morbo di crohn - Foto di MART PRODUCTION/pexels.com
Il morbo di Crohn è una malattia cronica dell’intestino che può manifestarsi a partire dal tratto gastrointestinale della bocca fino ad arrivare all’ano, provocando nel paziente diversi sintomi. La sintomatologia più comune è il forte dolore all’addome, e la diarrea, che potrebbe essere anche con tracce di sangue quando l’infiammazione è molto estesa; perdita di peso e vomito; ma oltre a questi sintomi, può causare complicazioni importanti anche ad altri organi ed apparati, come artrite, eruzione cutanea, infiammazione degli occhi, difficoltà della concentrazione e stanchezza generale.
Tale patologia viene considerata in medicina come una malattia autoimmune, ovvero una patologia in cui il sistema immunitario di un soggetto aggredisce il tratto intestinale provocando in questa maniera l’infiammazione, anche se è classificata come una malattia particolare infiammatoria intestinale. Grazie alla ricerca ci sono delle prove evidente della predisposizione genetica per questa patologia, e questo dunque ci porta a considerare che le persone con un familiare stretto affetto da questa malattia, sono ad alto rischio di sviluppo della patologia.
Tendenzialmente il morbo di Crohn colpisce gli adolescenti ed i ventenni, ma un picco elevato compare tra i cinquantenni ed i settantenni, anche se tale patologia può insorgere a qualsiasi età nella vita. Al momento, la medicina non ha a disposizione una cura farmacologica risolutiva, oppure un trattamento chirurgico definitivo. Il trattamento si base sulla sintomatologia e tende al mantenimento della remissione e alla prevenzione delle recidive.
Il nome Crohn deriva dal gastroenterologo statunitense Bernard Crohn, che nel 1932 ha descritto alcuni pazienti affetti da infiammazione dell’ileo terminale, ovvero la zona intestinale che solitamente è più colpita dalla patologia. Da qui deriva il termine ileite regionale, oppure enterite regionale.
Come abbiamo descritto precedentemente, il morbo di Crohn o malattia di Crohn, è una patologia infiammatoria intestinale molto grave. Tale patologia si manifesta nel tratto gastrointestinale ed in base alla regione colpita, è possibile classificarla come ileocolica di Crohn, ovvero che ha colpito l’ultimo tratto dell’intestino tenue che si collega a sua volta con l’intestino crasso, e l’intestino grasso. Il 30% dei casi prende il nome di ileite di Crohn e si manifesta appunto solo nell’ileo, mentre un 20% va a colpire direttamente l’intestino crasso, e prende il nome di di colite di Crohn. Quest’ultima può risultare particolarmente difficile da diagnosticare perché è altrettanto difficile distinguerla dalla rettocolite ulcerosa. Quando il morbo di Crohn ha colpito anche il tratto gastroduodenale, questo può provocare nel malato infiammazione allo stomaco ed anche nella prima parte dell’intestino tenue, che prende il nome di duodeno. La patologia può colpire qualsiasi tratto dell’apparato digerente partendo dalla bocca fino ad arrivare all’ano.
I soggetti che sono affetti da morbo di Crohn, molto raramente escono al di fuori delle tre classificazione che abbiamo elencato. Nella fase di sviluppo della patologia, la malattia può essere classificata in base al comportamento secondo quella che viene denominata “Classificazione di Vienna”. Le categorie con il quale può insorgere sono tre: la prima è “Stenosante”, la seconda è “Infiammatoria” e la terza è “Penetrante”. Nel primo caso si assiste ad un restringimento delle viscere che può determinare occlusione intestinale, oppure la modifica delle dimensioni delle feci. La malattia classificata “infiammatoria” determina appunto un’infiammazione senza la presenza di stenosi o fistole, mentre l’ultima classificazione, quella penetrante, potrebbe causare fistole tra l’intestino e le altre strutture.
