Secondo i ricercatori una sostanza presente nelle nostre case potrebbe avere un legame con l'autismo – medicionline.it
Uno studio evidenzia i possibili rischi legati a una insidia silenziosa che si trova praticamente in ogni casa e che potrebbe favorire l’autismo.
Stando agli ultimi dati disponibili, in Italia un bimbo ogni 77 tra i sette e i nove anni di età è affetto da un disturbo dello spettro autistico, con un’incidenza decisamente maggiore tra i maschi (4,4 per ogni femmina). Ancora manca un registro nazionale dei casi di autismo ma le tendenze evidenziate dalle statistiche parlano di un evidente aumento.
I dati dell’Istituto Superiore di Sanità sui centri clinici e sociosanitari per l’autismo e altri disturbi del neurosviluppo dicono che questi servizi prestano complessivamente assistenza a 788.253 utenti, 78.826 dei quali con diagnosi di autismo. In campo scolastico, secondo l’ultimo rapporto ISTAT il 32% degli alunni disabili ha un disturbo dello spettro autistico.
Il drammatico aumento delle diagnosi di autismo e disturbo da deficit di attenzione e iperattività (ADHD) negli ultimi decenni ha sollevato e solleva molti interrogativi. Una ricerca condotta da un team di ricercatori americani getta nuova luce sul possibile ruolo assolto in questi disturbi dello sviluppo neurologico da una minaccia silenziosa che si trova praticamente in tutte le case.
Sotto la lente degli scienziati statunitensi è finito il bisfenolo A (BPA). Parliamo di una sostanza chimica ampiamente utilizzata nella produzione delle plastiche in policarbonato (molto diffuse), al punto da essere entrata da tempo nella nostra quotidianità. Possiamo trovare traccia di questa onnipresente “compagnia tossica” negli imballaggi alimentari e nelle bottiglie di plastica. Ma anche nei rivestimenti interni delle lattine, così come in alcuni giocattoli per bambini.
La presenza del bisfenolo solleva crescenti preoccupazioni alla luce di precedenti studi che hanno già rilevato collegamenti tra il BPA e diversi problemi di salute. Il bisfenolo A viene considerato un interferente endocrino: una sostanza in grado di compromettere la salute andando ad alterare l’equilibrio endocrino.
La ricerca, condotta congiuntamente dalla Rowan University e dalla Rutgers University, ha evidenziato una significativa differenza nella capacità dei bambini affetti da autismo o da ADHD di eliminare il bisfenolo. I ricercatori sono concentrati sul processo di glucuronidazione, un meccanismo chiave che permette all’organismo di eliminare le tossine del sangue attraverso l’urina.
Dai risultati è emerso che l’efficacia di questo processo di eliminazione del BPA si riduce di circa l’11% nei bambini autistici e del 17% in quelli affetti da ADHD rispetto a un gruppo di controllo formato da bambini neurotipici. I ricercatori sottolineano che questi bambini corrono maggiori rischi per la loro salute dall’esposizione al BPA, dato che in questi piccoli è meno efficiente la glucuronidazione (ossia la capacità di eliminare le tossine in circolo per via urinaria).
Questo potrebbe potenzialmente provocare danni in termini di sviluppo e funzionamento dei neuroni. Va detto tuttavia che lo studio non stabilisce un nesso causale diretto con l’esposizione al BPA. Infatti non tutti i bambini affetti da disturbo dello sviluppo neurologico hanno avuto difficoltà a eliminare il bisfenolo. Questo sta a indicare la presenza di altri fattori in gioco.
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