Il termine “demenza senile” non individua una specifica malattia, piuttosto una serie di sintomi che si accompagnano alla progressiva perdita della memoria o al declino di altre capacità di svolgere normalmente le proprie attività di tutti i giorni. Come già sottolineato, il morbo di Alzheimer costituisce tra il sessanta e l’ottanta percento dei casi di demenza senile. Ovviamente esistono altre condizioni le quali possono generare una sintomatologia simile a quella della demenza senile, ed alcune di queste non sono irreversibili, per esempio problemi tiroidei e quelli riferibili ad una carenza di vitamine.
La demenza senile viene talvolta erroneamente chiamata “senilità” come se un declino grave delle proprie capacità di svolgere le attività quotidiane lo si possa considerare un “normale corso del fenomeno dell’invecchiamento”. La demenza senile è sì legata al processo di invecchiamento, ma non ne rappresenta una caratteristica “normale”
![demenza senile - Foto di Nicola Barts/pexels.com](http://www.medicionline.it/wp-content/uploads/2023/04/pexels-nicola-barts-7925799.jpg)
Perdita delle capacità mnemoniche e altri sintomi di demenza
Mentre la sintomatologia della demenza senile può essere la più varia, almeno 2 di queste caratteristiche della mente devono compromettersi significativamente perché possa parlarsi di demenza senile:
- La percezione visiva;
- La capacità di ragionare e di giudizio;
- La capacità di concentrazione e il livello di attenzione;
- Il linguaggio e la comunicazione;
- La memoria.
Gli individui affetti da demenza senile possono scontrarsi con problematiche legate alla memoria a breve termine, ad esempio non ricordare dove hanno messo oggetti lasciati pochi minuti prima, oppure il pagamento delle fatture domestiche, programmare e allestire i pasti quotidiani, ricordare un appuntamento o perdersi anche nelle aree adiacenti la propria residenza.
Spesso queste forme di demenza senile hanno la caratteristica della progressività, cioè la sintomatologia di manifesta con lentezza peggiorando in modo graduale. Se state riscontrando problemi legati alla memoria o qualche altra cambiamento nelle capacità di pensiero, non le ignorate.
Recatevi immediatamente dal vostro medico o da uno specialista per andare a fondo nel capirne le cause. Se anche la sintomatologia dovesse suggerire che ci si trova in presenza di demenza senile, una precoce diagnosi consente al paziente di ritardarne moltissimo gli effetti grazie alle cure cui oggi è possibile accedere.
Una precoce diagnosi, oltretutto, vi darà anche la possibilità di avere una efficace programmazione del vostro futuro.
Cause
La demenza senile è il risultato di danni a carico delle cellule del cervello. I danni interferiscono con la comunicazione tra cellula e cellula. Allorquando le cellule del cervello non riescono più a comunicare tra loro correttamente, le sensazioni, i pensieri, i comportamenti, le facoltà intellettive ne subiscono un vistoso degrado.
Il nostro cervello si suddivide in parecchie regioni, che son distinte fra di loro e ciascuna di esse governa funzioni diverse da quelle delle altre. Ne consegue che se le cellule di una determinata regione sono danneggiate, le funzioni cui è preposta quella determinata regione cerebrale non saranno più svolte correttamente.
I tipi di demenza senile sono relativi a determinati danni che possono subire le cellule cerebrali in specifiche regioni cerebrali. Per fare un esempio, il morbo di Alzheimer si caratterizza per livelli molto alti di alcune proteine sia dentro che fuori le cellule cerebrali, le quali hanno difficoltà (o impossibilità) a comunicare tra di loro. Ciò accade, prima che in altre regioni, nell’ippocampo quella regione cerebrale deputata alla memoria ed all’apprendimento. Ecco spiegato il motivo per cui uno dei primi sintomi del morbo di Alzheimer è proprio la perdita della memoria.
