Il linfoma è in ogni caso un tumore, in questo caso specifico un tumore le cui origini avvengono nel sistema linfatico di un corpo umano. Vale a dire in quei tessuti ed in quelle cellule il cui scopo è quello della difesa dell’organismo nel quale si trovano dalle malattie e da qualsiasi agente esterno di natura patologica. Oltre che, ovviamente, di garantire che i fluidi circolino correttamente all’interno del corpo umano.
Il sistema linfatico si compone di vasi i quali contengono all’interno del loro lume la linfa.
La linfa è un fluido che al suo interno trasporta i materiali che devono essere espulsi, scartati, dall’organismo, i liquidi presenti in quantità eccedente il normale che provengono da altri tessuti, e, infine, trasporta anche i linfociti ed altre cellule appartenenti a quello che viene denominato il “sistema immunitario”.
Fanno parte del sistema linfatico anche i linfonodi, che si caratterizzano per essere degli agglomerati cellulari composti sostanzialmente dagli stessi linfociti (una particolare varietà di globuli bianchi), ma anche da altre cellule del sistema immunitario e che aumentano di volume quando l’organismo viene attaccato da un processo infettivo che va immediatamente combattuto.
Tornando all’argomento di questo articolo, il linfoma non Hodgkin può trovare terreno fertile per attecchire in svariati organi, quindi non solo nei linfonodi, ma anche nel sistema nervoso centrale (SNC), nella cute, nell’intestino e nello stomaco.
Per cosa si caratterizza?
Un linfoma del tipo non Hodgkin si differenzia da quelli Hodgkin in quanto non vi sono al suo interno le cosiddette cellule di Reed-Sternberg. Tale assenza comporta un metodo di trattamento differente, di cui parleremo dopo aver analizzato l’eziologia di tale tumore.
Diffusione
I linfomi non Hodgkin (anche detti più brevemente LNH) fanno parte di una famiglia di tumori alquanto eterogenea, tumori che affliggono tipicamente la popolazione italiana costituita dagli adulti e dagli anziani, rappresentando nel nostro paese all’incirca un tre percento della totalità delle neoplasie riscontrate in Italia.
Purtroppo pare che l’incidenza stia aumentando e la stima del Registro Tumori AIRTUM hanno registrato nel 2013, ad esempio, quasi settemila nuovi casi nel sesso maschile e circa seimila in quello femminile.
Il dato positivo è che, grazie alle nuove scoperte in campo medico, proprio relativamente alla cura dei tumori, la mortalità da tumore non Hodgkin è restata invariata nonostante l’evidente aumento dell’incidenza di questo tipo di tumori.
Diverse tipologie del linfoma non Hodgkin
Non esiste un unico tipo di linfoma non Hodgkin (LNH), e proprio a causa di ciò non è operazione facile riuscire ad ottenere una univoca classificazione dello stesso.
Nel passato si contavano diversi sistemi per classificare tale tumore e questi facevano conto su molteplici tipi di criterio per l’identificazione dei vari sottotipi di patologia (stiamo parlando di svariate decine di sottotipi).
I criteri erano fondati innanzitutto sulla morfologia delle stesse cellule appartenenti al tumore, morfologia studiata, ovviamente, al microscopio. Di recente, essendo state realizzate delle metodologie di indagine più sofisticate, si sono proposte nuove ulteriori classificazioni. Una, molto recente, è quella che ha proposto l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità).
Tipicamente si fa la distinzione tra i linfomi non Hodgkin che hanno derivazione dai linfociti di tipo B (parliamo di quasi il 90% dei casi), rispetto a quelli che hanno derivazione dai linfociti di tipo T.
Correlato: Che differenza c’è tra linfoma hodgkin e non hodgkin
La diagnosi differenziale tra i due tipi di linfoma si pone con l’esame istologico, ossia lo studio delle cellule e dei tessuti al microscopio, oppure con l’analisi molecolare, che consiste nello studio delle modificazioni genetiche nel DNA delle cellule malate.
Sito web: https://www.aimac.it/
Quali sono gli individui più a rischio?
Non si conoscono con particolare precisione i fattori di rischio relativi al linfoma non Hodgkin. All’interno del gruppo di quelli che non si possono modificare, vale a dire su quelli per i quali non esiste alcuna possibilità di intervento, troviamo il sesso e l’età anagrafica.
Come anticipato, anche l’età costituisce un fattore di rischio: intorno ai 65 anni l’individuo, soprattutto se maschio (come già visto) è maggiormente a rischio rispetto a questa patologia.
Solo alcune varietà del linfoma non Hodgkin è più comune nel sesso femminile rispetto a quello maschile.
Un altro fattore di rischio ascrivibile a questa patologia è l’eventuale esposizione a taluni tipi di radiazioni, per esempio quelle dovute a certo tipo di trattamento medico, ed anche a talune sostanza di natura chimica, tra le quali menzioniamo alcuni insetticidi, alcuni erbicidi.
Un fattore di rischio per il linfoma non Hodgkin assai importante è rappresentato da tutti i casi di malfunzionamento del sistema immunitario. Per esempio infezioni dovute all’HIV (AIDS), alcuni tipi di malattia autoimmune, qualche terapia a base di un farmaco contro il rigetto effettuata a seguito di un intervento chirurgico di trapianto, ecc.
