ricercatrice - Foto di Pixabay/Pexels.com
I disturbi del sonno sono parte integrante delle malattie neurodegenerative e comprendono l’insonnia, l’interruzione del ciclo sonno-veglia, l’eccessiva sonnolenza diurna che può manifestarsi come sonnolenza persistente o improvvisa insorgenza di episodi di sonno, apnea ostruttiva e centrale del sonno, disturbo del comportamento del sonno con movimento rapido degli occhi, e sindrome delle gambe senza riposo. L’origine di questi disturbi del sonno è multifattoriale e comprende la degenerazione delle aree cerebrali che modulano il sonno, i sintomi della malattia e l’effetto dei farmaci. Il trattamento dei disturbi del sonno nei pazienti con malattie neurodegenerative dovrebbe essere individualizzato e includere terapia comportamentale, igiene del sonno, terapia della luce intensa, melatonina, ipnotici, agenti che promuovono il risveglio e pressione positiva continua delle vie aeree.
Oltre al progressivo peggioramento dei sintomi neurologici come anomalie dell’andatura, tremore, spasticità e deficit di memoria, molte persone con malattie neurodegenerative soffrono anche di disturbi del sonno come insonnia, eccessiva sonnolenza diurna o attività motoria anomala durante il sonno. La maggiore prevalenza di disturbi del sonno in questa popolazione non è solo secondaria ai sintomi neurologici sottostanti, ma anche una conseguenza del danno alle regioni del cervello che controllano il sonno, spesso colpite nei disturbi neurodegenerativi.
Ad esempio, il disturbo del comportamento del sonno REM (Rapid Eye Movement) può presentarsi anni o decenni prima che siano presenti altri sintomi o segni neurologici e può servire come biomarcatore precoce per condizioni neurodegenerative come il morbo di Parkinson o altre sinucleinopatie. Nonostante un crescente apprezzamento dell’importanza del sonno in questa popolazione, i disturbi del sonno spesso rimangono non diagnosticati e non trattati. È importante che i medici riconoscano e gestiscano correttamente i disturbi del sonno perché il trattamento può migliorare i sintomi della malattia neurodegenerativa e la qualità della vita sia del paziente che di chi lo assiste. L’ulteriore corpus di prove che collegano i disturbi circadiani con i disturbi neurodegenerativi proviene da studi che studiano i marcatori molecolari circadiani in pazienti con malattie neurodegenerative.
La malattia di Alzheimer (AD), la malattia neurodegenerativa più comune, è stata a lungo associata al sonno e ai disturbi circadiani. Prove recenti suggeriscono fortemente una relazione bidirezionale tra AD e interruzione del sonno/circadiano. I cambiamenti del sonno che accompagnano l’invecchiamento sono accentuati tra gli individui affetti da AD. Nell’AD, il sonno diventa frammentato portando a un tempo totale di sonno più breve, si può sviluppare un’eccessiva sonnolenza con successivi sonnellini frequenti e il tramonto è spesso associato a cambiamenti comportamentali e agitazione. Questi cambiamenti non riguardano solo i pazienti, ma possono causare uno sforzo significativo ai loro caregiver.
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