento anomalo del volume di una o più di queste ghiandole. Questi esami possono mostrare la presenza di un adenoma e possono essere usati anche per valutazioni pre operatorie.
La radiografia e la densitometria ossea sono altri strumenti di indagine che possono ricondurre alla scoperta di disturbi a carico delle paratiroidi. Esse infatti possono mettere in evidenza alterazioni dello scheletro caratteristici dei problemi a queste ghiandole: come demineralizzazione ed osteoporosi.
Trattamento
Il trattamento delle paratiroidi dipende dal tipo di problema presente a carico di queste ghiandole. In caso di ipertiroidismo la cosa migliore è l’asportazione chirurgica di una oppure di più paratiroidi anomale “impazzite”, che è l’unica cosa a momento conosciuta per dare miglioramenti. Se il rischio chirurgico per il paziente è troppo elevato e l’intervento di asportazione delle paratiroidi non può essere effettuato, si esegue una terapia medica basata sull’utilizzo di biofosfonati. Queste sostanze infatti inibiscono il riassorbimento dalle ossa e permettono di favorire il ripristino della normale calcemia (sono usati quindi anche per il trattamento dell’osteoporosi).
In alcuni casi si usano medicinali calcio mimetici, che agiscono direttamente sui recettori di calcio che sono presenti sulla ghiandola paratiroide: essi mimano la condizione di ipercalcemia, quindi viene inibita la secrezione di paratormone e viene abbassata anche la calcemia di riflesso. Ad ora, i calcio mimetici sono usati soprattutto se l’iperparatiroidismo è determinato dall’insufficienza renale di tipo cronico. In caso di ipoparatiroidismo si interviene cercando di normalizzare la percentuale di calcio nel sangue e quindi si somministra al soggetto calcio e vitamina D. Eventuali crisi tetaniche vengono risolte somministrando calcio per endovena.