“Un inadeguato apporto nutrizionale durante il ricovero in terapia intensiva è associato a un maggiore tasso di mortalità per i pazienti affetti da Covid-19”: è la conclusione dello studio, pubblicato su “Clinical Nutrition”, condotto da un gruppo di clinici e ricercatori della Fondazione Policlinico San Matteo di Pavia e della Fondazione Ca’ Granda Ospedale Maggiore di Milano sui pazienti affetti da Covid-19, ricoverati in terapia intensiva.
Lo studio è stato condotto nel corso della prima ondata del 2020 ed ha coinvolto 222 pazienti ricoverati nelle terapie intensive dei due Policlinici.
I ricercatori hanno osservato che “chi ha potuto ricevere entro i primi quattro giorni di ricovero un supporto nutrizionale, principalmente per via enterale, adeguato ai fabbisogni calorici stimati, ha evidenziato una minore mortalità”. I risultati hanno, inoltre, confermato che “l’obesità moderata è associata a un più alto rischio di mortalità, mentre quella grave sembra comportare anche un significativo ritardo nello svezzamento dalla ventilazione artificiale invasiva”.
Per Riccardo Caccialanza, direttore dell’Unità di Nutrizione Clinica del San Matteo di Pavia, “garantire un adeguato supporto nutrizionale ai pazienti in terapia intensiva è, ancor oggi, spesso problematico a causa della severità delle condizioni cliniche e metaboliche dei pazienti ricoverati, a maggior ragione in una patologia complessa come il Covid-19. (ANSA).
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