Le emorroidi sono dei cuscinetti, situati nella parte terminale del retto, molto vascolarizzati. Gonfiandosi e sgonfiandosi in base alla situazione, contribuiscono alla continenza ed evitano il prolasso delle vene.
Cosa sono?
Di solito le emorroidi non sono avvertite dal soggetto sano, ma in condizioni particolari possono creare qualche fastidio o i sintomi classici della patologia. Il termine emorroidi è utilizzato in modo errato e sta ad indicare il rigonfiamento eccessivo delle vene emorroidali le quali formano varici. Con le conoscenze moderne, quando si parla di emorroidi s’intende quella patologia che interessa le strutture di sostegno presenti nel canale ano-rettale, le quali vanno verso il basso in seguito al prolasso. Le mucose rettali cedono, spingendo verso l’esterno le emorroidi interne che si portano con se quelle estere, provocando i classici fastidi. I motivi possono essere vari, come una predisposizione genetica o alcuni fattori come la gravidanza, la stipsi o la diarrea cronica.
Le emorroidi sono la patologia che riguarda l’ano più frequente. Si pensi che solo in Italia, colpiscono il 40% della popolazione almeno una volta l’anno. Poiché a volte è possibile confondere i sintomi con alti disturbi, è bene che la diagnosi venga fatta esclusivamente dal medico.
Anatomia: com’è formato l’ano
L’eliminazione delle feci dall’intestino avviene grazie ad un meccanismo che in parte funziona involontariamente. L’apertura dell’ano, quando serve, è comandata da un muscolo molto forte, lo sfintere, e da un cuscinetto vascolare sottomucoso.
Lo sfintere, in presenza di feci, involontariamente, ovvero senza il nostro controllo, si rilassa, provocando la contrazione contemporanea dell’anello più esterno, il quale si apre a comando del soggetto tramite una serie di contrazioni.
Il cuscinetto muscolare che accompagna il muscolo, permette la giusta nutrizione e ossigenazione dei tessuti. È formato da un complesso sistema di vasi arteriosi e venosi che nell’insieme formano il plesso emorroidario. Le vene che si trovano in questa zona sono chiamate vene emorroidali ed insieme ad altri vasi, permettono di contribuire al mantenimento e alla continenza, sgonfiandosi e gonfiandosi quando serve. Purtroppo, come accade per le vene negli arti inferiori, anche queste sono soggette alle varici. Queste alterazione dei vasi sono conosciute comunemente come vene varicose, responsabili d’ingrossamenti nodulari, formazioni poste proprio alla base della patologie emorroidale.
A seconda delle vene che sono interessate, possiamo distinguere le emorroidi in interne ed esterne.
Classificazione
Le emorroidi interne restano nel canale anale e non sono visibili ad occhio nudo. Di solito sono indolore, anche se, nel caso in cui durante la defecazioni escono all’esterno completamente o si associano ad esse le ragadi, si avverte fastidio e dolore.
Quelle esterne invece sono ben visibili ad occhio nudo e sono individuate come protuberanze dure e dolorose.
Oltre a questa classificazione possiamo distinguere le emorroidi in:
- Emorroidi di I° grado: restano all’interno dell’ano e si possono individuare solo con l’endoscopio. Ci si accorge della loro presenza dal sanguinamento durante la defecazione. Di solito il dolore è assente.
- Emorroidi di II° grado: restano all’interno del canale e fuoriescono solo durante l’atto della defecazione, rientrando spontaneamente. Provocano sanguinamento e fastidio.
- Emorroidi di III° grado: prolassano dall’ano definitivamente all’esterno e non rientrano da sole. Richiedono una manovra manuale al fine di riposizionarsi all’interno. Provocano molto dolore.
- Emorroidi di IV° grado: il prolasso è completo e definitivo all’esterno. Non si può far nulla manualmente per farle rientrare.
In tutti i casi, anche se poco probabile, il dolore può comparire improvvisamente e in maniera acuta. Inoltre, le emorroidi esterne sono particolarmente soggette ai trombi che creano nella vene un coagulo di sangue che causa prurito, dolore e rigonfiamento.
I sintomi
I sintomi soliti nella patologia emorroidale sono prurito, prolasso, gonfiore e secrezione di muco. In alcuni casi però le emorroidi sono asintomatiche.
Il sanguinamento si presenta circa nell’80% dei casi, e sicuramente è il disturbo più frequente e facile da diagnosticare. Di solito compare in piccole quantità che però richiamano subito l’attenzione del paziente, che nota striature rosse nelle feci, o goccioline di sangue sulla carta. In base al colore del sangue si può distinguere la provenienza. Un sangue color rosso scuro proviene dal colon, mentre il rosso vivo è caratteristica distinguibile del sanguinamento del tratto rettale-anale tipico delle emorroidi.
Il fastidio e il prurito a livello anale sono sintomi molto comuni. Non si tratta di un vero e proprio dolore, ma di una sensazione di pesentezza, che provoca disagio nel soggetto.
