Impianto cocleare- Foto di Brett Sayles
Problemi a percepire e distinguere i suoni? Ecco un dispositivo elettronico pensato proprio per chi è affetto da una grave o da una totale perdita dell’udito.
L’impianto cocleare prende il nome da una parte interna dell’orecchio: la coclea. Organo fondamentale dell’apparto uditivo e dall’aspetto simile a quello di una chiocciola, la coclea funge da area di conversione dei suoni in segnali o impulsi nervosi. Grazie ad un nervo, detto nervo cocleare, la coclea è collegata, poi, direttamente al cervello al quale, grazie ad una sostanza chiamata endolinfa, trasmette i segnali e gli impulsi nervosi.
L’impianto cocleare è capace di trasformare i suoni in segnali elettrici i quali, dopo aver superato le aree danneggiate dell’orecchio, vengono trasmessi in maniera diretta al nervo acustico. Questo meccanismo distingue l’impianto cocleare da altri tipi di apparecchi acustici che si limitano, invece, ad amplificare il suono e non sono comunque in grado di superare le aree danneggiate.
Vediamo, a questo punto, com’è fatto e come funziona l’impianto. Il dispositivo è formato da quattro parti:
Una volta rilevato un segnale acustico dall’ambiente esterno, l’impianto è in grado di codificarlo e di trasmetterlo all’elettrodo corrispondente che stimola, a sua volta, il nervo acustico. Da qui, proprio attraverso la stimolazione del nervo acustico, il suono viene trasmesso al cervello.
Grazie a questa particolare tecnologia, l’impianto cocleare può essere uno strumento utile a persone caratterizzate da grave o profonda sordità in quanto riesce a sostituire di fatto, anche se non del tutto, le funzioni dell’orecchio interno. Rispetto alle naturali capacità uditive dell’uomo, il dispositivo, infatti, non è in grado di rilevare tutti i tipi di suono, ma soltanto i principali.
Per poter beneficiare di un impianto cocleare è necessario sottoporsi ad un intervento chirurgico, eseguito in anestesia totale. Oltre ad una sezione esterna, da posizionare dietro l’orecchio, l’impianto è formato anche da alcune componenti interne che richiedono un’operazione chirurgica per poter essere inserite.
Saranno un otorinolaringoiatra o un audiologo a stabilire, innanzitutto, se il paziente risulta idoneo per un impianto cocleare. Una volta stabilita l’idoneità, l’intervento prevede, prima, un piccolo taglio nella zona retrostante all’orecchio e, in un secondo momento, l’inserimento del dispositivo. Dopo l’intervento, in genere il paziente dovrà sottoporsi ad un ricovero ospedaliero della durata di tre giorni, nei quali si dovranno monitorare eventuali effetti collaterali. È possibile, infatti, che il paziente accusi un momentaneo stordimento, cefalea o giramenti di testa. A distanza di circa un mese dal giorno dell’intervento e dopo una serie di controlli, sarà possibile procedere con l’attivazione effettiva dell’impianto.
Per chi è pensato, nello specifico, questo dispositivo? L’installazione è possibile sia negli adulti che nei bambini. Nel caso degli adulti, l’impianto cocleare è indicato soprattutto in soggetti con ipoacusie neurosensoriali bilaterali in forma lieve o grave, soggetti con sordità acquisite post-verbali, soggetti con ipoacusie acquisite in seguito allo sviluppo del linguaggio (in questo caso si parla di ipoacusie acquisite post-verbali) o soggetti con problemi uditivi, nei quali l’utilizzo delle normali protesi acustiche si sia rivelato insufficiente o inadatto.
Per quanto riguarda i bambini, invece, si può ricorrere ad un impianto cocleare quando presentano una sordità preverbale grave. In questi casi è opportuno agire tempestivamente dal momento che, non disponendo di un adeguato canale di comunicazione uditivo-verbale, il bambino non sarà in grado di sviluppare le comuni capacità linguistiche e sarà costretto ad adottare strategie comunicative differenti, come quella gestuale.
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