Quanto chiamata difterite è un’infiammazione acuta che viene generata da un’infezione di natura batterica. Si tratta di una affezione piuttosto significativa in grado di colpire le mucose del naso e della gola, “garantendo” allo sfortunato paziente un fastidio piuttosto serio. Rispetto alle altre malattie infettive, si distingue per un aspetto estetico piuttosto palese: la presenza di una massa grigia e spessa nell’area della cola, in grado di coprirne la parte posteriore. Se si posiziona sulla trachea, può anche creare dei problemi nella corretta respirazione, determinando pertanto anche un pregiudizio che potrebbe essere piuttosto importante.
Peraltro, non è certamente solo questo il principale sintomo della difterite. Oltre all’accumulo di materiale infetto, infatti, l’infezione si manifesta con febbre, con ingrossamento dei linfonodi della gola e con la sensazione di una debolezza generale. Fortunatamente, nonostante la sua potenziale incisività, oggi la difterite è controllata dalla vaccinazione, e sono relativamente pochi i casi diagnosticati di difterite, proprio in seguito ai benefici che sono stati ottenuti mediante i piani di prevenzione. È proprio per questo motivo che la difterite è molto più diffusa e pericolosa nei Paesi sottosviluppati, dove le condizioni igieniche e le cure mediche non sono certamente di grande rilievo.
Le cause della difterite sono ben note, essendo questa infezione l’immediata conseguenza dell’azione batterica che è alimentata dal Corynebacterium diphteriae: nella maggior parte dei casi, il microorganismo colpevole della difterite viene riprodotto in prossimità o a ridosso delle mucose della gola. La sua trasmissione può avvenire mediante l’inalazione di saliva infetta, anche mediante le microgoccioline che, ad esempio, si generano attraverso uno starnuto. E proprio per questo motivo che il colpo di tosse è il tradizionale veicolo della malattia, e che – come conseguenza – i luoghi sovraffollati sono quelli maggiormente esposti al rischio di proliferazione della difterite.
Oltre alla via aerea altre vie di contagio, meno efficaci, possono essere rappresentate dalla manipolazione di oggetti che in precedenza erano stati utilizzati da persone infette, come ad esempio asciugamani e lenzuola contaminate.
Passando ora ai sintomi della difterite – di cui peraltro in parte abbiamo già ricordato nelle righe che precedono – il segno distintivo della difterite è rappresentato dalla formazione di una sorta di “tappo” fibroso, di consistenza semi solida e dal colore che di solito è grigio (ma può essere anche nero), sulla cavità della gola. Qui si viene insomma a creare una sorta di patina densa, la cui densità può essere variabile e può generare dei danni altrettanto variabili: come avevamo anticipato, nelle ipotesi più gravi questo tappo può impedire in maniera estremamente significativa la respirazione.
Oltre alla manifestazione estetica e al rischio che possa compromettere la regolare respirazione, è bene rammentare come vi siano altri segnali che possono non solamente associarsi alla patina, ma precederla: si pensi alle lesioni superficiali, come l’arrossamento, la sensazione di dolore, le ulcere cutanee, l’alterazione della normale cromia della pelle (che può assumere anche una colorazione tendente al blu) e altro ancora.
Tra gli altri sintomi che vengono associati tradizionalmente alla difterite, possiamo evidenziare e sintetizzare brevemente una deglutizione particolarmente dolorosa, la respirazione faticosa, la febbre, i mal di gola, una sensazione di malessere generale, l’ingrossamento delle ghiandole linfatiche del collo, raucedine, rinorrea. Peraltro, esistono altresì dei malati “portatori” di difterite: non avvertono praticamente alcun sintomo importante, tranne una sensazione di debolezza e di malessere diffuso. Questi pazienti di norma non subiscono peggioramenti nel proprio stato di salute, ma possono facilmente trasmettere il batterio colpevole della difterite agli altri soggetti sani.
Anche se di norma di difterite si può guarire in un percorso di cura ben tollerato, è necessario evitare di sottovalutare la malattia, poiché le complicazioni sono – purtroppo – dietro l’angolo. In particolar modo, una difterite che non viene curata con farmaci e con cure specifiche può regredire in modo negativo e generare danni permanenti. Inoltre, il batterio della difterite, se entra in circolo, produce tossine e può causare seri danni cardiaci, ai reni e al sistema nervoso. A livello cardiaco può inoltre favorire la miocardite, l’insufficienza cardiaca congestizia e addirittura la morte improvvisa.
A livello di sistema nervoso, può intaccare i nervi della gola e provocare difficoltà deglutitore, e anche i nervi degli arti inferiori e superiori, con conseguenza debolezza muscolare. Tra le altre complicanze, vi sono anche quelle a carico dei muscoli respiratori, visto e valutato clinicamente che se la tossina batterica giunge in tale area, il paziente fatica sempre di più a respirare fino a giungere – nei casi più gravi – alla completa paralisi dei muscoli che sono adibiti alla respirazione.
La difterite può essere inizialmente diagnosticata con un esame fisico e visivo: il medico andrà a verificare se la gola è coperta dalla tipica patina grigiastra, una sorta di membrana situata sopra le tonsille. Inoltre, anche la verifica dell’ingrossamento dei linfonodi e l’infiammazione della laringe può rappresentare un buon elemento di indagine. Se il medico ha dubbi, sarà sufficiente effettuare il prelievo di un frammento di tessuto infetto da inviare in laboratorio microbiologico per un’analisi e accertare così univocamente la presenza del batterio.
Una volta che è stata diagnosticata, la difterite può essere curata mediante un trattamento farmacologico che abbia il duplice obiettivo di far ritrovare al paziente il giusto benessere ed evitare il contagio ad altre persone. Si stima infatti che, anche nella condizioni di assenza di sintomi, un soggetto infetto possa diffondere la malattia fino a 6 settimane dopo il contagio.
Per quanto attiene il trattamento della malattia, si suole generalmente procedere con la somministrazione dell’antitossina difterica per via endovenosa o intramuscolare e, successivamente, una terapia antibiotica che possa contribuire ad allontanare il batterio. Considerato che non è certo possibile escludere complicazioni cardiache e respiratorie, è raccomandabile effettuare regolarmente un monitoraggio sulla frequenza cardiaca e sulla respirazione, aiutando eventualmente il soggetto affetto da difterite con una supplementazione di ossigeno e con l’assunzione di fluidi per via endovenosa, sempre sotto stretto controllo del medico.
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