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Sostanza importantissima per poter diagnosticare numerose malattie infiammatorie, la calprotectina è una proteina presente in tutto l’organismo, ma particolarmente concentrata soprattutto nei granulociti neutrofili, nei monociti e nei macrofagi. Capace di legarsi all’ossigeno e allo zinco, la principale funzione della calprotectina consiste in un’azione contrastante alla crescita di batteri e funghi all’interno del corpo (la cosiddetta attività antimicrobica).
Agendo all’interno delle cellule immunitarie, infatti, la calprotectina svolge un’importante attività batteriostatica e micostatica. La presenza di calprotectina risulta più elevata nelle feci e aumenta in caso di alcuni processi infiammatori o per via di particolari condizioni. La sua misurazione risulta, pertanto, funzionale a tutta una serie di indagini e può essere utilizzata, nello specifico, come marker primo per individuare anomalie ed infiammazioni, soprattutto quelle a carico dell’intestino e, in generale, a patologie legate al tubo digerente. Risulta, in particolare, molto utile a rilevare e distinguere patologie come il morbo di Crohn, la colite ulcerosa, la rettocolite ulcerosa o la sindrome del colon irritabile.
Quali sono i normali valori della calprotectina e quando preoccuparsi? I valori normali di questa proteina dovrebbero risultare sempre inferiori a 50.0 mcg/g, mentre iniziano ad essere sospetti o dubbi quando sono compresi tra 50.0 e 120 mcg/g; nel caso in cui dovessero risultare superiori a 120 mcg/g, invece, l’esame può dirsi del tutto positivo.
L’esame della calprotectina fecale potrebbe essere richiesto dal medico qualora si volesse indagare meglio l’origine alcuni sintomi come:
Una volta stabilita la necessità di sottoporsi ad un esame del sangue su campione di feci, ci si potrebbe domandare qual è l’iter da seguire prima dell’esecuzione del test. In primo luogo, è opportuno evitare di sottoporsi all’esame in situazioni intestinali emorragiche (le cosiddette emorroidi), mentre, nel caso di soggetti femminili, è preferibile evitarlo durante il periodo mestruale.
Si raccomanda, in secondo luogo, di rimanere a riposo prima del test astenendosi dall’ attività fisica o da carichi eccessivi, mentre non è necessario, come si crede in genere, rimanere a digiuno. Il medico potrebbe richiedere, inoltre, anche una momentanea interruzione di farmaci antinfiammatori non steroidei e di eventuali farmaci inibitori dell’acidità gastrica.
Il test per la misurazione dei valori di questa proteina si basa su un piccolo quantitativo di feci, privo di acqua o urine, che, una volta prelevato, viene riposto in un apposito barattolo pulito. In seguito, il laboratorio attraverso un dispositivo specifico o una provetta con asticella esaminerà il contenuto.
Cosa fare nel caso in cui si dovessero riscontrare valori alti? Qualora ci si trovi di fronte alla presenza di caprotectina alta è utile sottoporsi a esami più approfonditi come quelli endoscopici (una colonscopia) o ad un’ecografia addominale, da ripetere dopo un certo lasso di tempo per monitorare l’andamento delle proprie condizioni.
Nel caso in cui l’aumento di questa proteina dovesse essere legato a infezioni di origine batterica potrebbe essere utile eseguire, invece, anche una coprocoltura. In questo caso, la concentrazione di calprotectina andrà a diminuire fino ad assestarsi del tutto non appena l’infezione stessa si sarà risanata. Infine, un’altra possibile causa dell’ aumento della calprotectina potrebbe essere la presenza di tumori all’apparato digerente.
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