Si chiama Herpes zoster ma, per tutti, è il c.d. “Fuoco di Sant’Antonio”, fastidiosissima patologia virale che coinvolte la pelle e le terminazioni nervose. Cerchiamo di saperne di più attraverso questo nostro approfondimento speciale!
Come si manifesta
Il Fuoco di Sant’Antonio si manifesta attraverso eruzioni cutanee che presentano i sintomi della varicella: vesciche che si posizionano tradizionalmente sul torace o sulla schiena e, in alcuni casi, anche sul viso, sugli arti o all’interno della bocca. Generalmente limitate a una sola parte del corpo (quasi sempre, su un unico late), il Fuoco di Sant’Antonio è purtroppo contraddistinto da un dolore molto forte nella zona interessata dal fenomeno.
Oltre alla sensazione di un vero e proprio “fuoco”, il sintomo principale della malattia può essere facilmente attribuibile al suo nome scientifico: Herpes zoster significa infatti “cintura del serpente”, ed è – in effetti – un vero e proprio serpente di “fuoco” che avvolge una determinata parte del corpo.
Quale è il decorso della malattia
Come se quanto sopra non bastasse per contraddistinguere in maniera evidentemente negativa il Fuoco di Sant’Antonio, è bene ricordare come il decorso della malattia sia particolarmente lungo e tortuoso. Generalmente questo Herpes si annida nel nostro corpo per un periodo di tempo tra i 10 giorni e i 3 mesi, e non è detto che – dopo questi 3 mesi – si possa tornare a una vita “normale”. Se infatti nella maggior parte dei casi il Fuoco di Sant’Antonio si riconduce a uno stato di guarigione completa, in altri casi purtroppo il Fuoco si deteriora, cronicizzandosi in una nevralgia post erpetica, ovvero in un dolore persistente (a volte, anche per sempre) nelle parti in cui in precedenza si era diffuso l’herpes.
Sintomi del Fuoco di Sant’Antonio
Introdotto quanto precede, passiamo ai sintomi – di cui in parte si è già detto. L’esordio dell’herpes è una sensazione di formicolio in diverse parti del corpo (in quelle maggiormente colpite dal virus). A breve distanza insorge un’eruzione cutanea rappresentata da una striscia di puntini rossi, che segue il percorso del nervo infettato: l’eruzione cutanea sfocia poi in pustole piene di liquido, che successivamente si seccano favorendo la formazione delle croste. In concomitanza, insorge un dolore molto acuto nelle zone interessate dall’eritema: il dolore può essere talmente acuto da rendere praticamente inservibile quella specifica zona del corpo.
Fortunatamente, in una buona parte delle ipotesi il dolore sparisce gradualmente dopo qualche settimana o – in ipotesi più nefasta – dopo qualche mese. Se tuttavia non regredisce, è possibile che si stia formando la nevralgia post erpetica di cui si è già detto, e che pertanto rappresenta una delle conseguenze più radicali, gravi e perenni del Fuoco di Sant’Antonio.
Cause del Fuoco di Sant’Antonio
Stabilito quanto precede, cerchiamo di comprendere quali siano le cause del Fuoco di Sant’Antonio. La determinante di questa fastidiosissima e dolorosissima malattia è lo stesso virus che è determinante della varicella, l’herpes zoster , uno dei componenti più aggressivi della famiglia degli Alphaherpesvirinae.
Purtroppo questo virus ha la capacità di rimanere annidato nel nostro organismo, permanendo in uno stato di dormienza nei gangli delle radici dorsa del midollo anche dopo la guarigione della varicella, per poi risvegliarsi quando la risposta immunitaria è più vulnerabile, e viaggiando quindi lungo le fibre nervose.
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Difficile pertanto prevedere quando il virus sia in grado di riattivarsi. Nella popolazione più anziana, di età anagrafica superiore ai 70 anni, o nei soggetti immunodepressi, il Fuoco può riattivarsi per motivazioni quali le malattie, i trapianti, lo stress. Se invece l’herpes colpisce persone giovani, potrebbe purtroppo essere il segnale dell’insorgenza di una patologia grave come un linfoma o altri tumori.
In ogni caso, guai a preoccuparsi eccessivamente prima di aver approfondito ulteriormente la propria situazione clinica. È infatti stimato che in Italia soffrano di herpes zoster circa 350 mia persone, con una incidenza che nel corso degli ultimi decenni sembrerebbe essere più che raddoppiata: e se in parte questa espansione della presenza del virus e dei suoi sintomi più visibili sembrerebbe essere attribuibile all’aumento dell’età media della popolazione italiana, d’altro canto non si può sottovalutare il ruolo avuto dai fattori epidemiologici.
Per quanto attiene il suo riflesso più grave, rappresentato dalla nevralgia post erpetica, l’incidenza è di circa la metà dei casi tra gli ultrasessantenni, e dei due terzi tra gli ultrasettantenni.
Come individuare il Fuoco di Sant’Antonio
Il Fuoco di Sant’Antonio è diagnosticabile attraverso un’analisi dell’eruzione cutanea (solamente in pochissimi e rarissimi casi si può verificare uno zoster sine herpete, cioè un virus senza esantema). In ogni caso, non sempre è facile diagnosticare correttamente il Fuoco: in molti casi non è agevole ricondurre il dolore alla giusta causa, e quando di scopre la patologia, questa è già nella sua fase più acuta, o in quella cronica.
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In presenza di sintomi sospetti è quindi fondamentale procedere a effettuare il dosaggio dei virioni attraverso PCR, mentre in fase cronica si può procedere al dosaggio delle immunoglobuline. Può inoltre risultare d’aiuto procedere all’applicazione topica – a base di acido acetilsalicilico e etere etilico.
Come curare il Fuoco di Sant’Antonio
L’esantema sparisce in maniera spontanea, mentre il dolore deve essere trattato per poter alleviare l’intensità. Tra i principali farmaci che è possibile assumere spiccano quelli antivirali, che assunti per via orale o endovenosa permettono di ridurre l’esantema, il dolore, la durata della malattia ed eventuali complicazioni. La terapia deve essere iniziata da non più di 3 giorni dal momento della manifestazione cutanea, e protratta per almeno una settimana.
È inoltre possibile assumere farmaci antidepressivi per cercare di influenzare positivamente i neurotrasmettitori, e ancora i farmaci epilettici per regolarizzare l’anomala attività elettrica del sistema nervoso, causata proprio dalla presenza dei nervi danneggiati.
Sono inoltre ammesse terapie topiche, da applicarsi localmente sulla parte interessata dall’eruzione e dal dolore, come pomate a base di lidocaina, cerotti, desensibilizzatori, pomata a base di semi di peperoncino rosso (capsaicina) e ancora soluzioni a base di acido acetilsalicilico e etere etilico.
In ogni caso, prima di procedere con qualsiasi terapia, vi consigliamo di consultare prontamente il vostro medico di fiducia.