In poche parole, il soggetto avverte una sensazione di inadeguatezza nei confronti delle relazioni interpersonali e non solo. Infatti, ha spesso paura di essere giudicato e criticato dalle persone che lo circondano. Il rischio inconscio è quello di poter essere escluso o ricevere comunque una disapprovazione.
Il paziente comincia ad avvertire un senso di inferiorità e di inadeguatezza di fronte alle altre persone. Inoltre, pensa che tale condizione non si possa cambiare in alcun modo. Per questa ragione ha la tendenza ad isolarsi, magari rifugiandosi nel proprio mondo o nell’ambiente familiare.
Quest’ultimo viene considerato il luogo ideale in cui passare la maggior parte del tempo. Il soggetto cerca di estraniarsi il più possibile dal resto della società, convincendosi che la vita non possa regalargli sorprese positive. Questo disturbo, nella maggior parte dei casi, presenta sintomi e situazioni simili rispetto ai disturbi come ansia e depressione.
Attenzione anche a non fare confusione con il disturbo schizoide di personalità, così come rispetto alla fobia sociale. È bene differenziarlo anche rispetto al disturbo paranoideo di personalità e a quello dipendente di personalità.
Quali sono le principali cause legate al disturbo evitante di personalità
Questa problematica si manifesta in modo specifico nella seconda parte dell’adolescenza. Spesso può insorgere anche nella prima fase dell’età adulta. In questi periodi della vita, infatti, la timidezza o l’ansia sociale possono ancora farla da padrona. Spesso, queste problematiche possono iniziare durante l’infanzia e poi progredire con il passare del tempo. Secondo alcune ricerche, pare che vi sia una predisposizione biologica verso questo tipo di disturbi.
In realtà, però, esiste anche tutta una serie di fattori di rischio che devono essere tenuti in considerazione. Questi ultimi possono essere rappresentati da precedenti abusi fisici, rifiuti da parte dei genitori. inoltre, troviamo anche esperienze di vita molto particolari avvenute precocemente e un rifiuto nell’accettazione da parte dei coetanei.
Quali sono le possibili conseguenze
Un buon numero di pazienti che devono fare i conti con tale patologia riescono comunque a lavorare e ad avere qualche rapporto interpersonale. Scelgono di gestire la propria vita all’interno di un ambiente familiare il più possibile protetto. Hanno la tendenza a conservare il proprio posto di lavoro senza alcun tipo di ambizione.
Dal punto di vista delle relazioni, non escono dal proprio guscio familiare. Nel momento in cui tale “mondo” viene meno per qualsiasi motivo, possono andare incontro a problematiche molto diffuse.
Si tratta perlopiù di ansia, depressione e collera. In alcuni casi, le situazioni possono essere molto gravi che possono portare a pensare anche al suicidio. Per combattere l’ansia e la depressione, in alcuni casi si provano droghe o si cominciano a bere spesso alcolici. In questo senso, spesso si hanno delle vere e proprie condotte di abuso.
Quali sono i vari trattamenti
In questi casi, sono diverse le terapie che possono essere suggerite. Si parte con le cure psicoterapeutiche individuali, per poi magari passare a quelle di gruppo. Queste ultime possono avere un carattere supportivo-espressivo. Lo scopo, in ogni caso, è quello di andare a gestire empaticamente l’imbarazzo che prova il paziente in certi contesti sociali.
Di solito a queste terapie si affiancano anche delle strategie di comportamento e skill training. In questo modo, il paziente può essere incoraggiato a fronteggiare delle situazioni in cui si sono completamente in imbarazzo. Ciò permette anche di renderlo più abile ad affrontare le varie situazioni sociali che vengono tanto temute.
I training assertivi, sempre nei trattamenti cognitivi-comportamentali, permettono di migliorare l’autostima di tali soggetti.
Le cure farmacologiche per il disturbo evitante di personalità
I trattamenti a base di farmaci possono essere impiegati in alcune fasi della terapia. Sempre e solo, però, in associazione con altre tipologie di interventi. L’uso dei farmaci ha come obiettivo principale quello di permette una gestione migliore degli aspetti sintomatici, come ad esempio depressione e ansia. Per questo motivo spesso vengono impiegati degli ansiolitici, come ad esempio alprazolam.
Si tratta di medicinali che consentono una migliore gestione della riacutizzazione nervosa. Inoltre, permettono di contrastare anche dei piccoli episodi di attacchi di panico.
Questi ultimi possono insorgere proprio perché il paziente deve affrontare situazioni a cui normalmente non era abituato. In altre occasioni possono essere sfruttati farmaci betabloccanti per la gestione dell’iperattività del sistema nervoso autonomo. In modo particolare, possono essere utili quando è necessario affrontare delle situazioni di cui si ha particolarmente paura.
I farmaci inibitori della ricaptazione della serotonina sono utili per la gestione di quei sintomi tipici della fobia sociale. Per questo motivo possono tornare utili per affrontare la sensibilità rispetto al rifiuto e verso la timidezza.
Bibliografia e credit
- Psichiatria psicodinamica. Glen O. Gabbard; Ed. Cortina Raffaello; 2015
- Manuale di clinica e riabilitazione psichiatrica. Dalle conoscenze teoriche alla pratica dei servizi di salute mentale vol.2. Riabilitazione psichiatrica. A. Vita, L. Dell’Osso, A. Mucci; Ed. Giovanni Fioriti Editore; 2019
- Manuale di psichiatria e psicologia clinica; Giordano Invernizzi, Cinzia Bressi; Ed. Mc- Graw Hill