Dunque, si tratta di una condizione più complessa del “semplice” ipertoiridismo, e che non va confusa con esso.
Molte persone che ad esempio sono soggette a oftalmopatia di Graves non hanno ipertiroidismo, mentre oltre al morbo di Basedow, esistono diverse altre cause di ipertiroidismo.
Tiroide ed ipertiroidismo
Per poter comprendere nel migliore dei modi cosa sia il morbo di Basedow, bisogna compiere un piccolo passo indietro ricordando, anzitutto, cosa sia la tiroide e cosa sia l’ipertiroidismo.
La tiroide è una ghiandola endocrina che è localizzata nel collo. Tra le sue funzioni spiccano anche quelle di produzione della tiroxina e della triiodiotironina, due ormoni che possono contribuire a regolare il metabolismo dell’organismo. Il corretto funzionamento della tiroide è a sua volta gestito dall’ipofisi, che produce l’ormone TSH.
Quando si soffre di ipertiroidismo, la funzione della tiroide è “eccessiva”, ovvero produce una quantità eccessiva di ormoni.
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La prevalenza della malattia di Graves è stimata, in UK, intorno all’1.85%. La patologia rende conto del 60-80% di tutti gli ipertiroidismi, con una frequenza nettamente superiore nel sesso femminile ed un picco di incidenza compreso tra i 40 e i 60 anni.
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Maggiormente diffusa nelle donne tra i 20 e i 40 anni, l’ipertiroidismo genera una condizione di catabolismo, ovvero di accelerazione del proprio metabolismo, con conseguente sudorazione eccessiva, palpitazioni, tremori, stanchezza muscolare, perdita di peso, irritabilità, ansia, diarrea, prurito, disturbi oculari, e così via.
Dall’ipertiroidismo al morbo di Basedow
Fin qui, come sopra brevemente descritto, un “recinto” nozionale dell’ipertiroidismo. In tal senso, la malattia di Basedow / Graves è una forma di ipertiroidismo su base autoimmune che viene contraddistinta per la presenza nel sangue del paziente di anticorpi che stimolano il TSH presente nelle cellule della tiroide (e dunque la produzione di ormoni tiroidei) e l’incremento diffuso del volume della tiroide (quello che, pochi paragrafi fa, avevamo indicato come il secondo elemento caratterizzante la tiroide, il gozzo).
Diagnosi
Il morbo di Basedow è diagnosticato in prima battuta con un esame fisico del paziente. La conferma si avrà naturalmente mediante il dosaggio degli ormoni della tiroide e del TSH.
Si procederà inoltre al dosaggio degli anticorpi anti-tiroide e in particolare degli anticorpi anti-recettore del TSH.
L’esame eco-color doppler della tiroide sarà poi necessario per poter volutare il volume tiroideo, la presenza di eventuali noduli e la vascolarizzazione della ghiandola.
Come si cura
Il morbo di Basedow si cura intervenendo sull’ipertiroidismo in maniera tale che il paziente possa essere ricondotto in una situazione di normale funzione della tiroide con conseguente miglioramento della sintomatologia clinica dello stesso.
Al momento della diagnosi al paziente sarà consigliato un periodo di riposo fisico di qualche settimana, in coincidenza con l’avvio della terapia medica.
Lo specialista procederà dunque a individuare il miglior medicinale per poter fronteggiare la specifica situazione, individuando altresì la posologia opportuna.
Quanto sopra non significa, come ben noto, che la remissione dell’ipertiroidismo sia duratura (lo è in circa 3 casi su 10). Questo significa che, alla fine della terapia a base di farmaci, in caso di recidiva di malattia, potrebbe essere indicata l’asportazione chirurgica della tiroide o la terapia radiometabolica con ionio radioattivo.
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La tiroidite cronica di Hashimoto è un processo infiammatorio autoimmune della tiroide. La tiroidite cronica di Hashimoto, è una particolare forma di tiroidite caratterizzata da una cronica infiltrazione linfocitaria
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A far propendere lo specialista verso l’uno o l’altro suggerimento saranno le condizioni cliniche del paziente, la presenza o meno di oftalmopatia (un altro dei sintomi che possono accompagnare il morbo di Basedow) e le caratteristiche morfologiche della tiroide (la presenza di noduli, le loro dimensioni, ecc.).
Nel caso in cui il paziente sia in gravidanza, la terapia dovrà basarsi su un’attenta condivisione con il proprio medico curante e con il proprio specialista, della cura farmacologica, tenendo in considerazione la particolare condizione che si sta vivendo.
Bibliografia
- Joseph C. Segen, Dizionario di medicina moderna (Concise dictionary of modern medicine), Milano, McGraw-Hill, 2007. ISBN 978-88-386-3917-3.
- A Fumarola, Di Fiore A, Dainelli M, Grani G, Calvanese A, Medical treatment of hyperthyroidism: state of the art., in Experimental and clinical endocrinology & diabetes, vol. 118
Voci correlate