Una infezione particolare, quella causata dal virus di Epstein – Barr, vale a dire il virus che causa la mononucleosi infettiva, può rendere l’individuo più a rischio di contrarre il linfoma non Hodgkin, esattamente al pari di quanto può verificarsi in caso di infezione ad opera del batterio Helicobacter pylori, e, infine, anche da altri microorganismi patogeni che effettuano una incessante stimolazione sul nostro sistema immunitario.
Cause principali
Il linfoma non Hodgkin si manifesta a causa delle alterazioni molecolari che interessano i linfociti B e quelli di tipo T, cioè globuli bianchi che si riproducono a livello del sistema linfatico in modo anomalo e senza regole.
Sulla base di tale sovrapproduzione, il paziente presenterà un ingrossamento delle ghiandole linfatiche a livello di collo, ascelle ed inguine; in alcuni casi tuttavia il linfoma si manifesta nelle ossa, nel midollo e nell’intestino.
Correlato: cosa significa linfoma indolente
I linfomi indolenti si sviluppano lentamente, possono non causare sintomi e di solito rispondono bene alle cure, quando queste si rendono necessarie.
Sito web: http://www.ematologia-pavia.it/
Sintomatologia
Oltre alla febbre, al gonfiore nodulare al collo, a dolori addominali e alle sudorazioni notturne eccessive, non vi sono altri sintomi peculiari di questo linfoma; per questo spesso si evidenzia questo tumore in coincidenza con altri fattori, quali:
- La manifestazione dell’AIDS;
- le malattie autoimmuni;
- il fumo;
- le infezioni di virus come l’herpes;
- l’ esposizione ai raggi ultravioletti prolungata;
- il contatto con agenti chimici, concimi e pesticidi..
Inoltre può capitare che un linfoma non Hodgkin, anche nella fase acuta, non presenti alcuna sintomatologia, motivo per cui il paziente può convivere per anni con la patologia senza accorgersene e non riuscire a curarsi nella maniera opportuna e in tempi utili.
Per quanto riguarda invece la classificazioni di questi tumori del sistema linfatico, essi possono essere suddivisi in due grandi gruppi principali:
- Linfomi a crescita lenta;
- Linfomi a crescita rapida.
I linfomi a crescita lenta hanno un basso grado di malignità tumorale, mentre quelli a crescita rapida spesso si manifestano improvvisamente, e si caratterizzano per un alto grado di malignità.
Esistono comunque altri tipi di classificazione, sulla base della morfologia, del tipo di cellule da cui essi sono composti, dal tipo di noduli e dal tipo di linfociti che vanno a subire deformazioni strutturali.
Come si riesce a diagnosticare un linfoma non hodgkin?
Per effettuare la diagnosi di un linfoma del tipo non Hodgkin si inizia per prima cosa con l’effettuare una visita medica, in base alla quale si effettueranno ulteriori accertamenti mediante le analisi del sangue.
Da questo esame si andranno a valutare i parametri dell’enzima lattato-deidrogenasi, il quale tende ad aumentare nel momento in cui un soggetto viene colpito da questa patologia tumorale.
Qualora tali livelli fossero particolarmente elevati, il medico curante prescriverà al paziente una radiografia toracica per valutare l’entità del probabile tumore. Se la sua presenza viene localizzata e diagnosticata, si procederà infine ad effettuare una biopsia su un linfonodo, al fine di classificarlo e di conoscere le sue caratteristiche peculiari.
Una volta avuto il quadro clinico completo, lo specialista oncologo procederà poi con la cura più dionea per il tipo di linfoma non Hodgkin diagnosticato.
Correlato: Cos’è il linfoma di Burkitt
Il linfoma di Burkitt è giudicato una forma di linfoma non Hodgkin, che si distingue per la sua rapida progressione; compare, in genere, in seguito all’infezione provocata dal virus di Epstein-Barr, lo stesso che provoca la malattia del bacio trasmessa per mezzo di saliva infetta (mononucleosi).
Sito web: https://www.msdmanuals.com/
Terapie d’intervento
Grazie alle continue ricerche nel campo dell’oncologia, la terapia antitumorale ha ottenuto esiti positivi anche su questo specifico tipo di tumore, e ha riscontrato percentuali significative di guarigioni. I principali metodi di cura rimangono sempre la chemioterapia, la radioterapia e il trapianto di cellule staminali.
Sono inoltre state sperimentate alcune terapie di tipo biologico, le quali prevedono la somministrazione per via endovenosa di proteine di sintesi, le quali riescono a legarsi alle cellule tumorali, coadiuvando il sistema immunitario nell’eliminazione delle cellule cancerogene interne al linfoma.
In altri casi meno frequenti, l’oncologo potrà procedere all’asportazione chirurgica del linfoma affetto da tumore, in modo tale da tentare una risoluzione definitiva prima di eventuali formazioni neoplasiche dovute a metastasi che si diffondono all’interno dell’organismo. Ovviamente anche se i metodi di intervento e di cura sono molteplici, le possibilità di guarigione rimangono soggette a percentuali che dipendono soprattutto dal tempo trascorso tra la formazione e la diagnosi del tumore.
Bibliografia
- Manuale di ematologia. Minerva Medica; 2014
- Malattie del sangue e degli organi ematopoietici. Gianluigi Castoldi, Vincenzo Liso; Ed. McGraw-Hill Education; 2017
- Le basi cellulari delle malattie onco-ematologiche. Alexis Grande; Ed. Libreria Universitaria; 2017
Voci correlate