Tra gli infortuni più comuni che si possono riscontrare, in particolare quando si pratica uno sport, troviamo sicuramente la distorsione alla caviglia. Per incorrere in questo infortunio non c’è ovviamente bisogno di praticare lo sport a livello professionistico, anzi, è molto più comune che si verifichi tra gli amatori, sia per una meno efficiente preparazione fisica ed atletica, sia a causa dei campi da gioco in cui l’attività viene praticata, non sempre nelle migliori condizioni. Questo trauma però, sebbene accada molto più frequentemente quando si pratica uno sport, può verificarsi tranquillamente anche nella vita di tutti i giorni. Cerchiamo di spiegare cosa sia una distorsione e come trattarla al meglio.
Cosa accade alla nostra caviglia?
La caviglia è definita una articolazione di tipo sinoviale del nostro corpo, cioè una articolazione che permette alle ossa di scivolare su di uno strato di cartilagine. La caviglia rappresenta, inoltre, il punto d’incontro di tre ossa: tibia, perone ed anche tallone. Cosa accade dunque alla nostra caviglia quando subiamo una distorsione? Tale condizione fa si che alcuni elementi presenti nella caviglia, i legamenti, robusti e resistenti filamenti di tessuti, la cui funzione è quella di unire tra loro le estremità delle ossa, si strappino, andando incontro a danni che possono essere sia parziali che totali. Il legamento si “strappa” perché a causa delle funzioni che deve svolgere non può essere elastico ma abbastanza saldo.
I sintomi della distorsione alla caviglia e dei legamenti danneggiati
Oltre al dolore, una caviglia gonfia è il primo campanello d’allarme della distorsione alla caviglia, delle volte accompagnato dalla comparsa di lividi, limitati alla zona laterale nelle distorsioni meno rilevanti, o che possono estendersi sul collo del piede fino alle dita nei casi più gravi. Gli ematomi compaiono generalmente dopo il gonfiore, tranquillamente anche dopo 24/48 ore dal momento dell’effettiva lesione.
Per attenuare dolore, gonfiore ed ematomi è raccomandato dai medici il ricorso alla strategia “RICE”, terminologia anglofona che significa: riposo, applicazione di impacchi ghiaccio, compressione della caviglia, sollevamento del piede infortunato. Tali processi sono finalizzati a porre l’articolazione nelle migliori condizioni per il recupero spontaneo, che avverrà generalmente entro le 2-3 settimane.
Nella stragrande maggioranza dei casi, le lesioni ai legamenti nella zona della caviglia, si rimarginano autonomamente senza bisogno di nessun tipo di intervento chirurgico. Tali infortuni possono essere curati con la sola terapia farmacologica, sia attraverso l’applicazione di gel ed unguenti che hanno il compito di “riassorbire” l’edema, sia attraverso l’assunzione di farmaci antinfiammatori non steroidei, come l’ibuprofene, che agirà come calmante per il dolore riducendo anche le infiammazioni.
Quando dovremmo rivolgerci al medico?
Come detto in precedenza, generalmente, questi tipi di infortuni non hanno bisogno di cure particolari, ma, qualora dopo 15 o 20 giorni dalla distorsione la caviglia risulti ancora tumefatta sarebbe bene chiedere un consulto al proprio medico di fiducia. Il medico potrà infatti consigliare al paziente di effettuare una radiografia, che riguarderà i segmenti di piede e caviglia. Ciò ci permetterà di analizzare la condizione delle ossa del piede, ed assicurarci che non si sia verificata nessuna frattura ossea. Oltre a ciò potrebbe essere molto utile effettuare una risonanza magnetica, quest’ultima infatti ha il compito di valutare lo stato dei legamenti della nostra caviglia, eliminando la possibilità di dover effettuare un esame chirurgico laddove questo risulti non necessario.