Categories: Notizie

Ischemia cerebrale: Sintomi e fattori di rischio

Tra i principali fattori di rischio dell’ischemia cerebrale si possono certamente ricordare le patologie cardiovascolari, l’età avanzata, uno stile di vita non corretto. Bisogna inoltre ricordare che a incrementare il rischio di trombosi e di aterosclerosi possono essere il fumo, l’alimentazione scorretta, l’obesità, la scarsa attività fisica. Per quanto concerne la familiarità, si ricorda invece che per fortuna di norma non si eredita il rischio di subire un attacco ischemico, ma si può ereditare il rischio di sviluppare alcune malattie che, a loro volta, possono essere determinanti o concomitanti per la sua comparsa, come l’ipertensione arteriosa e il diabete.

Sintomi

I sintomi dell’ischemia cerebrale dipendono principalmente dall’area del cervello che è stata interessata dal danno, dall’ampiezza dell’area e dal livello di riduzione del flusso di sangue. Al di là di ciò, è comunque possibile cercare di individuare alcuni sintomi comuni, che possono insorgere all’improvviso o nell’arco di pochi minuti, come la debolezza muscolare, la perdita della sensibilità di braccia e viso, problemi alla vista o dvista doppia, mal di testa, vertigini, problemi a camminare e mantenere l’equilibrio, mancanza di coordinazione, difficoltà nel parlare e nel comprendere i discorsi altrui.

Qualora ci si renda conto della presenza di tali sintomi, è necessario contattare il proprio medico, e anche quando apparentemente la situazione sia tornata alla normalità. È infatti possibile che un evento transitorio possa segnalare che la circolazione non funzioni come dovrebbe, e che pertanto ci siano rischi concreti per lo sviluppo di un ictus vero e proprio. Proprio per questo motivo, alla comparsa dei primi sintomi, è sempre necessario recarsi al pronto soccorso.

Quali sono le possibili complicazioni

L’ischemia cerebrale è certamente un rischio molto importante per la vita del paziente. Indubbiamente in tutti quei casi in cui si verifica una sorta di mini ictus, il recupero di solito è completo. Il paziente, però, sarà ancora più a rischio di subire nuovamente un ictus vero e proprio nei mesi successivi. E in queste occasioni, tale manifestazione può portare anche alla morte del soggetto, mentre altre volte può avere conseguenze più o meno gravi. Nel caso di ictus diverse cellule del cervello possono essere distrutte o, in ogni caso, essere colpite da danni non reversibili.

Ecco spiegato il motivo per cui la possibilità di un recupero deriva interamente dalla tipologia e quantità di danni irreversibili insorti. Può capitare, infatti, che si verifichino dei meccanismi di natura compensativa nei quali altre cellule del cervello riescono a sostituire la funzionalità di quelle che sono state danneggiate. Quindi, gli effetti di un ictus possono essere notevolmente differenti e non c’è una regola generale vera e propria. Alcuni pazienti possono essere soggetti a dei sintomi molto lievi, che scompaiono con il passare del tempo. Altri, invece, portano con sé le conseguenze dell’ictus per tanti anni.

Tra le possibili complicazioni di un’ischemia cerebrale troviamo sicuramente la difficoltà a parlare così come a deglutire, ma anche dolore e depressione. Non solo, può insorgere paralisi di un lato del corpo, che di solito è quello opposto in confronto a quello che è stato danneggiato dall’ictus. Inoltre, il paziente può subire anche alterazioni del carattere e dell’umore, perdita di memoria e difficoltà a ragionare e a giudicare.

Diagnosi

Per poter arrivare correttamente a una diagnosi dell’ischemia cerebrale, è di norma importante effettuare una TAC cranio-encefalica, per poter evidenziare eventuali aree ipodense in corrispondenza delle zone ischemiche. Il paziente sarà inoltre sottoposto ad accertamenti come il controllo della pressione, dell’ossigeno nel sangue, della respirazione, del funzionamento del cuore.

Trattamento

I moderni trattamenti, se sono somministrati entro le prime ore dall’attacco, sono molto utili per poter limitare i danni dell’ischemia cerebrale: il trattamento preferenziale è la c.d. “trombolisi”, con somministrazione per via endovenosa di sostanze trombolitiche, che possono sciogliere uno dei componenti del trombo, liberando il vaso sanguigno e permettendo alla circolazione sanguigna di riprendere normalmente. Naturalmente, la terapia trombolitica deve essere effettuata il prima possibile, poichè più sono le ore che passano, e più può divenire reale il rischio di complicazioni. Inoltre, i farmaci che sono impiegati in questi trattamenti devono essere somministrati entro 6 ore dall’attacco, dopo di che si rivela quasi del tutto inefficace.