Man mano che il livello di gravità aumenta, si creano problemi che impediscono al soggetto di praticare le tipiche attività giornaliere come il camminare o andare in bici. Il dolore infatti, non è correlato alla patologia, ma alle sue complicazioni, come l’infiammazione della varice o infezioni microbiche quando si forma un trombo.
Generalmente, oltre a provocare un grosso disagio, non sono pericolose per la salute dell’uomo. Però poiché con l’avanzare della patologia le perdite di sangue si fanno copiose, possono presentarsi anemia e trombosi.
Tra le malattie cui sintomi sono simili abbiamo:
- Dermatiti
- Patologie sistemiche
- Tumori
- Ragadi
- Cisti
- Fistole
- Malattie trasmesse sessualmente
La diagnosi
Spesso chiedere parere al medico per questa patologia crea un forte senso d’imbarazzo e preoccupazione. Per questo motivo, i soggetti malati chiedono consiglio solo quando lo stato delle emorroidi è in fase acuta, in cui il dolore e il fastidio è divenuto quasi insopportabile. Ovviamente tale comportamento aggrava la situazione, portando conseguenze non piacevoli.
Inoltre alcuni dei sintomi emorroidali sono simili ad altre patologie che attaccano l’apparato digerente, le quali sono diagnosticabili solo con esami specialistici.
Per entrambi i motivi, è bene non avere vergogna, e chiedere un parere al medico di fiducia appena i sintomi tipici delle emorroidi si manifestano.
Le cause
Le emorroidi sono una patologie molto comune che colpisce donne e uomini, anche se l’incidenza nelle donne è maggiore, per via dei possibili rischi legati alla gravidanza. Le principali cause sono:
- Alterazioni ormonali che incidono sul tessuto vascolare
- Pressione sul tratto rettale-anale causato dal feto
- Aumento della pressione intraddominale durante il parto
Questa patologia insorge prevalentemente tra i soggetti con età compresa tra i 45 e i 65 anni. Tra i fattori di rischio più influenti ci sono le disfunzioni intestinali come stitichezza o diarrea cronica.
La sedentarietà, gli sforzi eccessivi, l’abuso di lassativi, stare troppo tempo in piedi, l’abuso di alcol o di nicotina ed alimentazione sbagliata sono altri fattori di rischio.
Per quanto riguarda l’alimentazione, ci sono degli elementi che possono irritare la mucosa anale come il peperoncino, gli insaccati, l’alcol, il cioccolato e in particolare tutte le spezie piccanti.
Prevenzione
Poiché non esiste una motivazione univoca che causa le emorroidi, è possibile seguire una serie di accorgimenti così da prevenire l’insorgenza di questo disturbo. È importante:
- Non stressarsi
- Seguire una dieta sana
- Svolgere attività fisica
- Evitare il consumo di alcol e fumo
- Seguire un’accurata igiene personale
- Utilizzare biancheria intima di tessuti permeabili come il cotone
Una dieta equilibrata sarà ricca di acqua e fibre, così da regolarizzare la peristalsi intestinale, allontanando la possibilità di soffrire di stitichezza.
Emorroidi in gravidanza
Durante la gravidanza, il corpo della donna è sottoposto a stress di varia natura, alcuni dei quali predispongono alle emorroidi. Uno dei motivi è dato dall’aumento del volume dell’utero che premendo sull’intestino e sul tratto ano-rettale, favorisce la stitichezza e le emorroidi. Questo però è solo uno dei fattori. Una delle cause potrebbe essere dovuta al cambio di ormoni ad inizio gravidanza, i quali incidono negativamente, poiché con l’aumento di estrogeni e progesterone, causano un rilassamento connettivale. Inoltre, i vasi venosi sono messi in difficoltà dall’aumento di volume di sangue nell’addome e della pressione, sottolineando che il tutto aumenta progressivamente con l’avanzare della gravidanza.
Una volta appurata la causa delle emorroidi, è importante curare il problema così da alleviare il disturbo. La cura varia in base all’entità del danno. Se il disturbo è in fase iniziale basterà semplicemente seguire una serie di modificazioni comportamentali quali:
- Regolare il transito intestinale tramite il movimento fisico, così da prevenire vene varicose, gonfiori e stitichezza. Per le mamme in dolce attesa, l’esercizio fisico ideale è il passeggio. Assolutamente da evitare sforzi importanti e violenti.
- Assumere una considerevole quota di fibra nella dieta, introducendola gradualmente. In questo modo le feci saranno più morbide e non ci saranno sforzi durante la defecazione.
- Lavare l’ano con acqua tiepida e sapone acido, così da accelerare la guarigione e debellare possibili infezioni.
- Assolutamente da evitare l’uso di acqua gelida per lavarsi poiché la risposta della muscolatura con uno spasmo, potrebbe causare lo strozzamento dei moduli emorroidali.
Se invece si vuole intraprendere la strada dei “farmaci” si può optare pe suppose e pomate ad azione decongestionante, anestetica e disinfettante. L’utilizzo di tali prodotti permette di alleviare i sintomi di emorroidi in fase iniziale. Alcuni principi attivi sono proibiti in gravidanza come i cortisonici. In sostituzione si utilizza la fitoterapia, anche se meno efficace nel breve periodo, non causa effetti collaterali indesiderati.
