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Il gozzo tiroideo, o struma, è una situazione caratterizzata dall’incremento di volume e di peso della tiroide, una ghiandola situata al di sotto del pomo d’Adamo. Contraddistinta dal rigonfiamento del collo, può dipendere da differenti cause e può avere diverse ripercussioni sulla salute. Cerchiamo di capirci un pò di più!
Il gozzo può classificarsi in diversi modi, e può essere “frutto” di altrettante determinanti. Si può brevemente indicare l’esistenza del gozzo endemico, del gozzo sporadico e ancora di quello congenito, tossico, diffuso, nodulare, esoftalmico, tumorale e così via. Considerata la ricchezza di alternative, torneremo in maniera più diffusa sull’argomento nel corso delle prossime settimane, preferendo invece concentrarci, all’interno di tale approfondimento, solo sui sintomi, sulle caratteristiche e sulle diagnosi.
La presenza del gozzo è ben tollerata, ma può diventare un problema nel caso in cui il suo ingrossamento vada a comprimere degli organi vicini alla tiroide. Il sintomo più caratteristico è inoltre rappresentato dal rigonfiamento del collo, accompagnato da difficoltà respiratorie e deglutitorie, conseguenti alla compressione e alla deviazione della trachea e dell’esofago. Sono inoltre altri sintomi ricorrenti la cefalea, la disfonia, l’esoftalmo.
Vi sono inoltre ulteriori sintomi legati all’ipertiroidismo e all’ipotiroidismo.
La diagnosi del gozzo viene effettuata principalmente attraverso la palpazione del collo, abbinata ad alcuni esami del sangue. Nella prima ipotesi il medico può apprezzare l’entità del processo ipertrofico iperplastico, il dolore e l’eventuale presenza di noduli. Attraverso gli esami del sangue invece lo specialista controlla che i livelli degli ormoni tiroidei siano nella norma, come il TSH e altri livelli.
Eventualmente, attraverso l’ecografia è possibile passare sul collo una piccola sonda convertendo le onde sonore riflesse dai tessuti in un’immagine: in questo modo è possibile valutare le dimensioni della tiroide e la presenza di cisti o noduli che sono sfuggiti alla fase della palpazione.
Ancora, a proposito di diagnosi, la scintigrafia con isotopi radioattivi consente di valutare l’inclinazione dei noduli a produrre ormoni tiroidei: la procedura è effettuata iniettando una sostanza radioattiva chiamata tecnezio-99, e valutando quindi le immagini con una speciale telecamera, con paziente sdraiato e collo esteso.
Per quanto intuibile, la cura del gozzo dipende dall’entità dell’ipertrofia tiroidea, dai sintomi lamentati dal paziente e dalle cause che hanno determinato il gozzo tiroideo. Se il gozzo si accompagna ad ipotiroidismo, viene trattato attraverso somministrazione sostitutiva di tiroxina per via orale, risolvendo quindi i sintomi dell’ipotiroidismo.
Nell’ipotesi in cui il gozzo raggiunga dimensioni tali da causare un danno estetico o disturbi severi, il trattamento chirurgico può presentarvi come il trattamento più efficace. Se tuttavia l’intervento chirurgico è controindicato e la tiroide è troppo attiva, si può comunque intraprendere una terapia orale attraverso iodio radioattivo.
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