Nel momento in cui insorgono delle infezioni cutanee batteriche, possono insorgere delle macchie di ridotte dimensioni, mentre in alcuni casi tali macchie hanno dimensioni notevolmente superiori, fino ad occupare anche tutta il corpo. Ovviamente, la gravità di tali infezioni è sempre legata al caso concreto: spesso sono piuttosto lievi e non comportano particolari rischi, mentre in alcuni casi possono anche portare alla morte. Sono davvero numerose le tipologie di batteri che sono in grado di procurare un’infezione alla cute. I batteri più diffusi sono certamente rappresentati dalle tipologie Streptococcus e Staphylococcus. Le infezioni della cute che vengono provocate da dei batteri meno diffusi possono verificarsi all’interno di alcuni ambienti particolari, come in ospedale, al mare, in un lago o in un giardino. Ci sono alcune persone che hanno una notevole predisposizione nei confronti di tali infezioni e, di conseguenza, si possono considerare maggiormente a rischio. Giusto per fare qualche esempio, sono più a rischio quei pazienti che soffrono di diabete, ma anche le persone piuttosto anziane, chi soffre del virus dell’immunodeficienza umana (HIV), AIDS o altre problematiche di natura immunitaria, ma anche epatite o che sono stati oggetto di trattamenti chemioterapici o con altri farmaci che vanno a sopprimere il sistema immunitario.
Le infezioni cutanee batteriche da stafilococco
Le infezioni cutanee batteriche da stafilococco si caratterizzano per poter attaccare ogni parte del corpo, a partire chiaramente dalla cute fino ad arrivare agli occhi, le unghie e anche le membrane interne che fungono da rivestimento per diversi organi, come ad esempio il cuore. Nella maggior parte dei casi, lo stafilococco penetra nell’organismo soprattutto tramite le ferite. La diffusione avviene in modo particolare nei tessuti che si trovano nei pressi delle ferite, mentre in altri casi, sfruttando la circolazione sanguigna, riesce ad arrivare fino a degli organi interni che sono particolarmente distanti rispetto al cuore o ai reni, zone in cui invece può rappresentare un serio pericolo per la salute del paziente. Ci sono alcuni che sono maggiormente a rischio nel contrarre tale tipo di infezione della cute: si tratta delle persone che soffrono di diabete, di patologie epatiche oppure di malattie renali. Tra i principali sintomi legati all’infezione da stafilococco troviamo il dolore e la tumefazione della cute che si verificano nei pressi di un taglio oppure di una lesione. Tra gli altri sintomi più diffusi troviamo certamente l’insorgere di foruncoli oppure di eruzioni di ridotte dimensioni sulla cute, che presentano una punta tipicamente bianca a livello dei follicoli piliferi. Sia nei neonati che nei bambini ancora piccoli, la pelle può subire la formazione di vescicole e desquamazione.
Antibiotici per cute e tessuti molli
Le infezioni che vanno a colpire sia la pelle che i tessuti molli e spesso comportano quantomeno una visita ambulatoriale, ma anche tanti ricovero al pronto soccorso oppure in ospedale nei casi di maggiore gravità. Spesso, però, la gravità è modesta e solamente una ridottissima quota comporta un pericolo di mortalità particolarmente alto. I sintomi legati in modo classico alle infezioni che vanno a colpire la pelle e i tessuti molli sono l’eritema, il calore, l’edema e la tumefazione. Spesso, però, tali manifestazioni cliniche si possono anche confondere con i sintomi legati ad altre patologie, come ad esempio la gotta, dermatite da contatto, eruzione da farmaco, una reazione ad un corpo estraneo, tromboflebite e trombosi venosa profonda. Di conseguenza, per poter arrivare ad una diagnosi corretta è fondamentale un’anamnesi molto attenta e prudente, oltre che un esame obiettivo ben preciso. La Società Malattie Infettive d’America ha diffuso da poco tempo delle linee guida che riguardano la terapia relativa a queste patologie. Per quanto concerne le infezioni cutanee batteriche minori i trattamenti migliori sono quelli topici a base di mupirocina unguento 2% topico (come ad esempio Bactroban), da applicare per tre volte al giorno per una decina di giorni, oppure l’alternativa principale è l’acido fusidico (Fucidin). Quando si tratta di ascessi cutanei e foruncoli, invece, la terapia più diffusa è legata all’incisione chirurgica, così come al drenaggio, mentre i farmaci vengono impiegati esclusivamente per conservare la ferita asciutta e gli antibiotici non devono essere sfruttati. Infatti, la cura antimicrobica di solito si limita a tutte quelle tipologie di infezioni più gravi che presentano sintomi come la febbre, ma anche in caso di immunodepressione. Per quanto riguarda la cura dell’erisipela si consiglia spesso l’impiego della penicillina per via orale oppure parentale.
Erisipela trattamento locale
L’erisipela è un’infezione batterica che viene provocata da parte di streptococchi o da differenti patogeni gram negativi. Ecco spiegato il motivo per cui è fondamentale iniziare fin da subito con un adeguato trattamento a base di farmaci antibiotici, allontanando il più possibile il pericolo di complicanze. Piuttosto di frequente capita che tale patologia possa provocare l’insorgere nel paziente anche di infiammazione e dolore, ma non è assolutamente consigliata la somministrazione dei farmaci FANS. Infatti, questi ultimi sono in grado di provocare un notevole peggioramento della patologia, andando ad aumentare le tempistiche di guarigione. Ad ogni modo, pare che la terapia d’urto a base di farmaci antibiotici sia sufficiente per poter portare in tempi brevi alla guarigione completa dalla erisipela. Tra i farmaci maggiormente utilizzati troviamo sicuramente la penicillina V. Dal punto di vista del dosaggio, il medico deve chiaramente deciderlo in relazione alla gravità dell’infezione e anche in base all’età del paziente, anche se nella maggior parte dei casi è compreso tra 125 e 250 mg, con un’assunzione da tre a quattro volte ogni giorno. Nella gran parte delle situazioni, la terapia antibiotica deve proseguire per almeno una settimana o dieci giorni. Un altro farmaco spesso utilizzato per il trattamento della erisipela è l’eritromicina. Viene impiegata come medicinale di seconda linea, nel momento in cui il paziente presenta una certa ipersensibilità o allergia nei confronti dell’attività svolta dalle penicilline. Un altro medicinale parecchio diffuso è la cefotaxima, ovvero una cefalosporina di terza generazione, che viene spesso usata per il trattamento di questa patologia quando l’infezione deriva da Staphylococcus, in alcuni casi legata anche alla polmonite.