Quando l’apparato digerente è infiammato, i neutrofili si spostano nella zona colpita e qui rilasciano la calprotectina. Di conseguenza quando viene effettuato l’esame per misurare il livello di tale sostanza all’interno nelle feci, risulta aumentata e permette quindi di diagnosticare l’infiammazione intestinale.
Viene usata anche per capire quando la malattia è di natura infiammatoria e quando invece non lo è. E’ bene sottolineare che la calprotectina serve solo a individuare le malattie infiammatorie ed alcune infezioni batteriche, ma non altri disturbi che possono in qualche modo alterare le normali funzioni dell’intestino.
Cosa sono le malattie infiammatorie intestinali?
Visto che la calprotectina è un valore molto importante per capire se sono presenti o meno delle malattie infiammatorie intestinali, cerchiamo di capire quali sono le patologie che rientrano in questa categoria e di cosa si tratta.
Si tratta di malattie croniche, la causa è difficile da individuare e gli esperti ritengono che sia un processo innescato dal corpo (autoimmune) a provocare l’infiammazione e la lesione della mucosa gastrointestinale.Tale processo deriva probabilmente da una predisposizione genetica, da malattie virali oppure da fattori ambientali.
Chi soffre di una malattia intestinale cronica ha dei sintomi che non passano inosservati, essi di solito si fanno sentire per un certo periodo alternandosi poi a periodi di totale silenzio che porta la persona a ritenere che il problema sia passato del tutto.
Le malattie infiammatorie intestinali più comuni sono la colite ulcerosa e il morbo di Crohn. Gli esami della Calprotectina possono segnalare anche altri tipi di disturbi come ad esempio le infezioni batteriche e parassitarie e il tumore al colon-retto.
Chi soffre di malattie infiammatorie dell’intestino accusa spesso uno o più sintomi. I più comuni sono ricorrenti mal di pancia o attacchi di diarrea acquosa che contiene alcune volte anche sangue. Può essere soggetto a una perdita di peso più o meno improvvisa e alla febbre. I sintomi possono scomparire anche per lunghi periodi.
Quando viene richiesto l’esame?
Questo esame di solito viene richiesto dal medico che sospetta delle infiammazioni intestinali. Non si tratta di un test specifico per la diagnosi ma, può aiutare a capire qual è il grado dell’infiammazione.
Il medico effettua la propria richiesta quando il paziente ha sintomi specifici che fanno supporre un’infiammazione della mucosa gastrica o intestinale. I sintomi sono quelli visti sopra ma possono aggiungersi anche i crampi addominali, un senso diffuso di debolezza, il sanguinamento rettale…
Il test per analizzare i valori di calprotectina viene richiesto anche per capire se il paziente dovrà sottoporsi o meno a un esame endoscopico. Al contrario se invece la malattia è già stata diagnosticata, l’esame aiuta a capire quando è in corso l’episodio acuto e qual è la gravità.
Come si interpretano i valori?
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Quando il valore della calprotectina è elevato, di solito vi è un’infezione gastrointestinale. Tuttavia non è permesso capire ne la causa ne la zona colpita. E’ bene tenere di conto che la quantità aumenta quando vi è una malattia infiammatoria intestinale in corso, un’infezione batterica o parassitaria e il tumore del colon-retto. Per capire qual è la causa dell’infiammazione serve l’endoscopia.
Può capitare però che il paziente avverta ugualmente i sintomi sopra indicati ma vi sia una bassa concentrazione di calprotectina. In questo caso è molto probabile che alla base vi sia una malattia intestinale non infiammatoria, come ad esempio l’IBS (sindrome del colon irritabile) e alcune infiammazioni gastrointestinali virali. In questo caso l’endoscopia non è utile.
Quando i livelli sono invece moderati, potrebbe trattarsi di un’infiammazione lieve oppure di una malattia in via di peggioramento.
Altre cose da sapere sull’esame
L’esame può mostrare risultati alti anche quando non è in corso un’infiammazione. Il valore viene alterato ad esempio in seguito a lesioni oppure all’uso di antinfiammatori non steroidei. Altre volte la quantità può restare bassa anche se invece c’è l’infiammazione, accade soprattutto tra i bambini.
L’esame non è doloroso.Tutto ciò che si deve fare è raccogliere in un contenitore sterile un campione delle feci e portarlo in laboratorio. Non è necessaria una preparazione specifica. Può essere eseguito anche insieme ad altri esami delle feci, come la copro-coltura (la quale serve a capire se è in corso un’infezione batterica), l’esame per il sangue occulto nelle feci etc. Qualora risultassero alti livelli di calprotectina, la diagnosi viene poi confermata dall’esame endoscopico e dalla biopsia.
C’è da dire comunque che questo non è l’unico esame per diagnosticare l’infiammazione. E’ possibile eseguire anche quello della lattoferrina. Anch’essa viene rilasciata dai globuli bianchi all’interno delle feci ed è collegata all’infiammazione intestinale. In ogni caso è molto più comune l’esame della calprotectina, perché è stato studiato molto più approfonditamente. Raramente sono prescritti entrambi.
Considerando che non tutti i laboratori effettuano questo esame, è probabile che per ottenere la risposta ci vorranno diversi giorni.
Fonti e bibliografia
- Harrison Principi di Medicina interna. Dennis L. Kasper Anthony S. Fauci Dan L. Longo Stephen L. Hauser J. Larry Jameson Joseph Loscalzo; Ed. Ambrosiana; 2016
- Manuale di Gastroenterologia. Unigastro. Unigastro, Mazzella, Milani, Sturniolo; Ed. Gastroenterologia Italiana; 2016
- Medicina Interna. Compendio essenziale per la pratica clinica. Gerd Herold; Ed. Monduzzi Editoriale; 2016