Il morbo di Crohn è una patologia che ormai purtroppo ha colpito tutto il mondo e prevalentemente interessa le nazioni occidentali. Il rapporto che c’è tra il sesso femminile ed il sesso maschile è intorno a 1,35:1, ed i fumatori manifestano ben due volte di più la probabilità di sviluppare tale patologia rispetto a chi invece non fa uso di tabacco o sigarette. Ad essere colpiti dal morbo di Crohn sono attualmente circa 600.000 persone solo nel nord dell’America, mentre per il nord Europa va da 27 a 40 persone su 100.000 abitanti. L’incidenza annuale della patologia è di circa 3 nuovi casi ogni 100.000 abitanti negli Stati Uniti e tra i 4 ed i 10 nuovi casi ogni 100.000 abitanti in Gran Bretagna ed in Scandinavia.
Attualmente sembra che la malattia di Crohn sia in forre aumento nell’incidenza, e per questo la ricerca si sta muovendo per comprendere se alla base ci possono essere altri fattori scatenanti. Come abbiamo accennato in precedenza, il Crohn può esordire a qualsiasi età, ma il primo picco si manifesta nella seconda e terza decade, mentre il secondo tra la sesta decade e la settima. Ci sono dei gruppi etnici, come ad esempio gli Ebrei Ashkenaziti, dove il tasso di incidenza della patologia è nettamente più elevato rispetto alla media.
Oggi la ricerca sulla malattia di Chron è in continuo movimento verso la scoperta di nuove fonti, ed è stato quindi possibile notare come, in determinate famiglie, sia stato visualizzato con maggior presenza il morbo di Crohn. Grazie a questo è stato possibile così ipotizzare una predisposizione genetica specialmente al riguardo dell’antigene HLA-B27, anche se questo non è attualmente provato, e quindi i dubbi tra i ricercatori sono ancora aperti. Il morbo di Crohn colpisce maggiormente le donne, con età inferiore ai 20 anni, ma purtroppo si sta estendendo anche in persone con età inferiore.
Il morbo di Crohn come tutte le malattie infiammatorie, può causare in chi ne è affetto, una serie di sintomi sistemici. Se gli interessati alla malattia sono dei bambini ad esempio, la mancanza della crescita fisica è molto frequente, e spesso tale patologia viene diagnostica proprio per l’incapacità di un corretto sviluppo fisico, problematica in cui l’incidenza è pari al 30% dei bambini affetti dal morbo di Crohn. Uno dei sintomi molto ricorrente è la febbre che può superare anche i 38.5°, quando ci sono in corso delle complicazioni o ascessi.
Tra le persone anziane o adulte, la perdita del peso corporeo è una conseguenza probabile dovuta alla diminuzione della nutrizione, perché i pazienti affetti da Crohn sentono di stare meglio quando non assumono alimenti. Quando la patologia si è sviluppata in ampie zone dell’intestino tenue, il malato può soffrire di male assorbimento dei carboidrati o dei lipidi, che comporta una ulteriore perdita del peso corporeo. In presenza di deficit della nutrizione, dovuto al ridotto apporto di alimenti per anoressia e autorestrizione può a sua volta determinare steatorrea, anemia microcitica o anemia magaloblastica, edema, ipoprotidemia, demineralizzazione delle ossa, disidratazione e ipokaliemia.
La malattia di Crohn oltre a tali sintomi sopra elencati, può colpire anche diversi organi del malato. Tra gli organi colpiti c’è anche l’occhio, che si infiamma nella parte interna provocando forte dolore, specialmente quando l’organo si trova esposto verso la luce solare, determinando Uveite e Fotofobia. Tale infiammazione può colpire anche la parte bianca dell’occhio, ovvero la sclera, determinando una condizione clinica che prende il nome di Episclerite, che se non trattata tempestivamente così come la Uveite, potrebbe causare nel paziente la perdita della vista.