Mentre la maggioranza dei mutamenti nel cervello che determinano la demenza senile sono a carattere permanente e tendono a peggiorare sempre più, le disfunzioni legate al pensiero ed alla memoria, causate dalle condizioni che enumeriamo qui di seguito, possono regredire se si curano le condizioni che le hanno generate:
- Carenze di vitamine
- Problemi alla tiroide
- Abuso di alcolici
- Effetti indesiderati dei farmaci
- Depressione
Diagnosticare la demenza senile
Non esistono esami specifici per la determinazione della patologia. In genere il medico diagnostica, ad esempio, un morbo di Alzheimer e/o altre tipologie di demenza senile più che altro grazie ad un’approfondita anamnesi, ad un attento esame obbiettivo, grazie all’aiuto di alcune analisi di laboratorio e, ovviamente, anche grazie a qualche tipico cambiamento nel modo di pensare, del modo con cui si affrontano le attività quotidiane e, soprattutto del comportamento.
Tutte indicazioni sul tipo di demenza da affrontare. In ogni caso resta abbastanza semplice diagnosticare la presenza di una demenza senile, mentre, invece, è molto difficile dire QUALE sia il tipo di demenza, anche perché non è infrequente che le sintomatologie di diverse forme di demenza senile si accavallino.
Tenete presente, però, che diagnosi più accurate saranno possibili ad opera di specialisti, ad esempio un geronto-psicologo o anche un neurologo.
![cura e trattamenti - Foto di cottonbro studio/pexels.com](http://www.medicionline.it/wp-content/uploads/2023/04/pexels-cottonbro-studio-7578803-1.jpg)
Cure e trattamenti per la demenza senile
Come già scritto, i trattamenti per la demenza senile dipendono da cosa l’ha causata. Se la forma è abbastanza avanzata, e qui comprendiamo, ovviamente, anche il morbo di Alzheimer, non esistono cure o trattamenti che possano arrestare il progredire della malattia. Pur tuttavia esistono terapie a carattere farmacologico che possono alleviarne la sintomatologia.
E le stesse medicine che rallentano il progredire della sintomatologia del morbo di Alzheimer sono indicate anche nel trattamento di altri tipi di demenza senile. Esistono, è bene saperlo, anche terapie non a carattere farmacologico.
La cura della demenza è un terreno ancora in buona parte da scoprire e, certo, se aumentassero i finanziamenti per la ricerca in tal senso, gli spazi per cure più efficaci certo non mancherebbero.
Fattori di rischio e prevenzione
Naturalmente il primo fattore di rischio per la demenza senile è l’età: più è avanzata e più si è a rischio. Anche, però, l’ereditarietà ha il suo valore, ma, comunque, sono fattori sui quali non si può intervenire. La ricerca continua l’esplorazione dell’impatto che possono avere taluni fattori di rischio sulla salute cerebrale e la prevenzione della demenza senile. Sacche di ricerca molto attive in questo senso studiano il fattore cardiovascolare, l’alimentazione e la idoneità fisica.
Healing garden, curare l’Alzheimer in giardino
Curare il proprio giardino è un’attività in grado di conferire il giusto relax a tutti i pollici verdi (e, anche, a chi prova ad esserlo). Tuttavia, per le persone che sono affette da Alzheimer, i benefici sono anche di più, visto e considerato che secondo la Mati 1909 tale attività di giardinaggio può aiutare a stimolare la memoria e i sensi, diminuendo la necessità di trattamenti farmacologici.
Con un simile spunto, Mati 1909 ha dunque creato il suo “Healing garden”, una sorta di “giardino della guarigione”, che è stato studiato appositamente per poter rispondere in maniera più efficace ai bisogni fisici, psicologici e sociali di tutte quelle persone che sono affette da Alzheimer e da altre patologie neurologiche.
Per poter mostrare e condividere con gli interessi la propria esperienza, l’azienda vivaistica toscana ha sviluppato – in collaborazione con Generale Arredamenti – uno spazio dimostrativo a Pistoia, dove chiunque può toccare con mano (e usare gli altri sensi!) le possibilità di cura e di relax. Il percorso esplorativo porterà pertanto chi fosse interessato a entrare in un ambiente nel quale abbondano piante profumate, aromatiche e dalla fioritura prolungata, rappresentanti importanti elementi in grado di garantire un effetto terapeutico sul paziente.
