dottore in studio - Foto di MART PRODUCTION/pexels.com
L’osteomielite si manifesta a causa di una infezione che ha colpito simultaneamente sia le ossa, che il midollo di un soggetto. Tale patologia è sostenuta da batteri, che determinano la formazione di pus, e possono essere sia gli stafilococchi che gli streptococchi. L’osteomielite può manifestarsi anche nella forma acuta, e quindi svilupparsi precocemente, oppure cronicizzarsi.
Ora riporteremo i farmaci più utilizzati nella terapia contro l’osteomielite, che devono essere scelti dal medico in base alla gravità della malattia ed allo stato generale di salute del malato:
1. Cefazolina GRP, Cefazil, Nefazol: appartengono alla classe delle cefalosporine di prima generazione, e devono essere somministrati in un quantitativo pari a 1-2 grammi ogni 6-8 ore. La dose giornaliera non deve superare i 12 grammi, e la terapia ha una durata massima di 6 settimane, ma può variare in base alla gravità dell’infezione. In presenza di osteomielite cronica, il trattamento antibiotico può durare anche 6 mesi.
2. Cefoprim, Tilexim, Zoref, Zinnat: tale farmaci appartengono anch’essi alle cefalosporine di seconda generazione, e devono essere somministrati per via parenterale, ovvero tramite endovenosa, con una dose pari a 1,5 g ogni 8 ore. La somministrazione ha una durata approssimativa di 6 settimane, e nella forma cronica, tale farmaco deve essere prolungato per altri 2 mesi.
3. Cefotaxima, Aximad, Lirgisin: questi farmaci appartegoino alle cefalosporine di terza generazione e devono essere somministrati nel malato per via endovenosa oppure intramuscolare, con una posologia variabile da 1 a 2 grammi ogni 6-8 ore. Il dosaggio non deve superare i 2 grammi ogni 4 ore ed in presenza di osteomielite acuta, il trattamento va prolungato per 4-6 settimane, mentre la forma cronica necessita di una somministrazione di circa 6 mesi.
L’osteomielite si manifesta mediante l’infezione da parte di microrganismi che possono colpire l’osso attraverso uno o più di tre metodi: il primo è mediante il flusso di sangue, per contiguità spaziale da parte di aree localizzate da infezione, oppure a causa di un trauma penetrante che determina anche le cause iatrogene come la protesi articolare, o l’esteosintesi di fratture, o il riempimento della radice dentale. Una volta che l’osso è stato attaccato da infezione, i leucociti penetrano nel sito infetto, con il tentativo di fagocitare tutti gli organi infetti, rilasciando in questa maniera una serie di enzimi che comportano la lisi dell’osso. Successivamente il pus si diffonde nei vasi sanguigni presenti nell’osso, alterando di conseguenza il flusso ed creando delle aree devitalizzate di osso infetto, meglio conosciute con il termine di “Sequestri Ossei” che sono alla base della patologia cronica.
L’osteomielite in forma cronica, può essere determinata dalla presenza di batteri intracellulari presenti all’interno delle cellule stesse delle ossa. Tali batteri, possono essere in grado di sfuggire ed invadere altre ossa, ed alcuni inoltre sono molto resistenti a trattamenti medici a base di antibiotici.
Tutti questi elementi, combinati tra loro possono spiegare la cronicità della patologia e la difficoltà che si presenta nell’eradicazione con conseguenti costi elevati e disabilità nel malato, che possono condurre anche verso l’amputazione di un arto. Quando si manifesta l’infezione in un neonato, questa può provocare artrite, mentre nei bambini grandi, ascessi subperiostici che si formano a causa del periostio che è attaccato alla superficie dell’osso e del midollo.
I maggiori responsabili dell’osteomielite sono i microrganismi che possono colonizzare sia le ossa che il midollo, a causa di diversi fattori, come una grave frattura esposta, un intervento chirurgico eseguito in condizioni igieniche scarse, oppure ad una ferita profonda o a causa della migrazione di un focolaio infetto verso il sangue, come ad esempio la tonsillite, l’otite, la faringite o i foruncoli. Una cosa importante da sottolineare, che la frattura si definisce esposta, quando ha provocato anche la lacerazione della cute ed esposizione esterna dell’osso coinvolto. Per prevenire la formazione di osteomielite cronica, è necessario intervenire tempestivamente con un trattamento mirato in ambiente chirurgico. Mentre si aspettano i soccorsi sanitari, è importante lavare la ferita con acqua fisiologica e successivamente coprirla con una garza sterile oppure con un tessuto pulito, ed in ogni caso, i frammenti ossei visibili, non devono essere mossi.
Come abbiamo introdotto, l’osteomielite è un’infezione di origine batterica che ha colpito l’osso ed il midollo ed è localizzata tendenzialmente a livello delle metafasi. Il quadro clinico di tale patologia si caratterizza principalmente per la presenza di febbre T> 37.5, per la leucocitosi GB > 13000/ml, per l’aumento della VES > 20mm/h, ed emocoltura positiva associata alla presenza di: segni localizzati di flogosi, positività della scintigrafia ossea con 99mmTc, alterazioni significative di osteomielite evidenziate tramite RX, TC oppure RMN1. L’osteomielite si può distinguere in tre differenti forme: quella cauta, subacuta e cronica. La forma acuta è quella che colpisce maggiormente i bambini in età pediatrica, ed insorge con febbre molto alta e dolore osseo, che può coinvolgere anche gli arti inferiori e superiori determinando zoppia e impossibilità dell’utilizzo dell’arto. L’incidenza di tale patologia nei bambini che vivono nei paesi sviluppati equivale a 1: 5000 casi all’anno, con una frequenza pari al doppio nel sesso maschile rispetto a quello femminile e tale evento si può attribuire anche alla maggiore incidenza di traumi nei maschi. Tendenzialmente l’osteomielite è più frequente nei bambini in età pediatrica per il rapido accrescimento osseo, con un picco di incidenza intorno a 3 anni.
Una tra le più frequenti localizzazioni dove si manifesta l’osteomielite è il femore o la tibia, seguito dagli arti superiori con una percentuale pari al 20% dei casi, seguiti dal calcagno che costituisce la seconda sede con maggiore incidenza, mentre cranio, rachide e bacino costituiscono il restante. L’osteomielite si manifesta con una insorgenza particolarmente acuta in età pediatrica, che comporta nel bambino forte dolore osseo presente specialmente durante la digitopressione, zoppia ed inutilizzo dell’arto colpito. Oltre a questi sintomi si possono manifestare calore e rossore sovrastante se il pus è riuscito a perforare il periostio e febbre settica, anche se quest’ultima non si manifesta fin dalla prima comparsa della sintomatologia. Il dolore evocato oppure spontaneo, è presente dal 65 al 100% dei casi di osteomielite infantile, mentre la limitazione delle funzionalità degli arti, si manifesta nel 50% dei casi e la pseudoparalisi in una percentuale variabile dal 52 all’84%.
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