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L’efedrina è una sostanza estratte da alcune piante, dalla struttura simile all’amfetamina. Questo protoalcaloide viene utilizzato soprattutto per migliorare i livelli di attenzione, sopprimere l’appetito, favorire il dimagrimento e trattare alcune patologie come asma e ipertensione. Alcuni sostengono che l’efedrina abbia delle proprietà miracolose ma… è veramente così? E c’è – soprattutto – qualche accortezza da seguire quando si assumono tali sostanze?
Cominciamo con il ricordare che, effettivamente, l’efedrina costituisce un’utile leva dimagrante. Una delle caratteristiche più interessanti di questa sostanza è la possibilità di accelerare il metabolismo, stimolando la secrezione di catecolamine. A sua volta, tale effetto – che risulta essere potenziato dalla possibilità di incidere positivamente in termini di riduzione del senso di appetito – può determinare una conseguenza dimagrante particolarmente incisiva. Si tenga comunque conto che i benefici in termini di diminuzione di peso variano da soggetto a soggetto e che, in ogni caso, lo l’utilizzo dell’efedrina per scopi dimagranti può condurre a pericoli piuttosto evidenti.
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Insomma, l’efedrina è sì un elemento molto utile per cercare di ridurre il proprio peso ma, di contro, ha una serie di controindicazioni particolarmente incisive. Anzitutto, l’efedrina – se assunta in dosi superiori a 10 microgrammi / ml –induce esiti positivi agli esami anti-doping, ed è pertanto off limits (o quasi) per tutti gli sportivi. Inoltre, in aggiunta gli effetti dopanti, vi sono conseguenze piuttosto incisive sul fronte del sistema nervoso e del sistema cardiovascolare, favorendo la produzione di aritmie e disordini cerebrovascolari di notevole entità.
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A livello di sistema nervoso, infatti, l’efedrina agisce come stimolante inducendo irrequietezza, nervosismo, allucinazioni, convulsioni, insonnia, psicosi e tremori. Una volta che il suo effetto è terminato, invece, si produce uno stato di profonda sedazione, fino ad arrivare a depressione e istinti suicidi. A livello cardiovascolare l’utilizzo di efedrina incrementa la pressione arteriosa e la frequenza cardiaca, conducendo quindi il soggetto in stadi di ipertensione e di tachicardia. In soggetti predisposti, può condurre altresì a morte per arresto cardiaco.
Non solo. L’efedrina può condurre conseguente anche sull’apparato urinario, con ritenzione vescicale da ipertono sfinterale del detrusore, e altri effetti collaterali quali, tipicamente, nausea, vomito e stitichezza.
Curiosità: nonostante i lunghissimi effetti collaterali, spesso l’efedrina si può riscontrare in numerosi farmaci in qualità di principio attivo. Naturalmente, se assunta sotto controllo medico e in piccole dosi non vi sono particolari problemi. State comunque attenti nella somministrazione, e contattate immediatamente i medici in caso di sovradosaggio.
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