Le numerosi ricerche mediche hanno associato al morbo di Crohn, anche la malattia reumatologica, conosciuta in medicina come la spondiloartropatia sieronegativa. Questa si manifesta provocando infiammazione di una o più articolazioni, oppure delle inserzioni muscolari, e può interessare anche articolazioni grandi come il ginocchio oppure la spalla, oppure può colpire le piccole articolazioni sia delle mani che dei piedi. L’artrite può coinvolgere anche la spina dorsale, determinando nel paziente la spondilite anchilosante, quando ad essere coinvolta è l’intera struttura, o semplicemente può determinare la sacroileite solo quando è coinvolta una porzione minima della colonna vertebrale. I sintomi dell’artrite sono: forte dolore, sensazione di caldo, rigidità delle articolazioni, gonfiore, perdita della mobilità articolare o perdita della funzionalità articolare.
A causa di tale patologia, anche la pelle, il sangue ed il sistema endocrino possono essere colpiti. Una tipologia di manifestazione della cute è l’eritema nodoso, che si manifesta con noduli di colore rosso che solitamente compaiono sugli stinchi. A determinare l’eritema nodoso è l’infiammazione sottocutanea sottostante che è caratterizzata a sua volta da panniculite settale. Oltre a tale manifestazione è possibile un’altra lesione cutanea che prende il nome di Pioderma Gangrenoso, caratterizzato da un nodulo tendenzialmente molto doloroso ed ulcerato.
Chi soffre di morbo di Crohn è a forte rischio di coaguli di sangue, dolore e gonfiore della parte inferiore delle gambe e potrebbero essere segnali di trombosi venosa profonda, mentre la difficoltà di respirare potrebbe scaturire un embolia polmonare. Nella malattia di Crohn è molto comune l’anemia emolitica autoimmune, ovvero una condizione particolare in cui il sistema immunitario va ad attaccare in globuli rossi e può determinare nel paziente stanchezza, pallore in viso, e tutti i sintomi che si manifestano nell’anemia ed oltre a questo anche il Clubbing ovvero le dita ippocratiche una deformità delle dita causate dall’infiammazione cronica.
Nel 15% dei pazienti con morbo di Crohn, è stato possibile evidenziare malattie neurologiche come convulsioni, miopatia, ictus, neuropatia periferica, depressione e cefalea. In conclusione, la malattia di Crohn può causare anche l’osteoporosi, oppure l’assottigliamento delle ossa che a sua volta determinano un aumento del rischio di fratture ossee e soffrire di Cheilite Granulomatosa ed altre forme di tale patologia.
Il trattamento farmacologico per la malattia di Crohn si base sulla somministrazione di farmaci antibiotici quando si tratta di gestire infezioni, ed invece di medicinali antinfiammatori o corticosteroidi quando bisogna ridurre l’infiammazione. Una volta che i sintomi sono in remissione, il trattamento consiste nel mantenimento, in maniera tale da evitare le recidive della sintomatologia. Un impiego prolungato di corticosteroidi può determinare l’insorgenza di effetti collaterali importanti ed è per questo che non vengono utilizzati per il trattamento a lungo termine. In alternativa a tali farmaci ci sono gli aminosalicilati che molto spesso però non sono ben tollerati dai pazienti, e richiedono a sua volta dei farmaci immunosoppressori.
I farmaci più utilizzati per il morbo di Crohn per trattare la sintomatologia sono: Mesalazina 5-ASA, Prednisone, Modulatori del Sistema Immunitario come ad esempio l’Azatriopina, la Mercaptuporina ed il Metotrexato. Attualmente sono entrati in terapia gli anticorpi monoclonali come l’Infliximab, l’Adalimumab ed il Certolizumab Pego. Grazie a recenti studi, è stato possibile evidenziare come la cannabis possa avere effetti positivi sull’andamento della patologia.
Nell’ultimo decennio, l’incidenza del Crohn sulla popolazione occidentale è andata sempre più aumentando, sia per le migliorate tecniche diagnostiche, sia per una serie di fattori difficilmente individuabili con certezza. Comunque questa aumentata incidenza, ha fatto si che il Morbo di Crohn sia stato portato alla sensibilizzazione dell’opinione pubbliche e abbia, soprattutto, destato maggiori e più attente ricerche mediche, che lasciano sperare in un futuro migliore per tutti i malati.
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