L’attacco di panico il più delle volte si presenta come un fatto episodico e non ricorrente e quindi non può essere considerato tale. In altri termini, pur creando una situazione di forte disagio, e un picco di preoccupazione istantanea, non è possibile ricollegare a un episodio sporadico un vero e proprio attacco di panico inquadrato all’interno di sindrome specifica. Tutt’altra cosa è quando, invece, questo disturbo si presenta ripetutamente, senza una vera e propria ragione apparente: in questo caso si tratta di un vero e proprio disturbo da attacchi di panico, conosciuto comunemente con l’acronimo DAP, e con il quale tantissime persone prima o poi devono fare i conti, riuscendo – nella maggior parte dei casi – a venirne fuori superando i problemi sociali e relazionali che derivano da tale approccio. Ma cosa è l’attacco di panico?
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Attacco di panico: cosa è?
Iniziamo con il ricordare che l’attacco di panico deve essere considerata come una vera e propria patologia della quale soffre circa il 4% della popolazione, con prevalenza femminile e nella fascia d’età compresa tra i 25 e i 35 anni. Si tratta comunque di un dato sottostimato sia perché, molte volte, chi ne soffre non pensa di trovarsi a dover affrontare una malattia e attribuisce l’attacco di panico più ad un problema caratteriale o del tutto occasionale o, anche, perché spesso si ha una certa riluttanza a rivolgersi ad uno specialista per questo tipo di disturbo.
Del resto, vi è anche il fatto che l’attacco di panico capita saltuariamente e quindi, una volta passato il momento critico, si tende ad accantonare il problema. In altre parole ancora, è possibile che la percentuale di italiani e di italiane che deve affrontare l’attacco di panico sia notevolmente superiore al 4% stimato, e che possa addirittura superare il 20%, nelle sue varie forme e nei suoi vari livelli di gravità.
Attacco di panico: come si manifesta?
L’attacco di panico può essere una esperienza veramente sconvolgente, sia per la modalità con la quale si presenta, sia per la sua intensità. Il più delle volte esordisce all‘improvviso, senza una vera e propria causa scatenante o, anche nel caso questa fosse presente, senza che questa sia effettivamente tale da giustificare una reazione del genere che spesso va ben oltre l’effettiva gravità della situazione che si è venuta a creare e che ha in un certo senso, innescato l’attacco di panico.
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La sua durata è assai variabile e può andare da pochi minuti ad una buona mezz’ora e oltre e può anche ripresentarsi ripetutamente in rapida successione. Si tratta di momenti terribili, spesso sconvolgenti, durante i quali si perde completamente il controllo di se stessi e delle proprie reazioni.
Attacco di panico: è grave?
Patologia in se non pericolosa, la “vera” pericolosità dell’attacco di panico può tuttavia scaturire dalle azioni conseguenti lo stesso, in quanto può innescare reazioni assolutamente inconsulte che potrebbero essere anche seriamente pericolose per la propria incolumità. Questo anche perché, il più delle volte, l’evento si presenta all‘improvviso, senza una vera e propria causa apparente, ed è anche per questo che può essere addirittura terrificante.
Durante l’attacco di panico può capitare che si verifichi un aumento della frequenza cardiaca fin quasi a toccare una tachicardia parossistica, difficoltà di respirazione, vertigini, tremore incontrollabile, nausea, dolore toracico, sensazione che addirittura può far aumentare il panico in quanto potrebbe fra pensare ad un attacco cardiaco. Praticamente ci si trova di fronte ad una reazione che è un crescendo continuo di paura e terrore, assolutamente incontrollabile che poi, così come si è presentata, altrettanto improvvisamente si attenua e sparisce, lasciando il soggetto comunque impaurito e con il terrore che l’evento possa ripresentarsi di li a breve.
Attacco di panico: come sconfiggerlo?
Rivolgersi ad uno specialista, è la sola possibilità che si ha per cercare di risolvere i propri problemi. La terapia specifica in questi casi è la terapia psico-comportamentale che vedrà coinvolto il paziente in una serie di incontri ripetuti con lo psicologo che avrà modo così di verificare i vari aspetti del problema, anche ovviamente ricorrendo ad una attenta e precisa anamnesi del paziente, per trovare il miglior approccio terapeutico possibile.
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Il primo punto di partenza per poter guarire dagli attacchi di panico è legato alla consapevolezza che da questa situazione è possibile uscire senza particolari drammi. Stando alle statistiche più accreditate, infatti, quasi una persona su due riesce a sconfiggere spontaneamente l’attacco di panico: una consapevolezza che dovrebbe esser condivisa con la persona che ne soffre, nella valutazione che, pertanto, anche dalle situazioni che sembrano essere più difficili è possibile ottenere un ottimo risultato.
Per quanto concerne le rimanenti persone che non riescono a guarire spontaneamente, il 30% si ha comunque una remissione con terapia specifica breve, mentre per un altro 30% la terapia è particolarmente prolungata. Diversi sono i casi di ricaduta. Stando a quanto ricordava il professor Giovanni Battista Cassano dell’Università di Pisa, “il panico è spesso associato ad altre patologie psichiatriche: innanzitutto al disturbo bipolare, poi l’ossessivo-compulsivo, molti disturbi d’ansia tra cui la fobia sociale. Spesso aggrava queste patologie oppure precede o segue un altro disturbo”.
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Ancora, ricorda il professore, “peggio degli attacchi di panico c’è la paura che ritornino. E’ quell’attesa il vero inferno Quell’attesa si chiama “ansia anticipatoria” e si instaura subito dopo il primo attacco. E’ l’idea che possa riscatenarsi da un momento all’altro, un assillo che avvelena in particolare la prima giornata. Ma che resta sempre. E questa paura è il sintomo più invalidante perché ispira comportamenti di evitamento: non si andrà più in treno se il primo episodio è accaduto lì (è il caso noto di Freud), a casa di qualcuno se è stato il teatro dell’improvviso cataclisma personale. Oltre al luogo, conta che cosa si stava facendo: chi è stato colpito mentre mangiava carne o spaghetti, potrebbe d’allora in poi volere solo cibi liquidi, frullati per paura di strozzarsi”.
Insomma, l’attacco di panico è – caso mai ci fosse bisogno di ricordarlo – una cosa seria. Ma non è mai qualcosa di definitivo o di imbattibile. Rivolgetevi a un bravo specialista, e affrontate con coraggio questa sfida!