Questa condizione è in grado di provocare tutta una serie di disturbi anche piuttosto differenti tra loro. Il metabolismo muscolare viene chiaramente notevolmente danneggiato, causando disturbi come miopatia, ipoglicemia e cardiomiopatia. Sono i neonati quelli che vengono maggiormente colpiti da ipoglicemia, così come da encefalopatia ipochetotica. Nella maggior parte dei casi la terapia che risulta essere più efficace prevede l’assunzione di integratori di L-carnitina all’interno della dieta che bisogna seguire.
L’aminoacido carnitina si caratterizza per svolgere un ruolo fondamentale nel percorso che viene compiuto dagli esteri a catena lunga dell’acil coenzima A (detto CoA) all’interno dei mitocondri dei miociti, in cui subiscono un processo di ossidazione con l’obiettivo di ricavare energia. La carnitina si trova in un gran numero di cibi, soprattutto quelli che hanno una derivazione animale, così come si può ottenere anche mediante la sintesi endogena.
Quali sono le principali cause di carenza di carnitina
Tra le cause maggiormente diffuse che possono portare alla carenza di carnitina troviamo indubbiamente un apporto del tutto inadeguato di tale aminoacido: in questi casi la colpa può essere l’aver seguito una dieta particolare solamente come moda del momento, oppure per una lacuna nutrizionale parenterale complessiva a lungo termine. La causa, in altre occasioni, può derivare dalla mancanza di capacità di provvedere al metabolismo della carnitina per via di alcuni deficit a livello enzimatico. In questi casi le mancanze sono essenzialmente a livello di carnitina palmitoil-transferasi, ma anche di aciduria metilmalonica oppure di acidemia propionica e, ancora, di isovalerico acidemia.
Tra le altre cause della carenza di carnitina troviamo certamente un abbassamento dell’efficacia della sintesi endogena di cartina dovuta soprattutto dallo sviluppo di un’importante malattia che ha colpito il fegato. Al tempo stesso, un’altra causa può corrispondere ad una troppo elevata perdita di carnitina, che può essere causata da disturbi come diuresi, diarrea o emodialisi. Tra le varie cause troviamo anche un disturbo di carattere ereditario, in cui avviene la perdita di carnitina a partire dai tubuli renali.
L’impiego del valproato può portare a tale conseguenza, così come una riduzione della concentrazione di carnitina a livello muscolare per colpa di un’insufficienza mitocondriale (magari per via dell’utilizzo della zidovudina). Infine, tale carenza può derivare anche da un incremento della necessità di carnitina nel momento in cui il paziente soffre di chetosi oppure nel caso in cui la richiesta di ossidazione degli acidi grassi è particolarmente alta, come quando il paziente viene colpito da una patologia cronica come la sepsi oppure ci sono delle ustioni particolarmente gravi. Tale carenza di carnitina può avere carattere sistemico e, di conseguenza, essere generalizzata, oppure può coinvolgere esclusivamente il muscolo: in questo secondo caso prende il nome di miopatia.
L’uso della carnitina per dimagrire
Piuttosto di frequente la carnitina viene introdotta nelle varie diete dimagranti, dal momento che sarebbe in grado di svolgere un’azione che va a favorire il metabolismo dei grassi e, di conseguenza, risulta molto utile per bruciarne un quantitativo maggiore. La carnitina, quindi, consentirebbe di bruciare più facilmente le cellule di grasso e, di conseguenza, accumulare un minor quantitativo di adipe nel corpo e incrementare la capacità aerobica nel corso dell’allenamento. Al giorno d’oggi si possono trovare in commercio dei veri e propri integratori di carnitina che permettono di bruciare i grassi più velocemente. Tali integratori si caratterizzano per poter essere comprati in diverse modalità: si trovano in pillole, ma anche in polvere e in forma liquida. Chiaramente non si può considerare come una sorta di panacea per dimagrire, ma riesce a garantire degli effetti benefici solamente nel caso in cui sia accompagnata da una dieta ipocalorica e da un buon allenamento. Gli effetti dimagranti, infatti, possono variare da persona a persona, anche se nella maggior parte dei casi si consiglia l’assunzione di almeno 200 grammi di carnitina ogni giorno per un mese.
Gli effetti sulla tiroide
Nella maggior parte dei casi tale aminoacido viene suggerito come integratore per persone che fanno tanto sport. Infatti, questo acido è in grado di rendere più semplice il trasporto dei grassi verso i mitocondri, che li fanno poi diventare energia da riutilizzare. Diverse persone, però, sostengono che questo tipo di integratori potrebbe avere degli effetti indesiderati sulla tiroide. Ebbene, in realtà, non sembra essere proprio così. Infatti, tale acido non può condizionare negativamente una terapia così come la salute dell’organo stesso né nel caso in cui il paziente soffra di ipotiroidismo né di ipertiroidismo. Infatti questo acido garantisce un effetto benefico in tutti i casi di tireotossicosi iatrogene: si parla, quindi, di tutto quel gruppo di patologie che vanno a colpire la tiroide e che comportano una produzione troppo alta di ormoni, andando ad ostruire il loro trasporto verso le cellule.
A cosa serve e quando assumerla
La carnitina può tornare decisamente utile per l’effetto dimagrante, visto che aiuta a bruciare più velocemente i grassi, ma solamente come abbiamo detto nel caso in cui sia associata ad un’alimentazione sana e corretta e all’attività sportiva. La carnitina, inoltre, riesce a garantire un effetto benefico anche per la pulizia delle strutture chetoniche, così come per ripulire le scorie acide che sono presenti nel sangue, soprattutto conseguenti a delle diete eccessivamente proteiche che possono causare chetosi.
Questo integratore alimentare, insieme ad un’alimentazione piuttosto corretta, riesce a svolgere anche un ottimo effetto soppressore dell’appetito, sostanzialmente diminuendolo. Inoltre, potrebbe essere impiegata anche da chi fa attività sportive particolarmente intense e lunghe, visto che tale integratore darebbe un ottimo aiuto per incrementare la resistenza del proprio corpo, aumentando e migliorando le prestazioni atletiche e, al contempo, abbassando anche la fatica.
Chi compie attività sportive, quindi, potrebbe ricevere numerosi benefici dall’assunzione di tale integratore, come ad esempio risparmiare una buona quota di glicogeno, lo sviluppo di una maggiore massa muscolare, maggiore energia nel corso degli allenamenti. Se si vuole assumere tale acido mediante il cibo, sono gli alimenti che hanno origine animale quelli che ne sono più ricchi, come ad esempio la carne rossa, prodotti lattiero-caseari, ma ci sono buone concentrazioni anche nelle uova, nel pesce, nel coniglio e nella carne bianca. I prodotti di derivazione vegetale, invece, presentano quantità di carnitina molto più bassi.
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