Molto utili i preparati farmacognostici, che riducono l’infiammazione e le parete dei vasi quali:
- Ippocastano
- Altea
- Amamelide
- Mirtillo
- Frutti di bosco
- Malva
Cura
La cura delle emorroidi vari in base al grado di severità del problema. Anche se per i casi lievi basta solo seguire dei giusti comportamenti, a volte l’unica soluzione è l’intervento chirurgico. Tra le due soluzioni estreme c’è l’utilizzo di farmaci o interventi ambulatoriali come la fotocoagulazione e la legatura elastica. Di solito il 60% dei casi si risolve al primo colpo, casi meno fortunati invece devono essere sottoposti ad un secondo trattamento.
Allo stato iniziale, le emorroidi si possono curare con le stesse indicazioni date per le donne in gravidanza, tranne che per l’utilizzo di farmaci a base di corticosteroidi che sono permessi. In tal caso i farmaci alleviano i sintomi ma non agiscono sulle cause. Per questo motivo non si può fare un abuso, ma è bene chiedere indicazione al medico, così da estirpare il problema dalla radice.
L’intervento che prevede l’asportazione chirurgica delle emorroidi è chiamato emorroidectomia. Si utilizza per emorroidi di grado maggiore al primo che sanguinano copiosamente o emorroidi di quarto grado in cui il prolasso è completo e la formazione dei trombi è frequente.
Esistono tre tipi d’interventi chirurgici:
- Metodo classico: prevede l’eliminazione delle emorroidi asportandole con tutto il tessuto responsabile. Il paziente ha dei tempi di recupero che vanno dalle 4 alle 6 settimane.
- Metodo Longo: è basato sul riposizionamento delle vene prolassare. Questa tipologia permette al paziente un recupero rapido, circa 10-15 giorni. Allevia la sintomatologia da subito ed è sicuramente più efficace del metodo classico.
- Metodo THD: consiste nella sutura dei rami terminati dell’arteria rettale superiore, arteria che apporta il sangue alle emorroidi. Nel caso in cui si è verificato un prolasso esterno, si procede al riposizionamento della mucosa. I tempi di recupero sono molto brevi, 7-10 giorni, poiché non vi è alcun tipo di asportazione dei tessuti.
Lo specialista sceglie la tipologia d’intervento da eseguire, valutando il caso tramite visita proctologica.
Cosa fare e cosa non fare
Cominciamo da cosa non fare in caso di emorroidi:
- Bere alcolici
- Avere una vita sedentaria
- Utilizzare lassativi in modo smodato
- Rapporti sessuali anali
- Utilizzare farmaci cortisonici senza aver chiesto parere la medico
- Detergere la zona con detergenti intimi aggressivi o molto profumati
- Graffiare la zona anale
- Sollevare carichi pesanti
- Adoperare acqua gelida per il lavaggio intimo
- Fare ciclismo o equitazione
Va fatto:
- Uso di alimenti sani come frutta e verdura
- Asciugare per bene la zona genitale
- Indossare biancheria intima in fibra naturale
- Lavare la zona con acqua fresca e non gelida
- Consultare il medico in caso di sanguinamento
- Usare carta igienica morbida, non profumata o colorata
- Detergere con attenzione l’area
- Nel caso in cui l’emorroide esca fuori, spingerla dentro con il dito così da velocizzare la guarigione
- Usare un cuscino a ciambella se si è costretti a stare seduti a lungo
Se siete in cerca di ulteriori informazioni riguardo i comportamenti da evitare e quelli sa seguire, vi consigliamo di approfondire la problematica tramite libri specifici.
Rimedi naturali
Le emorroidi di gravo leggero possono essere trattate con rimedi naturali. L’erboristeria fornisce delle soluzioni eccellenti. Previa indicazione medica, di solito si combatte la patologia internamente assumendo compresse o opercoli, i quali svolgono la loro azione in modo sistematico, ed esternamente con pomate, creme o gel da applicare. La terapia può essere accompagnata da tisane che sfruttano due tipi di proprietà:
- Lenitive: si utilizzano droghe ricche di fibre solubili e mucillagini come i semi di psillio, altea radici, gomma di guar, malva e semi di lino. Assunte con l’acqua le tisane mucillaginose risolvono il problema della stitichezza e diminuiscono lo sforzo per la defecazione.
- Capillarotrope e venotrope: permettono di migliorare il tono venoso e la fragilità dei capillari. Si utilizzano semi d’ippocastano, parti aeree di centella asiatica, foglie di ginkgo biloba, foglie di amamelide, ribes nero, la radice di rusco, il mirtillo nero e le foglie di vita rossa.
Per lenire il fastidio locale causato da bruciore e prurito, si possono invece utilizzare delle creme emollienti ad un uso topico a base di aloe vera, iperico, olio di jojoba, burro di karité, olio essenziale di cipresso, di menta e di amamelide.