Si tratta in pratica della dilatazione permanente di una arteria, sia essa cerebrale che addominale o di qualunque altra localizzazione, in seguito alla quale il vaso assume la forma di un palloncino e che trova il suo punto debole nell’are a minor resistenza del vaso. Dalla sua insorgenza, in genere conseguenza di una malattia aterosclerotica, l’aneurisma continua a gonfiarsi fino a raggiungere notevoli dimensioni con conseguente alto rischio di una rottura improvvisa e conseguente emorragia.
In genere è più pericoloso l’aneurisma che interessa l’aorta addominale, il vaso più grande del corpo umano, e proprio per questa sua caratteristica, in caso di rottura, si verificherebbe una massiccia emorragia che può causare la morte in pochi minuti.
L’incidenza di questa patologia è in continuo aumento anche se questo si ritiene sia dovuto alle attuali possibilità diagnostiche, strumenti che in un passato non tanto recente non esistevano o erano poco diffusi. Del resto, va anche detto che difficilmente ci si sottopone ad una TAC o ad una risonanza magnetica in assenza di sintomi, per cui è possibile ritenere che l’incidenza della patologia sia sottostimata. Per quanto riguarda l’aneurisma dell’aorta addominale invece, l’esame da effettuare per una diagnosi corretta è meno impegnativo e di più facile esecuzione dal momento che bastano una ecografia addominale o, meglio, un ecocolor-doppler arterioso addominale per diagnosticarlo.
I soggetti interessati da questa patologia sono, generalmente, quelli oltre i 40 anni, con un incremento significativo con l‘avanzare dell’età mentre i bambini molto raramente sono interessati da questa patologia.
I casi, rari per fortuna, che si verificano sono riconducibili a malformazioni congenite.
L’aneurisma è asintomatico e silente e, in particolar modo, l’aneurisma dell’aorta addominale, definito proprio per questa sua caratteristica silent killer. La situazione è diversa, invece, per l’aneurisma cerebrale il quale è in genere asintomatico se di piccole dimensioni, ma quando queste cominciano a diventare significative e di conseguenza preoccupanti, possono dare dei sintomi che devono essere considerati dei veri e propri campanelli d’allarme.
Cefalee, disturbi visivi, crisi epilettiche, disturbi della deambulazione e del linguaggio sono i segnali da non sottovalutare e dovrebbero far prendere in considerazione l’opportunità di effettuare un esame diagnostico specifico in modo da giungere rapidamente ad una diagnosi certa e definitiva in modo da poter prendere le misure necessarie per risolvere il problema prima che sia troppo tardi.
E’ evidente che gli effetti della rottura di un aneurisma sono direttamente proporzionali alla sua grandezza e alla quantità di sangue che si va a riversare all’interno del cranio. Sia in caso di sanguinamento che di emorragia di vaste dimensioni i sintomi sono pressoché identici, tranne che per la loro intensità. Cefalea improvvisa, vomito incoercibile di origine encefalica, svenimento e, per ultimo coma sono i chiari segnali che dovrebbero indurre ad un immediato ricovero in una struttura ospedaliera del soggetto colpito.
Nei casi più gravi si può arrivare ad uno stato di coma con danno cerebrale, molte volte, irreversibile.
In questi casi l’esito purtroppo è nefasto nel giro di qualche ora per il 30% dei soggetti colpiti, un altro 30% subirà la stessa sorte nel giro di qualche giorno in ospedale, un 20% riporterà dei danni permanenti invalidanti e, infine, l’altro 20% avrà buone probabilità di riprendersi dopo una adeguata riabilitazione.
Nel caso invece si arrivi ad una diagnosi prima del verificarsi di una rottura dell’aneurisma, l’intervento chirurgico rappresenta il trattamento d’elezione sostituendo il tratto di aorta danneggiato con una protesi tubolare in polipropilene.