Disturbi digestivi

Milza ingrossata: cause, sintomi e cure della splenomegalia

Nella maggior parte dei casi si tratta inoltre di una condizione priva di sintomi nelle sue fasi iniziali, ed è scoperta solo dal medico durante una visita di routine. Ad ogni modo, in tali fasi è scoperta principalmente mediante ecografia, considerato che si nota alla palpazione solo quando l’organo è grande il doppio del normale.

Contrariamente a quanto superficialmente si è portati a ritenere, la milza non è un organo “inutile”. Si tratta infatti di un elemento dell’addome, dalla consistenza spugnosa, e dal posizionamento nella parte sinistra dello stomaco, che ha il principale obiettivo di filtrare il sangue per poterlo ripulire dai globuli rossi invecchiati e non più attivi, favorendo altresì la produzione di globuli bianchi, e divenendo quindi la maggiore efficienza delle proprie difese immunitarie.

È inoltre un organo che funge da riserva di ferro e piastrine. In condizioni normali, la milza ha le dimensioni di un pugno. Tuttavia, diverse condizioni possono ingrossare tale organo dando seguito alla già ricordata splenomegalia: quando la milza diviene palpabile al tatto, significa che ha raggiunto dimensioni doppie rispetto a quelle normali.

Come riconoscere la milza ingrossata?

La milza ingrossata, come abbiamo affermato in apertura di questo approfondimento, non è una vera e propria malattia, ma è il sintomo di altre patologie. Fin quando la milza non raggiungere delle dimensioni importanti non vi sono nemmeno dei sintomi tangibili: quando invece l’organo è sufficientemente ingrossato, si avverte una sensazione di dolore e un senso di appesantimento nella parte sinistra dell’addome. Si avvertirà inoltre un senso di sazietà che è determinato dallo schiacciamento dello stomaco sulla parte laterale, pallore, debolezza generale, eccessiva sensibilità alle infezioni, ematomi e fragilità capillare.

Perché si soffre di milza ingrossata?

Come più volte ricordato, sono numerose le cause che possono determinare l’ingrossamento della milza che, a sua volta, è un organo molto importante per il nostro corpo, considerato che sono numerosi le funzioni che svolge, soprattutto per il mantenimento dell’equilibrio della composizione del sangue.

Per quanto concerne l’elenco delle determinanti più frequenti, nel nostro Paese la causa più comune di splenomegalia è sicuramente la mononucleosi infettiva, seguita da infiltrazione di cellule tumorali nei pazienti affetti da leucemia o linfoma. Altre determinanti possono essere ricondotte alle malattie del fegato e alle infezioni di natura batterica. Altrettanto lunga può essere la lista delle cause che possono determinare l’ingrossamento della milza.

Tra le principali, possiamo sicuramente accennare alle infezioni virali come la mononucleosi, o quelle batteriche come le endocarditi, o ancora quelle parassitarie come la malaria e la leishmaniosi. È inoltre possibile che la milza ingrossata possa essere figlia di ipertensione portale causata da malattie epatiche come la cirrosi o la trombosi della vena splancnica, vari tipi di anemia emolitica, neoplasie del sangue, disordini metabolici, e così via.

Come rimediare alla milza ingrossata?

Non essendo una malattia, la milza ingrossata viene trattata di riflesso, con il medico che affronterà la malattia che ha determinato la splenomegalia. In alcuni casi, non essendo possibile rimuovere la determinante che ha causato l’ingrossamento dell’organo, né ridurne la sua gravità, si può rendere necessario l’intervento di asportazione.

Di qui, il grande equivoco che spesso sorge intorno alla milza. Sebbene vivere senza milza sia possibile, ciò non significa che questo organo sia inutile, anzi. E’ infatti chiaro che il paziente avrà un rischio maggiore di contrarre infezioni proprio a causa della sua assenza: pertanto, è opportuno che il paziente segua una dieta che possa rafforzare efficacemente il sistema immunitario, evitando inoltre cibi grassi o elaborati, e incrementando il consumo di frutta e di verdura. Per quanto concerne le modalità di cucina, privilegiare il vapore rispetto a metodi più elaborati.

Come trattare la milza ingrossata

FOTO: stock/adobe.com

È altrettanto intuibile che il trattamento della milza ingrossata dipenderà dalla malattia di base. La condizione è reversibile nel caso in cui venga risolta la patologia responsabile, ma in altri casi, soprattutto a causa delle elevate dimensioni e delle complicanze associate, o per l’impossibilità di cura, il chirurgo opterà per l’asportazione dell’organo mediante intervento di splenectomia.

Tuttavia, la scelta di praticare tale intervento è oggi fortemente minoritaria: come già ricordato, sebbene la milza non sia un organo vitale, nel caso di asportazione si corre il rischio di contrarre infezioni, anche significative. Per questo motivo, in preparazione all’intervento di splenectomia i pazienti devono essere vaccinati contro Haemophilus influenzae, Streptococcus pneumoniae e meningococco, e devono inoltre ricevere vaccinazioni anti-influenzali annuali.