Prevenzione

La prevenzione dell’ischemia cerebrale è effettuata ponendo attenzione a tutti i fattori predisponenti. In particolare, se il soggetto è a rischio a causa dell’età o per la presenza di altre condizioni patologiche, sarebbe opportuno sottoporsi ad accertamenti periodici come il controllo regolare della pressione, un esame completo del sangue, un elettrocardiogramma, un ecodoppler ai vasi del collo.

È utile altresì promuovere uno stile di vita sano, basato su una corretta alimentazione e su una regolare attività fisica: sono sufficienti soli 30 inuti al giorno per poter prevenire gran parte delle malattie cardiovascolari. Smettere di fumare è inoltre un comportamento fondamentale, così come la rinuncia agli alcolici, la riduzione del consumo dei grassi saturi e del sale.

Infine, ricordiamo che le persone che hanno già subito un attacco ischemico, oltre alle indicazioni che sopra abbiamo già elencato, dovrebbero sottoporsi a specifici periodici controlli e seguire scrupolosamente le eventuali prescrizioni farmacologici, utili proprio per poter ridurre il rischio ischemico.

L’attacco ischemico transitorio

Questo deficit neurologico temporaneo e del tutto reversibile, denominato anche TIA, viene provocato da un abbassamento transitorio del flusso del sangue a livello cerebrale. L’attacco ischemico transitorio ricorda, sotto tanti aspetti come sintomi e segnali premonitori, l’ictus di tipo ischemico. L’unica differenza è che questo deficit a livello neurologico non è definitivo, ma momentaneo e risolvibile. Questo attacco ischemico transitorio, anche se non va a provocare danni in maniera permanente a livello cerebrale, non deve mai e poi mai essere sottovalutato. Infatti, potrebbe tante volte rappresentare il primo indizio per cui il paziente presenta una predisposizione nei confronti dell’ictus, che può portare anche alla morte. Solamente con una diagnosi precisa e corretta si può capire quale sia l’anomalia a livello vascolare che ha causato il TIA. In relazione a tale aspetto, poi, si può provvedere all’impostazione del trattamento. La terapia, come si può facilmente intuire, può essere sia di tipo farmacologico che di natura chirurgica. Al tempo stesso, la prevenzione dei vari fattori di rischio, così come una cura particolarmente precisa e costante riguardo allo stile di vita sono due aspetti molto importanti per fare in modo che la situazione non peggiori.

La differenza tra ictus e ictus ischemico

Nel momento in cui si parla di ictus il riferimento è quello ad un’importante condizione patologica. La causa deriva da una totale o parziale assenza dell’afflusso di sangue verso il cervello. Chiaramente tale situazione può portare, con uno sviluppo più o meno rapido in base alla gravità dell’ictus, alla morte del tessuto cerebrale. Quest’ultima deriva dal fatto che vengono eliminati ossigeno e nutrienti alle cellule, comportando poi la perdita anche delle capacità motorie e non solo del paziente, che sono legate alla zona dell’encefalo che ha subito l’ictus. L’ictus, al contrario, viene chiamato ischemico nel caso in cui la causa di tale disturbo derivi dalla presenza di un ostacolo nei vasi arteriosi cerebrali. Questo blocco comporta la mancanza della normale funzionalità di irrorazione dei tessuti nel cervello. Tante volte questo ostacolo corrisponde ad un coagulo di sangue mobile, che prende il nome di embolo, oppure di trombo quando è ancorato alla parete dei vasi. Nella gran parte dei casi l’embolo si sviluppa all’interno del cuore. Il trombo, al contrario, può insorgere anche all’interno di un vaso arterioso dell’encefalo, così come in una carotide piuttosto che all’interno di un’arteria vertebrale, soprattutto in seguito alla rottura di una placca aterosclerotica.

Antonio

Recent Posts

Diabete di tipo 2, questo (insospettabile) alimento non lo devi neanche guardare: peggiora la situazione

Sempre più persone con l'avanzare dell'età vengono colpite dal diabete. Forse non tutti sanno che…

4 ore ago

La bevanda che pensavi fosse sana ma danneggia il cervello e accelera l’Alzheimer

Attenzione a questa bevanda "insospettabile": i ricercatori hanno scoperto che potrebbe giocare un ruolo nell'accelerare…

7 ore ago

Riconoscere un infarto: i primi segnali sono in bocca

Come riconoscere un infarto? I primi segnali del malessere provengono dalla bocca. Attenzione a non…

8 ore ago

Quanto guadagna un medico di base: stipendio da capogiro

Quanto guadagna un medico di base nel nostro Paese? Ecco a quanto ammonta realmente il…

11 ore ago

Cambiamenti nelle feci: sei possibili indicatori del cancro al pancreas

Il cancro al pancreas è una delle forme tumorali più aggressive e difficili da diagnosticare…

14 ore ago

Questo diffusissimo farmaco è collegato a molti effetti collaterali: in pochi lo sanno

I farmaci sono un'arma potente per la salute, ma possono avere effetti indesiderati. Il farmaco…

17 ore ago