Disturbi immunitari

Covid e anticorpi monoclonali: per la Fondazione Tls “il farmaco ci sarà tra aprile e maggio”

Il farmaco anti Covid-19 messo a punto dalla Fondazione Toscana Life Sciences (Tls) di Siena “è infialato ed è pronto per la sperimentazione sull’uomo”. Nuovi promettenti risultati arrivano anche dall’anticorpo monoclonale Bamlanivimab, sviluppato da Eli Lilly: potrebbe prevenire circa l’80% dei casi Covid-19 tra i residenti e il personale delle case di cura. La strategia farmacologica contro il Covid-19 passerà anche dagli anticorpi monoclonali, degli anticorpi riprodotti in laboratorio che rappresentano un concentrato delle migliori armi del sistema immunitario per colpire il virus. Già impiegati nella terapia oncologica, possono essere utilizzati sia per combattere il virus in seguito al contagio sia come forma di prevenzione, in quanto sono in grado di stimolare il sistema immunitario e di “prepararlo” all’incontro con la malattia. Ovviamente non rappresentano un’alternativa alla vaccinazione, ma potrebbero risultare utili nella lotta contro il Covid-19.

Anche l’Italia si sta muovendo in questa direzione. In particolare, nuovi sviluppi in merito arrivano dalla Fondazione Toscana Life Sciences (Tls) di Siena. Il farmaco anti-Covid basato sugli anticorpi monoclonali, sviluppato dal team di ricerca coordinato da Rino Rappuoli, “è infialato ed è pronto per la sperimentazione sull’uomo”. Lo ha annunciato lo stesso Rappuoli, direttore scientifico di Gsk Vaccines, durante un evento della Regione Toscana. “Dovrebbe essere a disposizione della gente ad aprile, massimo maggio”, ha aggiunto.

Anticorpo monoclonale isolato su pazienti guariti dal Covid

“Siamo molto contenti di essere arrivati al momento in cui con il commissario Arcuri abbiamo fatto un accordo con cui ci prepareremo non solo a fare questo farmaco, ma anche a diventare un posto per la sicurezza nazionale contro le malattie emergenti in futuro”, ha aggiunto Rappuoli.
L’anticorpo monoclonale su cui si basa il farmaco, denominato MAD0004J08, è stato isolato dopo mesi di analisi sul sangue dei pazienti guariti dal Covid-19 ed è stato ricreato in laboratorio.  Nell’hub senese Tls, finanziato dalla Regione Toscana, prendono ora il via le prove cliniche per la somministrazione del farmaco. Successivamente sarà avviata la produzione del farmaco, che sarà il primo in Italia e probabilmente tra i più efficaci al mondo.

Covid: anticorpo Eli Lilly potrebbe evitare l’80% contagi in Rsa

Nuovi promettenti risultati arrivano anche dall’anticorpo monoclonale Bamlanivimab, sviluppato da Eli Lilly contro il nuovo coronavirus, già approvato dalla Food and Drugs Administration per il trattamento dei casi lievi e moderati. Secondo quanto emerso da uno studio condotto dai ricercatori dell’azienda farmaceutica e del National Institutes of Health (NIH), il farmaco potrebbe prevenire circa l’80% dei casi Covid-19 tra i residenti e il personale delle case di cura. Sulla base dei risultati emersi, l’azienda intende spingere per l’approvazione del presidio come prevenzione. “I residenti delle case di cura rappresentano meno del cinque per cento di tutti i casi confermati di Covid-19 negli Stati Uniti, ma costituiscono circa il 37% di tutti i decessi legati alla malattia”, precisa Eli Lilly, in una nota. Nel corso dello studio, il team di ricerca ha valutato il rischio di contagio su oltre mille residenti e personale di case di cura e luoghi di assistenza a lungo termine, somministrando al campione il Bamlanivimab o un placebo.

Le probabilità di contrarre il Covid per chi riceve il farmaco

“Tra i residenti e il personale delle case di cura chi ha ricevuto il farmaco ha mostrato il 57% di probabilità in meno di contrarre Covid-19 rispetto al gruppo di controllo. Solo tra i residenti delle case di cura, il rischio è stato ridotto dell’80% tra coloro che
avevano ricevuto il farmaco anticorpale”, precisano i ricercatori sottolineando che “Bamlanivimab non rappresenta un’alternativa alla vaccinazione ma potrebbe contribuire alla salute e al benessere degli anziani nelle case di cura in attesa dell’inoculazione”. “La prevenzione con anticorpi monoclonali sarà molto utile con le mutazioni e i nuovi ceppi emersi. La nostra soluzione, ad esempio, dovrebbe essere efficace contro la variante inglese, ma non abbiamo prove per affermare lo stesso dei ceppi emersi in Sud Africa e Brasile, per questo dobbiamo continuare a investire in questo campo di ricerca”, conclude il team di ricerca.

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