I medici, soprattutto nel mondo anglosassone, avvertono che l’imbarazzo nel nominare parti dell’anatomia femminile stia mettendo seriamente a repentaglio la salute delle donne. Stando a tali studiosi l’ipersessualizzazione dei corpi e dell’anatomia delle donne accentua i tabù socialmente presenti, lo stigma e l’imbarazzo delle donne stesse. Spesso inoltre, anche internet non aiuta tale situazione, infatti, digitando le parole “vagina”, “clitoride” o “vulva” all’interno dei più comuni social network, l’algoritmo limiterà il coinvolgimento di gran parte del nostro “pubblico” perché automaticamente leggerà tali parole come pornografiche o inappropriate. Per affrontare tale condizione numerosi medici, in particolare del Regno Unito, hanno iniziato a creare contenuti sui social media dove discutono non solo di medicina, ma dove cercano anche di “educare” le donne ad abbattere i tabù che ancora esistono sulle loro parti intime.
Anche l’inserimento di comunissimi e semplici disegni che raffigurano l’anatomia femminile dal punto di vista genitale, spesso vengono “coperti” dai social perché ritenuti contenuti sensibili, e le persone vengono avvisate del fatto che potrebbe trattarsi di un’immagine inquietante o addirittura violenta. Sono molte le donne, secondo tali studi, che hanno evitato di rivolgersi ai medici per affrontare alcune problematiche che riguardavano proprio il loro apparato sessuale a causa dell’imbarazzo sociale che sentono, minimizzando i fastidi o i dolori che provavano quotidianamente.
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L’importanza della normalizzazione di tali temi
Moltissimi medici cercano in ogni modo di far capire alle donne che non sia più accettabile tale situazione, è fondamentale discutere dei loro organi sessuali, sottolineando che ciò non sia un qualcosa di cui vergognarsi, soprattutto quando si discute di temi medici. Parlare di vagina o di clitoride è come parlare di un dolore ad un ginocchio o alla schiena, è normale anatomia umana, ed i problemi collegati a tali parti del corpo vanno affrontati e normalizzati, divenendo un qualcosa di naturale per l’intera società in cui viviamo. Sarebbe anche bene che gli uomini fossero maggiormente sensibili a tali temi, evitando cioè di minimizzare tali discorsi, e cercando di mitigare il senso di ansia e paura che purtroppo attanaglia ancora numerose donne. Vediamo dunque insieme, seppur brevemente, le principali patologie che colpiscono l’apparato riproduttivo femminile.
Le principali patologie dell’apparato riproduttivo femminile
Una delle principali patologie che colpisce le donne è l’endometriosi, ormai termine sempre più comune grazie alla risonanza mediatica che ha ottenuto negli ultimi mesi. Tale condizione si verifica quando l’endometrio, una mucosa che protegge la cavità uterina, si ritrova anche nelle ovaie, nella vescica o nell’intestino. Il dolore provocato da tale patologia è molto intenso soprattutto quando colpisce le ovaie, vengono infatti a crearsi agglomerazioni cistiche che, soprattutto durante il ciclo mestruale, provocano delle forti fitte. Per affrontare tale patologia, che colpisce le donne di tutte le età, è importante mettere in atto terapie che sospendano le attività dell’ovaio, soprattutto quelle messe in atto durante la mestruazione.
Proprio durante tale periodo infatti la mucosa si moltiplica ed arriva nei punti più dolorosi per una donna. Esiste una terapia medica che utilizza semplici pillole che contengono estrogeni che hanno il compito di impedire l’ovulazione femminile, evitando così la moltiplicazione delle cellule di endometrio.
Oltre all’endometriosi di cui abbiamo appena discusso, altre patologie che possono colpire l’apparato riproduttivo femminile sono: il tumore dell’ovaio, i polipi endometriali, l’atresia vaginale, cervicite, l’utero retroverso, le cisti ovarica, cistocele, dispareunia, dolore pelvico e dolore pelvico cronico, la vaginosi batterica, l’irregolarità del ciclo mestruale, le patologie del pavimento pelvico, le problematiche causate dal papilloma virus, ecc.