Contemporaneamente, negli spazi espositivi sono previsti, percorsi, sostegni e punti di riferimento che possono determinare la creazione di uno spazio ideale per i bisogni fisici – e non solo psicologici – delle persone che soffrono di Alzheimer. Tra le varie possibilità, quella di fruire di una zona di sosta munita di sedute ergonomiche, che può favorire il raggiungimento di uno stato di calma, e può favorire la presenza di assistenti, o di amici e parenti.
Fattori cardiovascolari di rischio
Il cervello si nutre grazie alla più ricca rete di vasi sanguigni di un organismo umano. Quindi qualsiasi evento danneggi qualche vaso sanguigno in un corpo umano può ottenere lo stesso risultato anche sui vasi sanguigni cerebrali, depauperando, di conseguenza, le cellule del cervello di ossigeno e nutrimento, entrambi vitali. I mutamenti a carico del sistema di irrorazione sanguigna cerebrale sono sicuramente correlati al tipo di demenza senile denominata vascolare.
Fattori di rischio legati all’alimentazione
Ciò di cui ci nutriamo può avere un enorme impatto sulla salute cerebrale, passando per come influisce sul muscolo cardiaco. Le prove a disposizione ci indicano di seguire un’alimentazione che sia quanto più salutare possibile soprattutto per il nostro cervello (dieta mediterranea). Diminuire la carne rossa ed inserire o aumentare i cereali integrali, la verdura, la frutta, i crostacei, il pesce, olio d’oliva, noci e tutti i grassi cosiddetti “sani”.
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Fattori di rischio legati all’esercizio fisico
L’esercizio fisico praticato con regolarità determina una riduzione del rischio di alcune tipologie di demenza senile. Si avvantaggiano in questo caso direttamente le cellule del cervello, con l’aumento dei flussi sanguigni (e quindi anche ossigeno) al cervello.
Stile di vita
Non è completamente chiaro fino a che punto questo possa influire ma comunque i medici ricordano che, adottando una dieta completa, praticando regolarmente esercizio fisico e stimolando la mente è possibile rimanere in salute e prevenire il Morbo di Alzheimer. Sono le nuove ricerche a suggerire che uno stile di vita sano possa prevenire la demenza senile.
Attualmente gli scienziati stanno anche studiando se vi è una qualche connessione tra alzheimer e malatte cardiache, ipertensione, obesità e diabete. Lo scopo è quello di capire se prevedendo le une sia possibilità combattere anche l’altra.
Lieve
L’Azheimer ha vari stadi. Quando è lieve continuano ad esserci perdite di memoria ma anche l’abitudine a ripetere le stesse domande, perdere l’orientamento, difficoltà a pagare, svolgere le attività di sempre in un arco di temo superiore, cambi d’umore improvvisi. Già in questa fase di solito avviene la diagnosi.
L’impressione generale è che la persona abbia perso la voglia di vivere, non si cimenta più in alcuna attività e inizia a dimenticarsi alcuni fatti recenti. Chiaramente trova molto difficile imparare nuove cose. Alcuni, visto che delle volte non trovano le parole per esprimersi e così inventano parole che gli assomigliano, possono arrivare a smettere di parlare.
L’Alzheimer lieve provoca anche una repulsione al cambiamento. Il malato non è più in grado di concentrarsi e prendere decisioni. Ogni tanto dimentica di mangiare, così come può mangiare in continuazione o vuole mangiare solo un alimento specifico. Può anche iniziare ad avere una propensione all’accumulo di cose completamente inutili e senza valore.
Moderato e grave
L’Alzheimer moderato invece è il secondo stadio ed è qui che si verificano danni nelle zone del cervello che controllano la capacità di elaborare le informazioni sensoriali, il pensiero cosciente, il ragionamento e anche il linguaggio.
Vi è quindi un aumento della perdita di memoria. Il malato inizia a:
- Non riconoscere più i famigliari e gli amici
- Non riesce quasi più ad imparare niente di nuovo
- Trovano difficoltà ad eseguire cose semplici come il vestirsi perché richiede una successione di passaggi
- Possono avere manie, paranoie e alcune volte anche allucinazioni che possono essere uditive, visive e anche sensoriali.
- Iniziano ad avere alterazioni del comportamento
- Alcune volte scambiano le persone, pensando ad esempio che il figlio sia il fratello, il marito, il padre etc.
