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Ad ogni modo, trattandosi di una procedura tra le più invasive nello studio e nella cura dei polmoni, i medici lo utilizzeranno quando necessario per poter analizzare le anomalie delle vie respiratorie, ottenere campioni di infezioni non diagnosticate e di tessuto polmonare, e ancora valutare un paziente che ha un sanguinamento nei polmoni, un possibile cancro ai polmoni, una tosse cronica o un polmone collassato, rimuovere oggetti estranei situati nelle vie respiratorie, aprire degli spazi in una via aerea ostruita, curare l’asma e l’ enfisema o ancora trattare le perdite d’aria post-operatorie nei polmoni.
Nell’effettuare la broncoscopia il medico potrà effettuare una tecnica rigida o flessibile. Nel primo caso si utilizza un broncoscopio rigido, un sottile cavo metallico diritto e cavo. Sebbene i medici eseguano la broncoscopia rigida meno spesso, rimane comunque la procedura di scelta principale per poter rimuovere materiale estraneo e per poter perseguire diversi altri trattamenti. Inoltre, la broncoscopia rigida diventa utile quando il sanguinamento interferisce con la vista dell’area.
Di contro, con la broncoscopia flessibile di utilizza un piccolo tubicino sottile che contiene piccole fibre che trasmettono immagini luminose: la flessibilità consente a questo strumento di raggiungere ulteriori punti in una via aerea rispetto a quanto il medico potrebbe fare con la broncoscopia rigida. La procedura può essere eseguita facilmente e in sicurezza, con anestesia locale.
Sebbene il broncoscopio rigido possa essere potenzialmente in grado di lacerare le vie aeree o danneggiare le corde vocali, il rischio è piuttosto limitato. I principali rischi riguardano semmai l’anestesia necessaria per eseguire la procedura: pur contenuti, i pericoli dipendono dalla salute del paziente al momento dell’intervento, e possono includere un calo della pressione sanguigna, eventi cardiaci, ictus e – solo in casi estremi – la morte.
Nel caso in cui in cui si preferisca optare per una broncoscopia a fibre ottiche, le complicazioni sono ancora più basse. Quelle più “comuni” possono includere mancanza di respiro, diminuzione del livello di ossigeno durante la procedura, dolore toracico e tosse. Inoltre, se è necessaria una biopsia polmonare, è possibile che possa verificarsi una fuoriuscita di aria e/o sanguinamento dal polmone.
Ad ogni modo, anche le complicazioni possono essere trattate tempestivamente e con un buon livello di efficacia. Per esempio, la stragrande maggioranza delle emorragie si interrompe con la terapia locale, incuneando il broncoscopio nelle vie aeree che sanguinano, in attesa che si fermi. È un evento estremamente raro che un paziente necessiti di un intervento chirurgico a seguito di sanguinamento persistente, e ancor meno frequente è il caso di morte.
Per quanto concerne l’anestesia, generalmente si opta per una sedazione lieve e cosciente, al fine di rendere più confortevole la procedura. Questa forma di anestesia possiede tuttavia qualche rischio, come quello legato al calo della pressione sanguigna o una diminuzione della respirazione. È per questo motivo che l’intervento si dovrà avvalere di un bravo broncoscopista / anestesista che dovrà avere le competenze necessarie per superare questi problemi, e assicurare che la procedura sia sicura per il paziente.
Peraltro, si noti come il tessuto polmonare non ha fibre recettive del dolore, e pertanto la biopsia è solitamente indolore, con l’unico fastidio che riguarda la tosse. Si tenga però conto che la superficie esterna del polmone – la pleura – contiene fibre del dolore, e che quando quest’area è infiammata o danneggiata, si sviluppa un dolore piuttosto intenso e acuto, noto come pleurite.
Prima della procedura, il medico discuterà quanto segue con il paziente:
Oltre a condividere questi punti, il medico effettuerà una storia medica accurata del paziente, esaminerà polmoni e cuore, farà una radiografia del torace ed eseguirà esami del sangue appropriati se il paziente ha un alto rischio di sanguinamento o ha problemi ulteriori significativi. Al paziente verrà chiesto di digiunare per almeno 6 ore prima della procedura.
A seconda delle situazioni, la broncoscopia sarà eseguita in una stanza speciale designata per broncoscopie e procedure simili. In alternativa, potrà essere utilizzata una sala operatoria o un’unità di terapia intensiva
Durante la procedura, i medici forniranno un sedativo al paziente e/o un narcotico, facendo però rimanere la persona cosciente. Il paziente sarà costantemente monitorato durante l’intera procedura con controlli periodici della pressione arteriosa, frequenza respiratoria, elettrocardiogramma, misurazione del cuore e dell’ossigeno. Il monitoraggio è estremamente importante in tutte le forme di anestesia, poiché permetterà ai medici di intervenire prontamente se qualche valore subisce delle anomalie.
A questo punto, il medico sarà in grado di inserire un broncoscopio flessibile attraverso il naso o la bocca, con il paziente che potrà rimanere seduto o sdraiato. Una volta che il broncoscopio viene inserito nelle vie aeree superiori del paziente, il medico esaminerà le corde vocali, avanzando poi verso la trachea e ancora più in basso, esaminando ogni area successiva.
Se i medici scoprono un’anomalia, possono campionarla usando un ago o una pinza. I medici potranno dunque estrarre un piccolo campione di tessuto polmonare (biopsia transbronchiale) utilizzando a volte una radiografia in tempo reale (fluoroscopia). Si tratta di un campione che contiene tessuto polmonare effettivo, che includerà sacche d’aria, vie aeree, vasi sanguigni e membrane di supporto dei polmoni.
Sebbene la maggior parte degli adulti tollerino bene la broncoscopia, i medici richiedono per sicurezza che il paziente rimanga per un breve periodo in osservazione. Per le prime 2-4 ore il monitoraggio sarà piuttosto costante e attento. E’ ben noto, d’altronde, che la maggior parte delle complicanze si verificano presto e sono facilmente evidenti al momento della procedura.
Il paziente sarà comunque monitorato fino a quando gli effetti dei farmaci sedativi svaniranno. Se il paziente ha avuto una biopsia transbronchiale, i medici eseguiranno una radiografia del torace per escludere eventuali fuoriuscite d’aria nei polmoni dopo la procedura. Se mostra sanguinamenti persistenti, perdite d’aria o distress respiratorio, il paziente sarà trattenuto in ospedale.
Una volta che il paziente sarà dimesso, non dovrà comunque farlo in autonomia. In particolare, non dovrà guidare: gli effetti dei farmaci sedativi possono infatti essere persistenti.
Terminato l’esame, il medico fisserà un appuntamento successivo con il paziente. Lo scopo sarà quello di discutere con lui i risultati della procedura e pianificare ulteriori test o trattamenti, se necessario.
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