Un’alternativa alla milza ingrossata è la riduzione dell’organo mediante somministrazione di radiazioni ad alta energia. Si tratta di un trattamento praticato in alcuni specifici casi, che vi consigliamo naturalmente di approfondire con il vostro medico curante, il quale potrà ben illustrarvi ogni ipotesi di risoluzione di qualsiasi problema.

Complicazioni

Non sempre la milza ingrossata è una condizione duratura e, comunque, in grado di arrecare seri danni al proprio organismo.

Tuttavia, ci sono almeno due potenziali complicazioni di una milza ingrossata che bisognerebbe tenere a mente:

  • infezioni: una milza ingrossata può ridurre il numero di globuli rossi sani, piastrine e globuli bianchi nel sangue, portando a infezioni più frequenti. Sono possibili anche anemia e aumento delle emorragie;
  • rottura della milza: anche la milza sana è facilmente danneggiabile, soprattutto negli incidenti d’auto o nei traumi fisici equiparabili. La possibilità di rottura è però molto maggiore quando la milza è ingrossata. La sua rottura può causare sanguinamento, a volte mortale, nella cavità addominale.

Diagnosi

Generalmente una milza ingrossata viene rilevata durante un esame fisico. Il medico è infatti in grado di sentirla al tatto, palpando delicatamente la parte superiore sinistra dell’addome. Tuttavia, in alcune persone – soprattutto quelle più magre – durante l’esame si può talvolta sentire una milza sana e di dimensioni normali.

Prima di confermare la diagnosi, il medico potrà aiutarsi con:

  • esami del sangue, come l’emocromo completo per controllare il numero di globuli rossi, globuli bianchi e piastrine nel vostro sistema;
  • ecografia o tomografia computerizzata (TC) per aiutare a determinare le dimensioni della milza e l’affollamento di altri organi;
  • risonanza magnetica (MRI), per tracciare il flusso sanguigno attraverso la milza.

I test con le immagini non sono comunque sempre necessari per diagnosticare una milza ingrossata.

Solo alcune volte, potrebbe essere in realtà necessario effettuare ulteriori test per trovare la causa di un ingrossamento della milza, come i test sulla funzionalità epatica e un esame del midollo osseo. Questi test sono infatti in grado di fornire informazioni più dettagliate sulle cellule del sangue rispetto al sangue che viene prelevato da una vena.

Infine, in alcune ipotesi un campione di midollo osseo solido viene talvolta rimosso in una procedura chiamata biopsia del midollo osseo. Oppure si può programmare un’aspirazione del midollo osseo, che rimuove la parte liquida del midollo. Sia i campioni di midollo osseo liquido che solido vengono solitamente prelevati dal bacino, con l’inserimento di un ago nell’osso attraverso un’incisione, in condizioni di anestesia generale o locale.

In caso estremo

La rimozione elettiva della milza richiede comunque un’attenta considerazione. Si può infatti vivere una vita attiva senza milza, ma è più probabile che si contraggano infezioni gravi o addirittura mortali dopo la sua rimozione. Si può dunque ipotizzare un trattamento differente come, a volte, la sottoposizione a specifiche radiazioni.

Ricordiamo altresì come dopo la rimozione della milza, alcuni comportamenti possono aiutare a ridurre il rischio di infezione, tra cui:

  • una serie di vaccinazioni sia prima che dopo la splenectomia, come i vaccini pneumococco, meningococco e per l’influenza emofila, che proteggono da polmonite, meningite e infezioni del sangue, delle ossa e delle articolazioni;
  • assunzione di penicillina o altri antibiotici dopo l’operazione e ogni volta che il medico sospetta la possibilità di un’infezione;
  • contattare il medico al primo segnale di febbre;
  • evitare di viaggiare in parti del mondo dove alcune malattie, come la malaria, sono comuni.

Precauzioni non farmacologiche

Ci sono poi alcuni comportamenti non farmacologici che potranno venirvi incontro. In particolare, sarebbe opportuno evitate gli sport di contatto – come il calcio – e limitare altre attività a potenziale trauma, riducendo così il rischio di rottura della milza.

È anche importante indossare la cintura di sicurezza: in caso di incidente d’auto, una cintura di sicurezza può aiutare a prevenire lesioni alla milza.

Infine, assicuratevi di mantenere aggiornate le vostre vaccinazioni perché il rischio di infezione senza milza aumenta. Ciò significa almeno un vaccino antinfluenzale annuale e un richiamo per il tetano, la difterite e la pertosse ogni 10 anni. Chiedete al vostro medico se avete bisogno di ulteriori vaccini.

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