L’indice di massa corporea (d’ora in poi, per brevità, anche IMC), è un dato biometrico che viene calcolato rapportando il peso e il quadrato dell’altezza di un individuo. Il calcolo dell’indice di massa corporea viene effettuato per cercare di comprendere se l’individuo sia o meno in peso forma e, in caso negativo, quanto sia “lontano” dall’obiettivo del conseguimento del peso forma.
Utilità dell’indice di massa corporea
L’utilità dell’indice di massa corporea è dunque molto elevata, visto e considerato che ci permette, sostanzialmente, di comprendere se siamo sottopeso o sovrappeso, e in caso di discostamento significativo dal peso forma, procedere nell’effettuazione di cambiamenti alimentari o nello stile di vita, che possano avvicinarci allo stato ideale.
Attenzione tuttavia a non ritenere infallibile l’IMC, visto e considerato che spesso tale indice è utilizzato a sproposito. L’indice è infatti calcolato in misura molto semplice e, se da una parte questo è un indubbio vantaggio (poiché permette a chiunque, in qualunque momento, di poter avere sotto controllo il proprio peso forma), dall’altra parte costituisce un chiaro esempio di quanto possa essere molto difficile comprendere se il proprio peso sia o meno “ideale”, valutato che non tiene in considerazione alcune caratteristiche morfologiche di base come la larghezza delle spalle, la larghezza ossea del bacino, la circonferenza cranica, il rapporto tra la lunghezza delle gambe e quella del tronco, e così via.
Leggi anche: Dieta ipocalorica da 1200 calorie
Come calcolare l’indice di massa corporea
Il calcolo dell’indice di massa corporea può essere effettuato molto semplicemente dividendo il peso (espresso in kg) per il quadrato dell’altezza, espressa in metri. Se non volete prendere la calcolatrice e effettuare tali semplici calcoli, potete utilizzare questo semplicissimo meccanismo di calcolo dell’IMC “ufficializzato” dal Ministero della Salute sul proprio sito.
Vi basterà inserire il proprio peso (ad esempio, 75 kg), e la propria altezza (ad esempio, 1,88 metri), per poter ottenere in tempo reale l’IMC. Con i dati di cui sopra, il risultato è un IMC di 21,22, equivalente al normo peso.
Categorie di peso
L’IMC descrive diverse categorie di peso, generalmente suddivise in:
- Obesità di terzo grado (IMC superiore a 40,00)
- Obesità di secondo grado (IMC tra 35 e 39,99)
- Obesità di primo grado (IMC tra 30 e 34,99)
- Sovrappeso (IMC tra 25 e 29,99)
- Normopeso (IMC tra 18,50 e 24,99)
- Sottopeso (IMC tra 16,00 e 18,49)
- Grave magrezza (IMC inferiore ai 16,00)
Ad ogni modo, e a proposito delle avvertenze che prima abbiamo avuto modo di elaborare, si tenga conto come in realtà tale classificazione non possa che predisporre delle opportune eccezioni, soprattutto nei confronti degli anziani e degli sportivi.
In ogni caso, il Ministero della Salute informa che sulla base di tale tabella, la popolazione italiana risulta essere distribuita nel 51,5% nel normopeso, nel 35,5% nel sovrappeso, nel 10% nelle obesità, e nel 3% nel sottopeso.
Leggi anche: Carboidrati a basso indice glicemico
Perché è utile monitorare l’IMC
Sul perché sia utile monitorare l’IMC, e cercare di fare in modo che il proprio peso rientri nel normopeso, ci sono pochi dubbi. È lo stesso Ministero a ricordare nelle sue note informative come “all’aumentare dell’IMC ( soprattutto per le classi sovrappeso e obesità) aumenta il rischio di malattie quali il diabete tipo 2, le malattie cardiovascolari, le malattie articolari da sovraccarico, le disfunzioni ormonali, i tumori e, nelle donne in età fertile, possono essere presenti alterazioni del ciclo mestruale, difficoltà a concepire e la gravidanza è ad alto rischio di complicanze sia per la madre che per il bambino”.
In misura ancora più specifica, per i soggetti che sono considerati obesi (con IMC superiore a 30), o in sovrappeso (IMC tra 25 e 29,99), anche una piccola perdita di peso tra il 5% e il 10% del peso reale può condurre a una significativa riduzione del rischio di contrarre e sviluppare simili patologie. E per il sottopeso? Anche in questo caso, occorre riporre grande attenzione. Secondo quanto affermano le fonti ministeriali, infatti, la condizione di sottopeso può essere associata a diverse patologie, come ad esempio l’anoressia nervosa, caratterizzata da una consistente perdita di peso, intensa paura di ingrassare, anche se si è sottopeso, e disturbi della propria immagine corporea.
Tutto quello che c’è da sapere sull’IMC
Fin qui alcune indicazioni di massima sull’utilizzo dell’IMC. Cerchiamo tuttavia di saperne di più con qualche nostro ulteriore approfondimento:
- IMC per uomini e donne: l’IMC può essere utilizzato sia nei confronti degli uomini che nei confronti delle donne, essendo il suo calcolo unico. Proprio questo è tuttavia uno dei limiti più evidenti dell’IMC, che non può distinguere tra i sessi. Le donne hanno infatti un grasso maggiore rispetto agli uomini, che invece sono contraddistinti per un massa magra maggiore.
- IMC nei bambini: ricordate che l’IMC non può essere applicato su soggetti di età inferiore ai 18 anni, nei confronti dei quali sono necessari altri strumenti.
- IMC negli anziani: anche negli anziani l’IMC mostra qualche crepa. L’anziano è infatti influenzato maggiormente da altri fattori (rispetto agli adulti non anziani) come le modificazioni biologiche che sono correlate con l’età, lo stato di salute, lo stile di vita, i fattori socioeconomici. Per entrambi i sessi, pertanto, l’efficacia dell’IMC diminuisce con il passare dell’età.
- IMC in gravidanza: come intuibile, l’IMC non è utilizzabile nelle donne in gravidanza.
- IMC per diverse etnie: l’IMC può ben essere utilizzato nei confronti di tutte le etnie, sebbene l’indice di massa corporea sia meno adatto ad essere utilizzato sulle popolazioni asiatiche, contraddistinte da diversi numeri in termini di massa grassa o massa magra.
Si ricorda infine che l’IMC, per la sua semplicità, non riesce a fornire indicazioni utili sulla distribuzione del grasso corporeo, che in vece sarebbe importante identificare. “La distribuzione di grasso “a mela”, tipicamente maschile, detta “androide” (o anche centrale, viscerale) si associa ad una maggiore presenza di tessuto adiposo nella regione addominale, toracica, dorsale” – ricorda ancora in proposito il Ministero della Salute – “La distribuzione di grasso “a pera”, tipicamente femminile, detta “ginoide” (o anche sottocutanea) si caratterizza, invece, per una presenza delle masse adipose nella metà inferiore dell’addome, nelle regioni glutee e in quelle femorali”.