- Questa fase porta ad esempio alla tendenza a vagabondare, uscendo di casa da soli (e perdendosi).
- Può ripetere spesso le stesse cose o fare sempre gli stessi gesti che trova piacevoli
- Può diventare aggressivo, arrivando a minacciare e imprecare, dando calci, pugni e graffiando. Accusa i famigliari di avergli fatto un torto o di rubargli le cose.
- Dimentica le buone maniere, può arrivare a svestirsi in pubblico
- Si trascurarsi
- Si sveglia in piena notte credendo di doversi recare a un appuntamento
C’è poi l’Alzheimer grave. L’ultimo stadio. Ormai il tessuto cerebrale ha diminuito molto le dimensioni. Non riesce più a comunicare, dipende completamente da chi lo cura. Sull’ultimo deve stare sempre a letto. In questa fase non riconosce più nessuno, nemmeno se stesso. Ha difficoltà a farsi capire, può rifiutare di mangiare e può anche dimenticarsi di deglutire. Urla sempre, non ha più controllo di vescica e intestino. Dimagrisce molto e la sua pelle diventa molto sottile. Non vuole essere toccato, non si sente sicuro nel camminare o può dimenticarsi come si cammina.
![cura demenza senile - Foto di Karolina Grabowska/pexels.com](http://www.medicionline.it/wp-content/uploads/2023/04/pexels-karolina-grabowska-8538812-1.jpg)
Alzheimer, una proteina permette di monitorare i progressi
Grazie a uno studio a lungo termine gli scienziati hanno potuto confermare che un esame del sangue a monitoraggio dei livelli di una determinata proteina potrebbe essere un modo non invasivo per controllare i progressi della malattia di Alzheimer.
La proteina, un neurofilamento leggero, si versa dalle cellule nervose danneggiate e morenti, nel liquido cerebrospinale, per poi viaggiare da lì nel flusso sanguigno.
Studi precedenti avevano già dimostrato che i livelli ematici di luce dei neurofilamenti sono più elevati nelle persone con malattie, come l’Alzheimer, che distruggono le cellule nervose e il tessuto cerebrale. Tuttavia, poche di queste sono state indagini a lungo termine.
Il nuovo studio, invece, presente in JAMA Neurology, suggerisce che la misurazione dei livelli ematici della luce dei neurofilamenti potrebbe indicare se i farmaci per il trattamento del morbo di Alzheimer stiano o meno funzionando. A tutt’oggi, non esiste ancora un modo non invasivo per farlo.
I risultati seguono quelli di un’altra indagine, che ha dimostrato come la misurazione della luce dei neurofilamenti nel sangue potrebbe identificare la malattia di Alzheimer 10 anni o più, prima dell’insorgenza di sintomi come il declino del pensiero e della memoria.
Tuttavia, lo studio precedente si limitava ad identificare le persone con una forma rara, ereditaria, di insorgenza del morbo di Alzheimer, che solitamente colpisce prima dei 65 anni. La ricerca più recente si applica invece al morbo di Alzheimer sporadico, un tipo di malattia molto più comune, ad insorgenza tardiva, che colpisce più spesso dopo i 65 anni.
“Valutati unitamente – afferma l’autore dello studio, Dr. Niklas Mattsson, un medico presso lo Skåne University Hospital, ricercatore presso l’Università di Lund, in Svezia – questi studi indicano che [la proteina] nel sangue può essere utilizzata per misurare i danni alle cellule cerebrali in varie forme di malattia di Alzheimer”.
Fonti e bibliografie
- JAMA Neurology
- Alzheimer’s Disease Neuroimaging Initiative
- Sistema Nervoso – Neurologia – Neurochirurgia – Neuroradiologia. P. Barone, A. Brunetti, P. Cappabianca, A. Filla, M. Gangemi, E. Maiuri, L. Santoro; Ed. Idelson-Gnocchi; 2012
- 10 sintomi dell’Alzheimer | Alzheimer’s Association
- Malattia di Alzheimer – Wikipedia
- Neurologia Clinica: Diagnosi e terapia. Giuseppe Di Iorio, Vincenzo Bonavita; Ed. Edizioni Medico-Scientifiche; 2007