Neuroscienze e violenza di genere: quali traumi sulla salute mentale?
La violenza contro le donne è un problema di salute pubblica globale e rappresenta uno dei principali fattori di rischio, di cattiva salute e di morte prematura per le donne e le ragazze (WHO, 2002). È un fattore di criticità urgente in quanto compromette la salute psico-fisica delle donne limitandone le libertà personali e condizionando la crescita del capitale umano e del sistema economico e sociale nel suo complesso. Le sue conseguenze sullo stato di salute della donna assumono diversi livelli di gravità che possono avere esiti fatali (femminicidio o interruzione di gravidanza), molto invalidanti (conseguenze da trauma, patologie sessuali o riproduttive, problemi ginecologici e infezioni sessualmente trasmesse, HIV, ecc.) e con un forte impatto psicologico e ricadute in termini di peggioramento complessivo dello stato di salute (Disturbo da Stress Post-Traumatico- PTSD, depressione, abuso di sostanze e comportamenti suicidari, disturbi alimentari e/o sessuali). Le stesse conseguenze possono perdurare lungo tutto l’arco della vita.
L’influenza dei traumi sulla salute mentale
Evidenze scientifiche dimostrano come l’influenza di questi traumi è causa di disturbi comportamentali ed emotivi che ricadono sulla crescita e il percorso esistenziale dei bambini che assistono alla violenza o che sono vittime dirette di abusi e maltrattamenti in ambito familiare, o scolastico.
Collaborazione scientifica con l’Università degli Studi di Ferrara- Dipartimento di Studi sulla Medicina di genere sulla violenza di genere. Promozione di ricerche e di attività formative sulla violenza contro la donna e il bambino nell’ambito degli aspetti sociali connessi alla riabilitazione dei traumatismi derivanti da eventi accidentali e violenti, della prevenzione della violenza relazionale su persone vulnerabili (donne e minori).
Violenza contro gli operatori
Collaborazione al Progetto Formativo ASL ROMA 2 della Regione Lazio “Prevenzione e gestione degli atti di violenza nei confronti degli operatori sanitari”. Gli operatori dei servizi sanitari presentano un significativo rischio di subire atti di violenza durante la propria attività lavorativa, rischio che, a giudicare dalle cronache recenti, appare in aumento. Si tratta di un fenomeno rilevante per il quale il Ministero della Salute ha emanato una specifica raccomandazione sull’argomento e ha inserito la “morte o grave danno in seguito a violenza su operatore” fra gli eventi-sentinella che devono essere segnalati attraverso il flusso SIMES.
Il fattore di rischio professionale
Nel 2002 l’OMS ha definito la violenza sul lavoro il più importante fattore di rischio professionale per la salute degli operatori sanitari. Le aggressioni, infatti, possono causare gravi conseguenze psicologiche e psichiatriche sugli operatori sanitari come lo stress, il burnout, il disturbo postraumatico da stress (PTSD), i disturbi d’ansia e i disturbi depressivi di forma moderata o grave. Tra gli obiettivi del Programma formativo è previsto il riconoscimento precoce dei comportamenti a rischio di violenza, l’acquisizione delle competenze per la gestione delle aggressioni e la promozione della consapevolezza degli operatori sanitari sulle conseguenze psicologiche e psichiatriche causate dalla violenza, uno tra i fattori più importanti e predittore di stress lavoro correlato.
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