La carenza di vitamina D, definita anche ipovitaminosi D, è una patologia che causa molte ripercussioni sull’organismo, generando problemi a catena spesso difficili da diagnosticare e da ricondurre alla causa posta alla base
Cause
La carenza di vitamina D è una situazione che può svilupparsi per svariate ragioni, generalmente riconducibili a un errato apporto alimentare o, spesso, a un’insufficiente esposizione al sole. L’inadeguata esposizione al sole può a sua volta dipendere da una ridotta attività fisica all’aperto, pelle scura ed eccessivo utilizzo di creme solari. Ulteriori cause possono essere un alterato assorbimento intestinale e malattie epatiche o renali che non permettono la conversione della vitamina D nella forma attiva.
Ci sono però dei fattori che potremmo definire di rischio, che possono aumentare le possibilità d’incorrere nella carenza di vitamina D quali:
- Fumo di sigaretta
- Sovrappeso e obesità
- Età avanzata
- Utilizzo di famarci che velocizzano il metabolismo della vitamina D
Ma perché è importante tenere sotto controllo i livelli di tale vitamina? E quali sono le conseguenze di uno stadio di carenza di vitamina D?
Conseguenze della carenza di vitamina D
La carenza di vitamina D è in grado di apportare numerosi elementi pregiudizievoli, come l’influenza negativa alla mineralizzazione ossea, causando dunque delle malattie come il rachitismo nei bambini, o l’osteomalacia negli adulti, e favorendo l’insorgenza dell’osteoporosi. Oltre a queste malattie direttamente correlate, la mancanza di vitamina D causa un anomalo assorbimento di calcio nell’intestino e una ritenzione di fosforo nei reni.
Così facendo le ossa non hanno più calcio e fosforo a disposizione e s’indeboliscono. Spesso accade che anche i muscoli si sviluppino male, il soggetto li sente intorpiditi con formicolii e spasmi. Un sintomo poco comune è la tendenza all’irritabilità nervosa.
Rachitismo
Il rachitismo, sviluppato prevalentemente nei bambini, è una delle principali conseguenze giovanili della carenza di vitamina D. È determinato dall’insufficiente mineralizzazione della porzione ossea in crescita, che nel tempo cede e tende a deformarsi sotto il carico del peso del proprio corpo e della tensione dei muscoli. Di qui la tendenza ad avere le gambe storte, la mascella deformata, la cassa toracica incavata, il viso troppo stretto, e così via.
Grazie al miglioramento delle condizioni igieniche e sanitarie, e all’aumento dei controlli prenatali che si effettuano, questa malattia si è ridotta notevolmente. È sempre bene però, sin dalla nascita, fare passeggiate o attività ludiche all’aperto, senza proteggere troppo il bambino dal sole quando possibile, come nei mesi invernali. Ricordiamo che gli orari migliori per l’esposizione sono dalle 09:30 alle 11:30 e dalle 17:30 alle 19:30.
Osteomalacia
L’osteomalacia, o rachitismo degli adulti, è una delle principali conseguenze della carenza di vitamina D che però si sviluppata soprattutto in età maggiore rispetto all’insorgenza del rachitismo. La malattia è contraddistinta principalmente dalla rarefazione delle ossa, che risultano più inclini alle fratture e, spesso, dolenti.
Poiché col passare dell’età la pelle non è più in grado di sintetizzare vitamina D, e i reni non riescono ad effettuare l’ultimo processo di trasformazione, i soggetti anziani sono quelli più colpiti. Per questo motivo ai pazienti della terza età spesso si consiglia l’assunzione d’integratori di vitamina D.
Di solito l’utilizzo degli integratori è accompagnato unitamente da quella di calcio, così da prevenire l’osteoporosi. Ci sono però dei soggetti in particolare che possono sviluppare questa patologia quali: persone colpite da insufficienza renale, insufficienza epatica, celiachia, fibrosi cistica, pancreatite cronica o cirrosi biliare.
Rischi cardiovascolari
Anche se la vitamina D è associata alla salute delle ossa, studi recenti hanno dimostrato che è molto importante anche per la funzione di organi e tessuti, ma in particolare a livello cardiovascolare. Infatti, la carenza di vitamina D è implicata nell’insorgenza di: ipertensione, diabete e sindrome metabolica.
Vitamina D ed influenza
La vitamina D può apportare dei significativi benefici nel contrasto all’influenza, stato patologico particolarmente frequente durante la stagione invernale. Di fatti, diversi studi internazionali hanno dimostrato un’associazione inversa tra le infezioni delle basse vie respiratorie e il livello di vitamina D. Più il livello sarà elevato, e minore sarà il rischio di contrarre raffreddori, influenze e altre infezioni del tratto respiratorio.
Insomma, la supplementazione di vitamina D può essere un’utile terapia di medicina, soprattutto nei periodi invernali, quando i livelli di vitamina D nel sangue scendono al loro punto più basso. Qualora accade realmente una situazione simile, l’organismo non avrà protezione da antibiotici prodotti dal proprio organismo.
In altri termini, studi recenti confermano che una persona che ha un basso livello di vitamina D è più vulnerabile ai raffreddori, all’influenza e alle altre infezioni delle vie respiratorie. Una buona considerazione da effettuare in questo periodo, quando le temperature scendono radicalmente esponendo il nostro organismo a seri rischi di contrazione d’influenza e virus di stagione.
Come rimediare alla carenza di vitamina D
Dalle poche righe che precedono, risulta evidente come sia fondamentale cercare di garantire al proprio organismo il giusto apporto di vitamina D. Ma come procedere in tal senso?
Una prima mano d’aiuto è certamente rappresentata dall’assunzione di specifiche fonti alimentari di vitamina D. Tra le principali: fegato, tuorlo d’uovo, latte, burro e olio di pesce.
In alcune specifiche situazioni, come ad esempio la gravidanza, potrebbe essere utile procedere a un’integrazione di vitamina D. Altre integrazioni possono essere consigliate nei bambini e nei ragazzi, ove consigliabile. Bisogna però specificare che elevate assunzioni di vitamina D provocano tossicità, per cui è sempre bene chiedere parere al medico prima di assumere integratori di testa propria. Altri effetti collaterali, se assunte dosi in eccesso, sono la mineralizzazione di tessuti non ossei, contrazioni, spasmi muscolari, vomito, diarrea e mal di testa.
Poiché la vitamina D somministrata tramite l’alimentazione e gli integratori si accumula nel tessuto adiposo, per poi essere attivata quando serve al corpo, è possibile seguire diversi schemi di somministrazione che possono essere piccole dosi giornaliere o un’unica dose settimanale, mensile, trimestrale, semestrale o annuale. La dose giornaliera di solito si aggira tra gli 800 e i 1000 Ul/die, ma in caso di severo deficit e impossibilità di esporsi alla luce solare, si può assumere una dose massima di 2000 Ul/die.
Un altro rimedio potrebbe essere, nel caso sia possibile, di esporsi al sole per almeno 20-30 minuti senza protezione solare durante i mesi freddi e in estate ridurre il tempo d’esposizione a 15 minuti, e poi utilizzare filtri e creme come abitudine.