L’emiplegia è un termine che viene usato per identificare in ambito neurologico un problema patologico causato di solito da ictus, quando colpisce un emisfero o l’emisoma contro laterale, andando quindi a compromettere solamente una parte del corpo.
Il danno può avvenire nell’emisfero destro del cervello, innescando una serie di problemi nel lato sinistro, o avvenire in quello sinistro determinando problemi nell’emisoma destro.
Cause
Le cause dell’emiplegia sia sinistra che destra possono essere di due tipi essenzialmente: o si tratta di un emiplegia acuta e improvvisa, quando la causa è di natura traumatica per esempio; oppure lenta e graduale, quando l’origine è neoplastica.
Nella maggior parte dei casi l’ emiplegia è da ricondurre ad un ictus, quindi i sintomi sono improvvisi e inaspettati, con un recupero e una prognosi che dipende dal singolo caso.
Decorso della patologia
Il decorso dell’emiplegia prevede tre fasi specifiche:
- una fase iniziale detta flaccida: che ha una durata di 7-10 giorni e che dura sino a che il danno neurologico non è stato stabilizzato e che le difficoltà respiratoria e cardiocircolatorie non sono state risolte.
- una fase di recupero: in cui si cerca di andare a stimolare e di riattivare la normale mobilità e la motilità, cercando di ridurre al minimo gli stati spastici e le sinergie.
- una fase di stabilizzazione: in cui si può raggiungere il recupero massimo possibile e si tenta di mantenere il più possibile l’autonomia e i traguardi che si sono conquistati grazie alla fisioterapia.
Sintomi
I sintomi che sono da ricondurre all’ emiplegia sono vari e differenti, sulla parte del corpo interessata si manifestano problematiche di entità diversa e che hanno variabile gravità. In particolare il riferimento è a deficit sensitivi, perdita di alcune funzioni motorie, in modo parziale o completo e deficit di tipo neuro-psicologico.
Le variabili sono molte e i sintomi possono presentarsi o meno e manifestarsi con intensità differente:
Deficit sensitivi: la sensibilità tattile e propriocettiva della parte colpita risulta essere vicariante e incide anche sulla capacità di movimento della persona. Questa può sentire male se viene toccata oppure no e non riconoscere lo spazio intorno al proprio corpo.
Deficit motori: il soggetto con emiplegia ha una capacità di movimento assente o molto ridotta di solito, con ipotonia e disturbi posturali. A volte possono compromettere anche la mimica facciale e anche la deglutizione.
Alterazione visiva: la persona può avere una capacità visiva alterata come l’emianopsia, con perdita parziale o totale della vista dell’occhio interessato o di entrambi.
Neglet: questo disturbo impedisce al soggetto di orientarsi in direzione degli stimoli, di solito provenienti dall’emispazio sinistro. Il soggetto compie attività quotidiane ma in modo asimmetrico.
Aprassia: Il soggetto è incapace di fare un gesto particolare su richiesta. Questo sintomo compare spesso nelle lesioni a livello cerebrale sinistro, ma non è escluso che si presenti anche in caso di emiplegia nell’altro lato del cervello.
Agnosia: il paziente ha difficoltà al riconoscimento di oggetti. Il problema interessa lesioni all’emisfero destro del cervello, ma anche in questo caso può determinarsi con problemi in tutti e due gli emicorpi.
Afasia: il soggetto ha difficoltà nel linguaggio. Solitamente il problema riguarda danni all’emisfero sinistro del cervello.
L’emiplegia può dare anche altri disturbi, legati in particolare al sistema circolatorio, come edemi, e all’attività del cuore. Non è raro che vi siano anche disturbi nella respirazione, specialmente nelle prime fasi.
Oltre a questi sintomi, che sono legati specificatamente all’ emiplegia, possono anche presentarsi altre complicanze, come: spalla dolorante, sublussazione gleno-omerale dell’articolazione, sindrome cosiddetta spalla-mano, infezioni delle vie urinarie, dei polmoni, trombosi venosa anche profonda, lesioni da pressione e da decubito.
Riabilitazione
Quando si tratta di patologie neurologiche, come l’emiplegia, è fondamentale affidarsi solo a personale esperto o comunque ad un fisioterapista qualificato in queste particolari problematiche (regola che va bene per tutte le patologie).
La riabilitazione in caso di emiplegia in particolare ha tre obiettivi fondamentali:
- la riduzione della condizione di handicap che è connessa con la disabilità dovuta all’ emiplegia
- la promozione massima del recupero delle funzioni, sfruttando al meglio la plasticità neuronale dei primi mesi in particolare
- l’ottimizzazione delle funzioni che a seguito della lesione si sono conservate, facendo in modo di reintegrarle con la nuova situazione delle altre invece lesionate.
La valutazione fatta in fase iniziale da parte del fisioterapista, a seguito della diagnosi medica, dell’anamnesi, della raccolta dei dati, è importante al fine di impostare al meglio il lavoro e gli obiettivi. Si vuole ripristinare la sensibilità, i movimenti residui, la postura, la forza, la valutazione cognitiva.
Questi elementi devono essere alla base del processo di riabilitazione. Nella fase iniziale è molto importante eseguire i trasferimenti in modo esatto, mantenendo il paziente con un assetto corretto e un giusto allineamento posturale, facendo in modo di non evocare riflessi patologici.
Durante la fase di recupero invece l’obiettivo è quello di andare a stimolare il corpo, i muscolo e la sensibilità verso una mobilità che sia il più normale possibile. È fondamentale tenere l’attenzione alta su aumenti di sinergie, spasticità e di tono patologici.
Nella fase finale è invece importante concentrarsi sulla prevenzione con posture corrette, tecniche neuromotorie, in modo da far sì che il paziente mantenga l’autonomia acquisita.
Prevenzione
Il paziente affetto da emiplegia è molto sensibile e molte volte chi è al loro fianco non comprende bene il problema nel suo insieme.
Per capirlo meglio bisogna considerare che il paziente non sa più come fare a muoversi, sente il suo corpo diviso in più parti, anche l’uso della sua parte sana gli dà difficoltà, è confuso e ha difficoltà a riconoscere il proprio lato malato. Ha paura di cadere.
Il paziente quindi deve avere l’occasione di seguire la fisioterapia sapendo di poter fare anche più di quello che crede.
Bibliografia
- Sistema Nervoso – Neurologia – Neurochirurgia – Neuroradiologia. P. Barone, A. Brunetti, P. Cappabianca, A. Filla, M. Gangemi, E. Maiuri, L. Santoro; Ed. Idelson-Gnocchi; 2017
- Neurologia Clinica: Diagnosi e terapia. Giuseppe Di Iorio, Vincenzo Bonavita; Ed. Edizioni Medico-Scientifiche
Voci correlate