Le ricerche nel campo dell’oncologia sono sempre tese a migliorare la qualità dei trattamenti e a garantire un’aspettativa di vita migliore per tutti coloro che purtroppo sono affetti da patologie tumorali. Tra i recenti passi in avanti nei metodi di cura rientra anche l’adroterapia, una particolare tipologia di radioterapia a base di particelle subatomiche, del cui funzionamento parleremo in questo articolo, cercando di tracciarne un quadro completo anche per quanto riguarda gli effetti collaterali e le principali tipologie di tumori curabili con questo metodo.
L’adroterapia, conosciuta anche col termine di terapia adronica, è una particolare tipologia di radioterapia che utilizza fasci di protoni, neutroni o ioni caricati in modo positivo per l’eliminazione mirata delle cellule tumorali.
Il suo nome si deve al tipo di particelle che si impiegano nel trattamento, vale a dire gli adroni, i quali a loro volta sono costituti da quark, particelle elementari la cui teoria di esistenza risale addirittura agli anni Settanta.
Senza dilungarci nel mondo della fisica particellare, il procedimento di base dell’adroterapia consiste nell’impiego di un acceleratore di particelle, il quale proietta fasci di neutroni, protoni e ioni di carbonio all’interno del corpo umano.
Esistono quindi varie tipologie di particelle impiegabili nell’adroterapia.
Quelle più comuni sono i protoni, per cui nello specifico si parla di protonterapia, e gli ioni al carbonio.
A livello italiano, vi sono solo due centri specializzati in questo tipo di trattamento, e cioè il CNAO di Pavia, in cui si utilizzano anche ioni al carbonio, e il Centro di Protonterapia di Trento.
Al pari della radioterapia, anche la terapia adronica ha come scopo il bombardamento atomico del tumore mediante fasci particellari.
Tuttavia, la dose radioattiva emanata dai macchinari all’interno di un tessuto cellulare è molto più localizzata e mirata in questa tecnica: infatti parliamo di una zona di pochi millimetri, con danni collaterali di gran lunga inferiori rispetto all’esposizione agli elettroni o ai raggi X.
I fasci di elettroni inoltre non hanno la capacità delle particelle protoniche di penetrare gli strati epiteliali in profondità, e per tale motivo sono impiegati per tumori superficiali.
Per ciò che riguarda invece la radioterapia a raggi X, questi ultimi riescono ad agire più in profondità rispetto agli elettroni, ma la dose radioattiva assorbita dal corpo umano è decisamente più estesa sia in termini di concentrazione che in termini di superficie.
Il vantaggio di usare ioni di carbonio e protoni è quindi insito, oltre che nella maggior pesantezza a livello atomico, nella loro capacità di sprigionare all’interno dei tessuti un’energia decisamente minore, risparmiando le zone circostanti dagli effetti collaterali di una radioterapia.
L’energia in questo modo viene preservata quasi tutta per bombardare il tumore, mentre vengono risparmiate le cellule sane.
Questo enorme vantaggio permette perciò di avere danni molto minori a livello fisico, e di concentrare al massimo il fascio sul proprio bersaglio diretto, senza sprecare alcuna carica.
Una volta superato il tumore, gli adroni perdono totalmente la loro energia, disperdendosi nell’organismo in maniera inerte.
Un ulteriore vantaggio nell’utilizzo dell’adroterapia sta nel fatto che l’energia del fascio, e quindi la relativa profondità di penetrazione può essere cambiata a seconda della morfologia del tumore: infatti una massa tumorale può a sua volta essere suddivisa in tre bersagli distinti, i quali vengono irradiati dal fascio seguendo la loro forma nella maniera più precisa e pedissequa.
Questo ovviamente permette sempre di risparmiare dalle radiazioni i tessuti sani circostanti.
Infine un ulteriore beneficio derivante dall’adroterapia è quello di poter ricorrere ad un’ulteriore dose terapica a carico di una eventuale recidiva di tumore, sempre situato nella zona precedentemente trattata: infatti con questa tecnologia si può trattare nuovamente la medesima fascia di tessuto, cosa che in passato non era possibile fare.
I principali tipi di tumore che possono essere trattati con l’impego dell’adroterapia sono:
neoplasie che vanno ad intaccare il sistema nervoso centrale;
tumori a livello della base cranica;
tumori dell’occhio;
patologie tumorali a livello della fascia compresa tra la testa e il collo;
neoplasie a carico dei seni paranasali;
tumori a livello del naso;
cancro alle ghiandole salivari;
cancro al fegato;
tumore al pancreas;
tumore alla prostata;
tumori del colon retto;
patologie tumorali a carico delle ossa;
neoplasie ai tessuti molli, come ad esempio il sarcoma nelle sue varie tipologie;
alcuni tumori che colpiscono i bambini.
Effetti collaterali derivati dall’impiego di questa terapia
Per quanto riguarda invece i principali effetti collaterali, essi sono:
infiammazione delle mucose;
infiammazione della bocca;
infiammazioni a carico della faringe;
flogosi nasale;
eritemi della pelle;
nausea;
irritazione oculare.
Tali sintomi si presentano entro sei mesi dal trattamento.
Per quanto riguarda invece effetti collaterali a lungo termine, essi dipendono dal tipo di adroterapia impiegata, e riguardano principalmente alcune insufficienze a livello dell’ipofisi e neuropatie che causano dolore e infiammazione.
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